Papa Francesco e Repubblica Centrafricana, un binomio che sta accendendo timori e speranze, inviti e dissuasioni. Pochi sono i casi in cui una visita papale ha creato così tanto scalpore e diviso l'opinione pubblica. Il viaggio del Santo Padre in Africa sta infatti generando polemiche ma, più di tutte, è la tappa in Repubblica Centrafricana prevista per il 29 e 30 novembre ad essere esaminata nel dettaglio e a far scaturire pareri contrastanti. La prima volta di un Pontefice in un Paese in conflitto e dove la guerra, tra l'altro, hai connotati di uno scontro etnico e religioso. Una decisione ribadita più volte, quella di Francesco, di aprire la Porta Santa a Bangui, che testimonia la volontà di dedicare attenzione a una delle crisi dimenticate e perpetue del nostro presente, ma che allo stesso tempo fa maturare interrogativi su quali potrebbero essere le conseguenze del viaggio pastorale. Il messaggio di convivenza religiosa portato da Francesco verrà ascoltati da tutti? La visita del Papa non rischia allo stesso tempo di creare tensioni ed essere il pretesto per le fazioni armate di dar vita a nuove violenze, sempre considerando che nell'ultimo mese la situazione in Centrafrica è peggiorata ulteriormente?
Il governo francese ha già preso una posizione chiara in merito e ha espressamente chiesto al Papa di non andare in quello che era il possedimento dell'Oubangui Chari. La Francia è presente sul territorio centrafricano con un contingente di 900 uomini che fa parte della missione Sangaris e su Le Monde è emerso che il governo di Parigi non vuole mettere a disposizione i suoi soldati per garantire la sicurezza e il ministro della difesa Jean Yves Le Drian avrebbe così commentato: ''Abbiamo fatto sapere ai servizi di sicurezza del Pontefice che si tratta di una visita ad alto rischio''. Ma le autorità di Bangui non la pensano nello stesso modo; la Presidente Catherine Samba Panza ha infatti replicato dicendo ''l'arrivo del Papa sarà una benedizione'' e gli inviti son arrivati anche dal generale Crisostomo Sambia e quest'ultimo ha sottolineato come non ci sarà alcun rischio e che verranno adottate misure di sicurezza impeccabili.
Il tutto in un Paese dove ogni giorno si verificano scontri, dove ogni strada è una linea del fronte e dove le stesse autorità faticano a traghettare verso le elezioni la Nazione, che assiste invece a un posticiparsi incessante delle date elettorali e un perdurare inesorabile della violenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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