Francia, l'incubo che ritorna. I tre nodi che spaventano Macron

L'attacco a Cannes preoccupa Parigi. L'uomo era sconosciuto alle autorità, forse arrivato in Francia dall'Italia. E per Macron è un banco di prova in vista delle elezioni

Francia, l'incubo che ritorna. I tre nodi che spaventano Macron

Come un fiume carsico che riaffiora dopo rivoli sotterranei, così la paura torna a imperversare in Francia. Un uomo, un algerino di 37 anni sconosciuto alle forze di sicurezza, ha aperto la portiera di un'automobile della polizia, a Cannes, fiondandosi con il coltello sull'agente che era al suo interno. Il poliziotto è salvo, perché l'attentatore ha colpito il giubbotto antiproiettile. Diverso il destino dell'aggressore, che è stato "neutralizzato", come rivelato dal ministro dell'Interno Gerald Darmanin, dopo che l'agente è riuscito a esplodere dei colpi di pistola.

Secondo fonti delle forze dell'ordine, l'uomo avrebbe detto di "agire in nome del profeta". Una frase che, unita alla modalità dell'aggressione e al profilo dell'autore, ha fatto immediatamente scattare la pista del terrorismo.

I tre elementi che preoccupano

Le informazioni per ora sono poche, ma per la Francia si tratta di un campanello d'allarme che non può essere sottovalutato. Un episodio che mette anche a nudo quel senso di insicurezza che Oltralpe sembra non dovere svanire dall'inizio della grande ondata di attentati, quando il sangue ha iniziato a scorrere nel Paese e non si è più fermato. E il quadro che ne scaturisce è quello di un sistema che non riesce a risolvere un problema che inizia a essere endemico.

Tre le caratteristiche di questo assalto che gettano uno scenario inquietante per il controterrorismo. L'attentatore, secondo le fonti di polizia sentite dal quotidiano francese Le Figaro, era giunto in Francia per via legale. Nessun ingresso clandestino, dunque, ma un approdo in Francia che sembra abbia avuto anche un passaggio in Italia con permesso di soggiorno. Ipotesi, questa del passaggio in Italia, ufficialmente ancora non confermata mentre scriviamo.

Inoltre, l'autore dell'attacco, tale Lakhdar B., era sconosciuto alle forze dell'ordine e ai servizi di intelligence. Non c'era alcun sospetto di radicalizzazione, non era sotto osservazione e per le autorità era un individuo qualsiasi. Pertanto si è trattato o del gesto di uno squilibrato, o di un uomo che ha subito una radicalizzazione-lampo. Oppure di un individuo che ha saputo bucare la rete di controllo dell'antiterrorismo francese.

Terzo problema: il tipo di attacco. Apparentemente, quello di Cannes non sembra un attacco premeditato e con un'organizzazione alle spalle. Le ricostruzioni fanno propendere per il gesto isolato di un uomo che ha deciso di accoltellare dei rappresentanti dello Stato "in nome del profeta". Elementi che appaiono quelli di un "lupo solitario", e che per questo non possono essere presi sottogamba.

Il nodo politico e la gestione Macron

La questione non può diventare politica, soprattutto con delle elezioni alle porte e con una tensione che in Francia sembra essere sempre più costante e foriera di gesti estremi. Marine Le Pen, che si prepara alla corsa all'Eliseo tallonata dall'altro rappresentante della destra più radicale, Eric Zemmour, ha parlato di "banalizzazione del terrorismo". L'accusa della leader di Rassemblement National è quella di sempre: le persone sospettate di terrorismo "non sono espulse in modo sistematico". E anche se in questo caso l'attentatore non sembra fosse noto né schedato, il pericolo che denuncia la destra francese è appunto quello di una rete di sicurezza le cui maglie sono diventate troppo larghe.

Per Emmanuel Macron, che arriva a queste elezioni di primavera 2022 dopo aver superato prima l'ondata di proteste dei gilet gialli, poi l'incubo del radicalismo islamico e infine la pandemia, con le proteste no vax, il tema della sicurezza diventa ora centrale. Il presidente francese si è dimostrato particolarmente duro sul tema dell'islamismo, varando anche norme molto dure sulla laicità dello Stato e scatenando le proteste delle frange più radicali dell'islam francese e internazionale. Ma gli attacchi che hanno continuato a mietere vittima in tutta la Francia e l'operazione Sentinelle, quella messa in campo per l'emergenza terrorismo, non ha fermato questa emorragia di sangue che colpisce il Paese. Preoccupa l'immagine di uno Stato in cui il terrore non arriva dall'esterno né da reti criminali più estese, ma da persone anonime, radicalizzate e che si muovono con metodi "artigianali" ma letali.

E se venisse confermata la pista italiana - come avvenne per l'attentatore di Notre Dame a Nizza, Brahim Aoussaoui - la frontiera alpina diventerebbe anche un punto debole che potrebbe incidere sulle relazioni con le autorità italiane. Lì dove Macron si aspetta invece il massimo sostegno.

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