All'indomani dell'autoproclamazione di Juan Guaido, in Venezuela l'esercito si è schierato ufficialmente con Nicolas Maduro.
Il ministro della Difesa, il generale Vladimir Padrino, è apparso insieme a otto generali al comando di regioni strategiche del Paese e ha parlato ufficialmente di "colpo di Stato". L'esercito prende le difese del leader di Caracas, quindi, e Maduro si sente più protetto. Ma nel frattempo, la violenza dilaga per le città del Venezula. Secondo la ong Observatorio Venezolano de Conflictividad Social, sono già 26 i morti da lunedì. E il conflitto non sembra destinato a finire nel breve termine.
Maduro, intervenendo al Tribunal superiror de Justicia, promette di mantenere il potere. Il capo del governo del Venezuela ha dichiarato che nonostante il "colpo di stato", che secondo Caracas è stato istigato dagli Stati Uniti e operato dal presidente dell'Assemblea nazionale Juan Guaido "il governo che presiedo continuerà a governare". Il presidente ha fatto queste dichiarazioni all'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte Suprema.
Maduro si è detto "preparato per affrontare tutte le difficoltà". L'opposizione, ha continuato il leader, sta facendo una "pagliacciata", "stanno cercando di imporre un governo parallelo, di clown".
Il presidente chavista ha poi ha annunciato di chiudere l'ambasciata venezuelana a Washington e di tutti i consolati negli Stati Uniti. "Ho deciso di richiamare tutto lo staff diplomatico e di chiudere la nostra ambasciata e tutti i nostri consolati negli Stati Uniti", ha detto Maduro al Tribunale supremo di giustizia di Caracas. Una mossa che conferma la volontà del governo venezuelano di puntare il dito su Washington come regista dietro i sommovimenti politici nel Paese. E gli stessi Usa hanno chiesto una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite "per discutere della crisi in corso in Venezuela".
Ma la comunità internazionale è spaccata.
Cina, Russia, Turchia, Cuba, Bolivia e Messico hanno confermato l'idea di nno voler riconoscere Guaido e di sostenere Maduro. Con Guaido si sono schierati gli Usa, Brasile, Canada, Argentina, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Panama, Paraguay e Perù. Prudenza invece da parte dell'Unione europea.
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