Nella Francia di Macron ora è vietato ostentare simboli religiosi in Parlamento

Il Consiglio direttivo dell’Assemblea Nazionale francese, presieduta dal "macronista" François De Rugy, ha adottato un provvedimento che vieta ai deputati di ostentare simboli religiosi o politici. Dubbi sulla costituzionalità della norma

Nella Francia di Macron ora è vietato ostentare simboli religiosi in Parlamento

Sul piano del laicismo la Republique en Marche di Emmanuel Macron sembra non discostarsi troppo da quelle precedenti. La scorsa settimana il Consiglio direttivo dell’Assemblea Nazionale francese, presieduta da François De Rugy, ha adottato, infatti, un provvedimento che vieta ai deputati di presentarsi in aula ostentando simboli religiosi e che li obbliga a recarsi in Parlamento con un abbigliamento “neutro”.

Ufficialmente, come spiega il quotidiano francese Le Monde, la decisione di modificare l’articolo 9 del regolamento generale è scaturita dalla necessità di disciplinare il comportamento di alcuni parlamentari, che in passato avevano introdotto alcuni oggetti simbolici all’interno dell’emiciclo, per rafforzare i propri discorsi. Ma quella del presidente della camera bassa del Parlamento francese, sottolinea la stampa d’Oltralpe, rappresenta soprattutto una netta presa di posizione in favore dei partigiani della laïcité. Le nuove regole stabilite da De Rugy, infatti, non si limitano soltanto a chiarire che le modalità di espressione all’interno dell’aula debbano essere “esclusivamente orali”, ma prescrivono anche che la tenuta dei parlamentari “non deve essere il pretesto per manifestare qualsiasi genere di opinione”. “Così – si legge nel testo - è proibito nello specifico indossare qualsiasi simbolo religioso evidente, uniformi e loghi che riportino messaggi commerciali o slogan di natura politica”.

Del resto l’ex leader ecologista, tra i “macronisti” dell’ultima ora, non ha mai nascosto le sue posizioni a riguardo. “La fede è un affare privato”, affermava De Rugy nel novembre del 2017, promettendo di affrontare la questione nei mesi a venire. E in effetti, la stretta sui simboli religiosi in Parlamento è arrivata dopo poche settimane. La misura è stata contestata dai rappresentanti della Conferenza episcopale francese e, a sorpresa, dallo stesso Osservatorio per la laicità, che la considera lesiva della libertà di espressione dei parlamentari. “Mi sembra esagerato che per disciplinare il comportamento inadeguato di un deputato si renda necessario stabilire misure che riguardano la possibilità per gli eletti di esprimere le convinzioni che hanno per definizione”, spiega a Le Monde il segretario generale dei vescovi francesi, Olivier Ribadeau-Dumas. “Se esiste un luogo dove si deve poter discutere di tutto è proprio l’Assemblée nationale. I deputati rappresentano il popolo, ed il popolo non è laico”, ha attaccato il presule.

Secondo l’Osservatorio per la laicità la nuova norma inserita nel regolamento della camera bassa del parlamento potrebbe presentare alcuni profili di incostituzionalità, nel caso in cui fosse ritenuta dai giuristi lesiva della libertà di espressione.

E forse proprio per questo, insinuano i maligni, il bureau che l’ha redatta ha pensato bene di porla all’interno non del regolamento vero e proprio, ma della “instruction générale”, una sorta di appendice che, al contrario, non è sottoposta alla verifica di costituzionalità prevista dalla Costituzione francese.

In Francia dal 2004 è vietato ostentare simboli religiosi nelle scuole, nei collegi e nei licei pubblici.

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