Veronika tra verità e vita: così crollano le bufale negazioniste sulle bombe russe

Dopo il bombardamento dell'aviazione russa l'ospedale pediatrico di Mariupol è diventato il teatro di uno scontro di propaganda. Così il Cremlino ha cercato di insabbiare la realtà

Veronika tra verità e vita: così crollano le bufale negazioniste sulle bombe russe

Marianna Podgurskaya ha partorito. Nonostante la guerra, nonostante l'odio che le è stato riversato addosso con inaspettata violenza. Lei, che col suo pigiama a pois insanguinato ha fatto il giro dei media di mezzo mondo sullo sfondo dell'ospedale pediatrico di Mariupol appena sventrato dai bombardamenti russi, è finita al centro della propaganda dei media vicini al Cremlino e degli attacchi dei troll filorussi. E, mentre sui social network si consumava una sorta di processo contro di lei, ha dato alla luce una bambina. Si chiama Veronika. Speriamo che davanti a sé abbiamo la speranza di giorni migliori.

Fin dove si può spingere il cinismo della rete nel soppesare la veridicità di un bombardamento? Davanti alle immagini dei militari che portano in salvo donne in evidente stato di gravidanza ci si può davvero chiedere senza avvertire un urto nello stomaco: è possibile che un missile si limiti a fare appena tre o quattro morti? E ancora: se fosse stato un attacco in piena regola, le vittime non sarebbero state molte di più? Per giorni è stato questo il tenore delle illazioni partite da profili Twitter di account filorussi e poi dilagate ovunque sui social per screditare la brutale offensiva aerea contro l'ospedale pediatrico di Mariupol. Il ministero russo della Difesa, per contrastare la potenza di quelle immagini, ha provato a negare la realtà: non appena i video della devastazione sono circolati in rete e la comunità internazionale ha iniziato a parlare di "crimini di guerra", è passato al contrattacco definendo la notizia una "messinscena provocatoria organizzata dal regime di Kiev", una messinscena "per rafforzare il sentimento anti-occidentale russo".

Simbolo di questa propaganda anti ucraina è subito diventata, suo malgrado, proprio Marianna Podgurskaya. Blogger e influencer di professione, è stata accusata di essere uno dei tanti "attori" usati da Kiev per inscenare l'attacco all'ospedale pediatrico di Mariupol. La sua foto scattata dopo l'esplosione è stata giustapposta a un'altra immagine rubata probabilmente dal suo profilo Instagram e usata per dimostrare che aveva indossato abiti diversi per farsi scattare fotografie in pose diverse. Col passare delle ore le fake news sul suo conto si sono a poco a poco sgretolate lasciando spazio alla verità dei fatti. Non solo che Marianna era ricoverata proprio mentre i russi decidevano di bobardare Mariupol, ma anche che quell'attacco aveva colpito un ospedale che non "era usato come base del battaglione Azov (uno dei reparti militari nazionalisti dell'esercito ucraino, ndr)", come ha cercato di spacciarlo il ministro degli Esteri Sergei Lavrov da Antalya.

Col passare delle ore anche le domande più ciniche - quelle lanciate sui social per smontare l'accaduto - sono venute meno. Perché così "pochi" morti? Perché le bombe non hanno centrato l'ospedale. L'impatto è avvenuto nei giardini antistanti, l'esplosione ha fatto il resto devastando i vetri delle finestre e sventrando le facciate. Questo molto probabilmente perché l'aviazione russa starebbe usando bombe gravitazionali che, come spiega Gian Micalessin, sono imprecise e moltiplicano "il rischio di colpire obbiettivi civili". Anche sul luogo dell'attacco i canali russi hanno cercato di depistare l'informazione facendo circolare un video ripreso da un drone che mostrava la presenza di militari ucraini all'interno dell'ospedale. Un'operazione di fact checking del sito Open ha dimostrato, attraverso l'uso di Google Maps, che si trattava di due edifici diversi situati in quartieri distanti di Mariupol.

Smontate le bufale della propaganda russa e filorussa rimane la cruda le realtà: le bombe russe sui civili inermi; un ospedale che dà la vita trasformato in un luogo di morte; la cinica lettura di un terribile fatto di cronaca sulla base del numero dei morti (come se tre vite soffocate valgano di meno perché considerate "troppo poche"); l'assurdo distacco di un'assurda

minoranza che, nonostante la tragedia che si sta consumando, riesce a creare strampalate teorie complottiste e a spacciarle per vere sui social. Ma anche la vita che, in tanto orrore, trionfa. Benvenuta Veronika.

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