La politica americana non si ferma un attimo. Archiviate le elezioni di midterm, con la batosta che i repubblicani hanno rifilato a Obama, il presidente si è fatto vivo tendendo la mano al Gop. Ma, al contempo, mettendo in chiaro che certe leggi non le ha intenzione di firmarle pur essendo disposto a collaborare con la destra. Oggi arriva la risposta dei repubblicani. E' una risposta ferma, che non ammette fraintendimenti. In un editoriale a quattro mani pubblicato sul Wall Street Journal, il designato leader della maggioranza al Senato, Micht McConnell e lo speaker della Camera John Boehner fissano un’agenda che lascia poco spazio al compromesso. Vediamo subito cosa chiedono: abrogare l’Obamacare, riformare la legge sulle banche varata all’indomani della grande crisi del 2008, deregolamentare, tagliare le tasse e approvare il progetto della TransCanada sulla pipeline Keystone XL. IN poche parole, smontare pezzo per pezzo gli otto anni dell'amministrazione Obama. Questa, almeno, è l'intenzione. E viene scritta nera su bianco. In mezzo, ovviamente, c'è la mediazione, e quindi lo spazio per la politica. Vedremo, più avanti, se e come si arriverà a un compromesso.
L’obiettivo del presidente, che ha invitato i leader di entrambe le parti, è discutere i provvedimenti da approvare prima che si insedi ufficialmente a gennaio il nuovo Congresso controllato dai repubblicani. Lo ha detto a chiare lettere: "Abbiamo cinque settimane per approvare il budget ed evitare che succeda quello che è accaduto all’inizio dell’anno". Obama ha poi reclamato (quasi preteso) entro dicembre la legge sull’immigrazione, oltre a chiedere 6,2 miliardi di dollari per l’Ebola e il via libera del Congresso all’uso della forza per combattere contro Isis in Iraq e Siria.
McConnell risponde che il Senato userà la leva del controllo sulle spese federali per deregolamentare e affondare l’Obamacare. La commissione sulle banche del Senato intende rivedere la legge Dodd-Frank sulle istituzioni finanziarie, che McConnell bolla sprezzante come "l’Obamacare delle banche". Il partito dell’elefantino intende poi riscrivere "quell’insano complesso di regole fiscale che stanno portando all’estero i posto di lavoro americani".
Tra le possibili aree d’intesa, il presidente ha citato "le infrastrutture e gli incentivi all’export". Sul commercio, a fin dei conti, potrebbero esserci le maggiori possibilità di compromesso. Obama spera di ottenere il via libera del Congresso alla Trans-Pacific Partnership, in agenda nei suoi incontri della prossima settimana in Cina, Myammar e Australia. Colossi come Oracle, Kraft e Dow Chemicals spingono per l’intesa, osteggiata soprattutto dai democratici che temono svantaggi per i lavoratori in patria.I repubblicani tendenzialmente dovrebbero essere d'accordo con il presidente.
Su fisco e salario minimo le distanze sono grandi, così come sull’energia, con McConnell che intende approvare subito la pipeline Keystone e Obama che non è contrario ma vuole prima valutarne l’impatto in termini di emissioni inquinanti. O almeno vuol far vedere che gli sta a cuore (oltre all'energia) anche l'ambiente.
Domani il faccia a faccia alla Casa Bianca
Il presidente domani incontrerà i leader
al Congresso di entrambi gli schieramenti. I politici saranno ricevuti nel pomeriggio alla Casa Bianca. Secondo diversi osservatori potrebbe essere la prima mossa del presidente per iniziare a collaborare con il Congresso.
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