Limbo, viaggio tra i migranti climatici

Sta per uscire Limbo, il terzo lavoro di Elena Brunello e della DueOtto Film, la casa di produzione milanese nata nel 2016 e con già due documentari all'attivo Bee My Job e Jonah, finanziato da Unione Europea e Frame Voice Report, che intraprende un indagine unica, difficile e profonda

Limbo, viaggio tra i migranti climatici

Uomini e donne, italiani, nigeriani e bengalesi: ad accomunarli, un destino comune: l'essere migranti ambientali, vittime del cambiamento climatico. E, in virtù di questo, vittime anche del limbo dell'anonimato, perchè nell'affastellamento delle carte burocratiche lo status di rifugiato ambientale non esiste. Tanto oggi si parla di migrazioni, in quest'epoca, la nostra, fatta di continenti che si svuotano, di colonne di uomini che attraversano deserti e mari, ma non solo, anche vallate alpine e pianure italiane, isole mediterranee e regioni sismiche dell'entroterra. In questa realtà, quindi, nuove storie prendono piede e nuovi protagonisti si affacciano sulla scena. È l'epoca delle fughe, delle ricerche per necessità, dell'abbandono senza ripensamenti. Ma nel mare magnum di coloro che scappano, chi lascia la sua vita alle spalle perchè mosso alla fuga da fattori naturali; dai terremoti alle alluvioni, dalle eruzioni alle desertificazioni, non esiste. O meglio; lui esiste, ma per la burocrazia che scheda e cataloga tutto e tutti con precisione d'archivista, non esistono i problemi che l'hanno portato a fuggire. Non si fugge per maree e alluvioni o perchè il suolo non dà più abbastanza frutti o lo sversamento di rifiuti ha provocato morie di animali. La Convenzione di Ginevra stabilisce che un rifugiato è tale nel momento in cui è vittima di una persecuzione. L'ambiente non perseguita e quindi non genera rifugiati e di conseguenza non crea fuga e accoglienza.

Ora sta per uscire Limbo, il terzo lavoro di Elena Brunello della DueOtto Film, la casa di produzione milanese nata nel 2016 e con già due documentari all'attivo Bee My Job e Jonah, finanziato da Unione Europea e Frame Voice Report, che intraprende un'indagine unica, difficile e profonda: fare chiarezza sul mondo dei rifugiati che non esistono; i rifugiati ambientali appunto. Un documentario importante e ambizioso che ha avuto la nobile sfrontatezza di voler andare controcorrente alle assodate lacune di forma, assimilate dai più, che impediscono il riconoscimento di quelle ragioni che segnano e determinano i destini degli uomini. L'autrice Elena Brunello, insieme ai registi Paolo Caselli e Francesco Ferri attraverso un setaccio di curiosità e sensibilità umana intraprendono una ricerca dettagliata e eterogenea per arrivare là dove le formule e le parole d'ordine degli schedari non arrivano: conoscere il migrante climatico per chi lui è. Attraverso la storia di coloro che fuggono dai disastri ambientali e le analisi di chi vive in modo accademico la relazione tra uomo e ambiente, gli autori di Limbo cercano di esplorare il vuoto legislativo che attanaglia coloro che sono costretti a migrare a causa dei cambiamenti del nostro pianeta e che si vedono beffati due volte: dal destino prima e dalla burocrazia poi dal momento che questa, come un colpo di spugna, cancella l'origine del loro fuggire.

È un film dell'istante, poiché racconta qualcosa che sta accadendo ora nel nostro contingente ma è anche un film del preservare dal momento che si impegna a restituire dignità ai protagonisti chiamando per nome le ragioni del loro migrare.

Il lavoro si apre con le dichiarazioni di climatologi e avvocati, poi introduce il coro dei protagonisti, vittime italiane e straniere del cambiamento ambientale, e poi analizza gli effetti che fattori come lo scioglimento dei ghiacci hanno sull'uomo.

È un documentario che rende tutti più partecipi e abbatte quel divario per cui i problemi

appartengono all'altro e conduce, prendendo letteralmente per mano lo spettatore, verso la risposta al grande interrogativo d'obbligo: ''quale prospettive per il futuro di noi tutti?'', essendo noi tutti abitanti del pianeta.

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