Migranti, il piano della Merkel: "Controlli rapidi fuori dalla Ue"

Il settimanale Der Spiegel ha anticipato il possibile piano che il governo tedesco starebbe mettendo a punto per affrontare a livello comunitario il problema dell'immigrazione: si dovrebbe puntare su controlli esterni e redistribuzione. Ma non mancano incognite e perplessità

Migranti, il piano della Merkel: "Controlli rapidi fuori dalla Ue"

Da Berlino sarebbe pronto un piano, l’ennesimo, da sottoporre ai partner europei riguardo la gestione dell’immigrazione.

I numeri che a gennaio, sia sul fronte italiano che su quello greco, hanno indicato un importante aumento degli sbarchi tanto da allertare sia le autorità di Roma che quelle di Atene, hanno evidentemente avuto un’eco non indifferente anche nella capitale tedesca.

Del resto, nell’anno che segna per Angela Merkel l’avvio degli ultimi 12 mesi a guida del governo, presentarsi al cospetto degli elettori con dati in crescita sugli sbarchi nel suolo europeo non rappresenterebbe per la Cdu, il partito della cancelliera, un bel biglietto da visita. Da qui l'individuazione di un accordo, annunciato nelle scorse ore dal settimanale Der Spiegel, su un nuovo piano a guida tedesca per prevenire nuove impennate negli ingressi irregolari di migranti.

Il progetto non è molto diverso da quello già illustrato, senza però successo, nello scorso autunno dal ministro degli interni Horst Seehofer. Perno del piano sarebbe, in particolare, la possibilità di attuare “controlli rapidi” lungo le frontiere esterne dell’Ue. Di fatto, le domande di asilo verrebbero raccolte in appositi hotspot situati al di fuori del territorio comunitario ed esaminate prima che i migranti entrino in uno dei paesi europei.

Se in questo primo controllo esterno la domanda d’asilo dovesse essere rifiutata, allora la persona interessata verrebbe rimpatriata nel paese d’origine. Diversamente, se cioè il migrante dovesse provenire da una zona il cui rimpatrio comporterebbe dei rischi per la sua incolumità, allora potrebbe accedere nel territorio comunitario.

Ed in questa fase, entrerebbe in scena il meccanismo della redistribuzione. I migranti non respinti alle frontiere esterne, verrebbero cioè smistati in uno dei paesi europei con criteri che dovrebbero prevedere, tra le altre cose, l'ampiezza della popolazione e la forza economica del paese in questione. Il migrante, così come scritto sullo Spiegel, potrebbe anche indicare una preferenza nella redistribuzione se, ad esempio, in un paese sono residenti alcuni familiari. A farsi carico dell’esame della domanda d’asilo in queste seconda fase, sarebbe lo Stato in cui il soggetto è stato redistribuito.

L’obiettivo dunque del piano tedesco, è quello di evitare che gli Stati di primo approdo vengano sommersi dai problemi relativi alla gestione delle domande d’asilo, circostanza questa che sta ingolfando molti tribunali italiani e sta rendendo esplosiva la situazione in Grecia. La prima “scrematura” verrebbe quindi fatta all’esterno dell’Ue, la seconda invece consisterebbe nella redistribuzione dei migranti.

Un piano dunque ambizioso, ma sulla cui applicazione oggi sussistono le medesime perplessità di alcuni mesi fa. In primo luogo, occorre capire dove ed in che modo si dovrebbero realizzare i controlli esterni. Certamente, al momento, non in Libia: qui anche la missione dell’Unhcr è stata costretta a lasciare Tripoli per via degli scontri, impossibile immaginare hotspot gestiti direttamente dall’Ue o per conto delle istituzioni comunitarie in cui attuare i controlli rapidi previsti dal piano.

L’altra perplessità riguarda chi dovrebbe effettuare tali controlli: un’apposita agenzia europea da costituire o da potenziare? Oppure un ente collegato alle Nazioni Unite? Inoltre, leggendo le prime indiscrezioni relative al piano, i primi controlli potrebbero non essere poi così “rapidi” come previsto. Infatti, dovrebbe essere inserita la possibilità per il migrante respinto di fare ricorso, con il rischio di gravare ulteriormente dunque sui tribunali.

Infine, non mancano perplessità anche sulla fase della redistribuzione. Quest’ultima è stata già proposta, ad esempio, all’indomani del vertice di Malta del 23 settembre scorso. Ma nella riunione dei ministri dell’interno dell’Ue dell’8 ottobre, solo pochi Stati hanno espresso la volontà di aderire ad un meccanismo automatico di ricollocamento dei migranti.

Difficilmente adesso la situazione, sotto un profilo anche prettamente politico, potrebbe cambiare.

L’annuncio di un possibile piano tedesco sull’immigrazione, è arrivato a poche settimane dalla presentazione ufficiale del progetto di riforma in materia che il presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, intenderebbe presentare a marzo. Un piano, quelle europeo, che a questo punto si potrebbe immaginare ispirato sulla proposta tedesca anticipata dal settimanale di Amburgo.

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