Elezioni in Colombia: il ballottaggio è inevitabile

In Colombia, alle elezioni presidenziali di domenica 27 maggio, nessuno dei candidati ha ottenuto il 51% dei voti. Al ballottaggio andranno Ivan Duque (conservatore) e l’ex-guerrigliero Gustavo Petro

Elezioni in Colombia: il ballottaggio è inevitabile

In Colombia, le prime elezioni presidenziali dalla firma dell’accordo di pace con le Farc hanno fotografato una società spaccata in due. A raccogliere il maggior numero di consensi sono stati il conservatore Ivan Duque, delfino dell’ex-presidente Alvaro Uribe, e Gustavo Petro, già sindaco di Bogotà con un passato nelle file del gruppo antigovernativo M19. Al primo turno, Duque ha ottenuto il 39,7 % dei consensi, contro il 24,8 % di Petro, esponente della sinistra radicale. Il ballottaggio avrà luogo il 17 giugno.

Ivan Duque ha incentrato la sua campagna elettorale su una dura contestazione dell’accordo di pace siglato con i ribelli marxisti delle Farc dal presidente uscente Juan Manuel Santos. L’intesa del 2016 è stata giudicata dai conservatori troppo benevola nei confronti di chi, dal 1964, ha perpetrato atroci violenze per rovesciare lo Stato. Duque ha dichiarato di volere perseguire senza tentennamenti chi si è macchiato di rapimenti e stragi. Sul piano economico, il candidato conservatore ha evidenziato l’importanza di proseguire lungo il sentiero dell’integrazione commerciale del Sud America e della liberalizzazione del mercato interno, al fine di incoraggiare gli investimenti stranieri.

Gustavo Petro, invece, ha difeso con forza l’accordo del 2016 e ha definito quest’ultimo come un presupposto imprescindibile per scongiurare il risorgere della guerriglia. Le riforme avanzate dal candidato della sinistra mirano a una profonda redistribuzione della ricchezza nel Paese e a migliorare il tenore di vita dei campesinos e dei nativi. Petro ha anche annunciato di volere condurre una lotta senza quartiere contro la corruzione e ha ripetutamente accusato Duque di avere creato un sistema di potere basato su clientele e malaffare.

La Colombia che si appresta a scegliere il suo nuovo presidente, dopo gli otto anni di Juan Manuel Santos, è un Paese divenuto, negli ultimi venti anni, la quarta economia dell’America latina.

Bogotà, nonostante le lacerazioni interne, ha sempre mantenuto ottimi rapporti con Brasile, Argentina e Stati Uniti, diffidando del chavismo e del bolivarismo. Gli ultimi provvedimenti dell’uscente Santos sono stati, infatti, l’ingresso del Paese come “partner globale” nell’orbita-Nato e l’adesione all’Ocse, il gotha delle economie avanzate.

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