La Colombia rischia di precipitare nuovamente nell’incubo della sanguinosa contrapposizione tra lo Stato e le Farc.
Iván Márquez, ex comandante della formazione paramilitare scioltasi nel 2017, ha infatti realizzato un video, subito mandato in onda dalle emittenti locali, in cui annuncia la ricostituzione della sigla marxista antigovernativa e il ritorno della strategia della lotta armata. Costui, il cui vero nome è Luciano Marín Arango, ha giustificato la ripresa della guerriglia accusando le autorità del Paese sudamericano di avere “tradito” l’accordo di pace siglato nel 2016 dal governo di Bogotá e dalle Farc, di cui lo stesso Márquez era stato uno dei principali negoziatori.
Nel video in questione, della durata di circa 30 minuti, l’ex comandante, attorniato da una dozzina di uomini e donne in abbigliamento militare, tra cui spiccano altri ex leader del movimento insurrezionale marxista quali Jesús Santrich e Hernán Darío Velásquez, elenca appunto le “violazioni” dell’intesa raggiunta tre anni fa perpetrate dalle istituzioni statali. In primo luogo, a partire dal 2017, le forze di sicurezza di Bogotá starebbero conducendo una violenta offensiva contro ex esponenti della formazione estremista, a cui l’accordo in questione aveva invece riconosciuto l’immunità. A detta di Márquez, sarebbero stati uccisi finora dalle autorità quasi 150 rappresentanti delle Farc e alle loro morti non avrebbe fatto seguito alcuna indagine penale.
Un’altra grave violazione dell’intesa del 2016 imputata dall’ex comandante all’esecutivo colombiano sarebbe la “repressione” delle ong impegnate proprio a monitorare il grado di attuazione del protocollo di pace da parte degli ufficiali governativi. Le associazioni della società civile dedite al controllo sull’esecuzione delle disposizioni concordate tre anni fa sarebbero appunto oggetto di “pesanti limitazioni” imposte da Bogotá al loro operato, nonché di un vero e proprio “massacro” ad opera dell’attuale presidente del Paese sudamericano, Iván Duque. Per diretta iniziativa del Capo dello Stato, gli apparati di sicurezza nazionali, accusa Márquez, avrebbero assassinato finora impunemente 500 attivisti di tali organizzazioni.
Nel video incriminato, l’ex comandante, oltre a denunciare i crimini perpetrati a suo dire dalle istituzioni colombiane, precisa anche la nuova strategia di guerriglia che le ricostituite Farc svilupperanno da oggi in poi. Il rinato movimento marxista, ribattezzato dallo stesso Márquez con la sua originaria denominazione di Farc-EP (ossia Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia - Ejército del Pueblo), si limiterà ad “agire in legittima difesa contro le incursioni criminali dell’esercito di Duque”, senza più ricorrere a rapimenti e a richieste di riscatto. Alla base della nuova guerriglia del movimento marxista vi sarà inoltre una “politica di dialogo” diretta agli allevatori e ai proprietari terrieri e finalizzata a convincere costoro ad abbracciare la causa delle Farc.
La diffusione del video ha immediatamente allarmato le autorità di Bogotá, che l’hanno etichettato come un “annuncio scioccante”.
Miguel Ceballos, esponente governativo delegato al monitoraggio dell’attuazione dell’accordo di pace, ha quindi condannato la decisione di Márquez come “l’unico vero tradimento dell’intesa raggiunta nel 2016”, mentre l’ex presidente del Paese Álvaro Uribe, strenuo oppositore della politica di riconciliazione con i ribelli marxisti, ha additato la rinascita della sigla insurrezionale come la dimostrazione dell’“impossibilità di qualsiasi collaborazione tra lo Stato e i suoi nemici”.
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