Il segnale del cambiamento è arrivato chiaro e forte dagli americani. Il partito dell'Elefantino controllerà il Congresso degli Stati Uniti che si insedierà il prossimo 3 gennaio. Entrambi i rami saranno in mano al Grand Old Party (Gop) che ha strappato ai democratici sette Stati (West Virginia, Arkansas, South Dakota, Montana, Colorado, Idaho e North Carolina), arrivando a controllare 52 seggi su 100. Alla Camera, che il Gop già controllava (233 seggi su 435), il distacco a favore della destra salirà ulteriormente. Per Barack Obama inizia, dunque, un biennio da "anatra zoppa". Continuerà a governare ma con il peso di avere contro Capitol Hill. Tradotto in soldoni vuol dire questo: dover scendere al compromesso sui singoli provvedimenti (sicuramente molto più di quanto ha fatto fino ad ora), oppure forzare la mano a colpi di decreti, ma con il rischio di vedersi bocciare sistematicamente ogni misura approvata. Potrebbe anche scegliere di percorrere entrambe le strade, per cercare di barcamenarsi fino alla prossima estate (quando inizierà il tourbillon della corsa per le presidenziali) e provare in qualche modo a tirare la volata ai democratici, addossando la colpa dello stallo agli avversari.
I repubblicani si sono imposti non solo negli stati più deboli controllati fino a ieri dai loro avversari, ma anche in molte zone che Obama aveva conquistato, cambiando la geografia politica degli Usa. Oltre a stati come Montana, West Virginia, South Dakota, Arkansas e Alaska, il Gop ha strappato ai rivali anche Iowa, North Carolina e Colorado, che il presidente aveva trasformato in stati blu puntanto molto sulle cosiddette minoranze (ispanici, neri, donne, giovani e bianchi ostili ai Tea Party).
Ma perché parliamo di sconfitta di Obama, visto che in ballo non c'era la Casa Bianca? Le elezioni di midterm, così come tutte le politiche, da sempre sono un termometro per lo stato di salute della Casa Bianca. Qualcosa di più solido di un sondaggio, visto che i consensi raccolti (o meno) sono veri, non virtuali. La netta vittoria repubblicana da un lato evidenzia la crescente debolezza di Obama, che non è riuscito a dare risposte convincenti ai cittadini (la fiducia nei suoi confronti è inchiodata al 42%) e viene accusato di estrema debolezza e incertezza su molti temi, specie in politica estera. Dall'altro lato evidenzia che i repubblicani tornano a macinare voti. Secondo molti analisti, però, il trionfo del Gop è stato possibile anche grazie alla bassa affluenza alle urne, unita al fatto che due terzi degli elettori fossero sopra i 65 anni (questo statisticamente premiava il Gop).
"E' il momento di iniziare a ottenere risultati", ha detto lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner. Il nuovo Congresso controllato dai repubblicani voterà a breve "molto misure di buon senso per il lavoro e l'energia che sono state approvate dalla Camera negli ultimi anni". La conquista della maggioranza al Senato da parte dei repubblicani significa "il rifiuto delle fallimentari politiche del presidente Obama", ha sottolineato il presidente del partito Reince Priebus. "Ai repubblicani è stata data l'opportunità di guidare il paese in una migliore direzione e i repubblicani alla Camera e al Senato sono pronti ad ascoltare il popolo americano. Speriamo che lo farà anche il presidente Obama". Harry Reid, leader dei democratici in Senato, si congratula con Mitch McConnell, numero uno dei repubblicani. Gli elettori - afferma Reid - hanno inviato un messaggio chiaro con le elezioni: democratici e repubblicani devono lavorare insieme. Sarà possibile? E le due parti lo vorranno?
L'Empire State Building, tra gli edifici simbolo di New York, nell'attesa del risultato delle elezioni di Midterm aveva sfoggiato i colori della bandiera americana: bianco, rosso e blu (dei democratici), regalando un colpo d'occhio d'eccezione. Nella notte il grattacielo si è tinto di rosso, rendendo omaggio al trionfo repubblicano (foto).
Il nuovo Congresso sarà chiamato ad affrontare temi molto importanti, a partire ad esempio dalla riforma sull'immigrazione: Obama potrebbe avere molte difficoltà a far passare la sua linea. Problemi potrebbero esserci sull'approvazione di un accordo internazionale sul cambiamento climatico e sulla delicata questione dell'oleodotto Keystone XL, che consentirà il trasporto del petrolio estratto dal Canada fino al Golfo del Messico: il Gop spingerà per la sua approvazione. Facile prevedere, inoltre, che i repubblicani torneranno all'attacco sul Affordable Care Act, la riforma sanitaria firmata nel 2010 da Obama, che hanno più volte minacciato di voler smantellare in alcune parti chiave.
Obama sapeva bene di non essere popolare e per questo molti candidati lo avevano tenuto a distanza durante la campagna elettorale. Lui, così, ha limitato al minimo il proprio impegno sul campo, scegliendo di andare a sostenere i candidati alla carica di governatore nelle aree più democratiche del Paese, dove aveva vinto alle presidenziali del 2008 e del 2012. Ma è servito a poco. La maggior parte dei "suoi candidati" ha perso. Il presidente ha fatto pubblicamente campagna elettorale per sette candidati governatori e un candidato al Senato. Il governatore della Pennsylvania, Tom Wolf, e il candidato al Senato in Michigan, Gary Peters, hanno vinto.
I candidati governatori Anthony Brown in Maryland, Mike Michaud nel Maine, Mark Schauer in Michigan, Mary Burke in Wisconsin e il governatore Pat Quinn in Illinois - tutti hanno fatto campagna elettorale con il presidente e la first lady Michelle - hanno perso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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