"È islamofoba". La folle polemica contro l'acqua

Diversi intellettuali e politici d’Oltralpe hanno bollato come assurdo e paradossale il polverone scatenatosi per il fraintendimento del tweet di Evian

"È islamofoba". La folle polemica contro l'acqua

La marca francese d’acqua minerale Evian, una delle più famose del Paese, è stata ultimamente accusata di razzismo e di islamofobia per un suo twett pubblicato il giorno dell’inizio del periodo di digiuno del Ramadan. Molti utenti musulmani dei social network hanno infatti interpretato come offensivo e provocatorio un messaggio pubblicitario postato dall’azienda lo scorso martedì pomeriggio, con cui la stessa rimarcava ai cittadini l’importanza di idratare ogni giorno il corpo.

Il tweet del 13 aprile recitava: “Ritwittate se oggi avete già bevuto un litro d' acqua!”, ma in tale messaggio, apparentemente innocuo, diversi utenti di religione islamica, fraintendendo clamorosamente il significato di quelle parole, hanno visto un’offesa ai maomettani di tutto il mondo, che hanno appena iniziato a celebrare il mese sacro di astensione, durante il quale questi non mangiano né bevono fino al tramonto di ogni giorno.

Non appena il messaggio ha iniziato ad essere ritwittato e a spopolare in rete, sempre più utenti hanno preso ad accusare Evian di essere razzista, con molti di loro, verosimilmente di fede islamica, che hanno pubblicato sul web messaggi di contestazione contro l’azienda. “Perché proprio oggi? È pretestuoso” ha scritto uno, mentre un altro internauta ha reagito invece dicendo: “Ecco perché non compro la vostra acqua puzzolente”. Messaggi ulteriori hanno quindi esortato Evian ad avere rispetto dei milioni di islamici che stanno digiunando in Francia, biasimandola per avere “esagerato” con quel messaggio sull’importanza di bere almeno un litro d’acqua al giorno. Alcuni hanno addirittura accostato la ditta citata a due personalità transalpine fortemente invise all’islam intollerante, ossia l’intellettuale ebreo Eric Zemmour e l’ex politico lepenista Jean Messiha, di religione cristiano-ortodossa, entrambi critici dell’aggressività dei musulmani integralisti.

Per cercare di rimediare al fiume di contestazioni scatenatosi in seguito a quel tweet innocuo, i vertici di Evian hanno postato sul web un nuovo messaggio, per scusarsi con chiunque si fosse sentito offeso da quanto pubblicato dall’azienda il primo giorno di Ramadan. “Buonasera”, recita il tweet di scuse diffuso ultimamente dalla ditta, “siamo il team Evian; siamo desolati per il tweet maldestro che non è un invito ad alcuna provocazione!”. Il fatto che l’azienda si sia sentita in dovere di scusarsi su impulso di polemiche oggettivamente pretestuose ha però spinto alcuni intellettuali e politici d’Oltralpe a bollare l’intera vicenda come assurda e paradossale.

Il filosofo ebreo Raphaël Einthoven, ad esempio, ha ironizzato sull’accaduto scrivendo: “Farò causa alla prima marca che mi parla di cibo nel giorno dello Yom kippur”, mentre il giornalista Eugénie Bastié ha invece postato: “Evian si scusa per aver invitato a bere dell' acqua nel primo giorno del Ramadan. Non si capisce cosa sia più desolante: le persone offese dopo il tweet iniziale o questa pietosa messa a punto che è un cedimento davanti al vortice vittimistico”. Sul fronte politico, l’eurodeputata gollista Nadine Morano ha reagito ricordando che “al tramonto i musulmani bevono acqua durante il ramadan. Presentare delle scuse come fa Evian rappresenta una sottomissione inaccettabile nei confronti degli islamisti”. La parlamentare ha quindi rivolto una forte esortazione a tutte le aziende, affinché non si lascino più intimidire da polemiche infondate e pretestuose attizzate dai musulmani intolleranti: “Non pensate solo ai soldi, pensate al vostro onore”.

Un caso differente, ma sempre collegato alla questione dell’integrazione della tradizione musulmana del Ramadan con le abitudini e istituzioni occidentali, si era verificato in Italia poco prima. Il 12 aprile, la scuola elementare e media Ermanno Olmi di Milano aveva infatti pubblicato una circolare in vista del Ramadan, nella quale la preside faceva divieto di fare rispettare ai bambini dell'istituto il digiuno religioso alla lettera.

"Abbiamo avuto bambini che sono svenuti a causa del digiuno, soprattutto la privazione dell'acqua è un problema che interferisce sul benessere psicofisico dei bambini", si era giustificata la dirigente. I rappresenti dei musulmani milanesi hanno tuttavia protestato per la decisione, ritenuta discriminatoria e lesiva del diritto di libertà religiosa.

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