L'omertà e la solidarietà che avevano inzialmente contraddistinto il gruppo delle sei giovani ragazze accusate del brutale omicidio della 18enne Mariam Moustafa, inizia a sgretolarsi.
Mariam Moustafa, era nata e cresciuta ad Ostia, per poi trasferirsi in Inghilterra con la famiglia. Qui a Nottingham, a seguito di un brutale pestaggio, è morta dopo una ventina di giorni di coma. La giovane,secondo le indagini, era stata aggredita da una gang di baby bulle, identificate anche attraverso alcune riprese del pesaggio.
Come riportato dalla cronaca anglosassone, all'indomani della prima comparizione alla sbarra delle sei imputate, delle quali ricordiamo esserci una sola maggiorenne, la presunta baby gang inizia ad adottare strategie difensive differenti. Due adolescenti di 17 e 15 anni si sarebbero infatti dichiarate colpevoli, probabilmente sperando di guadagnare una qualche attenuante. Questo percorso le porterà nel giro di un mese a ricevere un verdetto, da parte del giudice Tim Spruce, con la relativa pena da scontare.
Un'altra 15enne si è invece dichiarata innocente andando incontro, se ne venisse provata la colpevolezza, ad una sentenza più severa.
Strategia diversa per le ultime tre ragazze che decidono di prendere tempo, chiedendo un rinvio, si tratta di una 17enne, una 15enne e la 19enne Mariah Fraser, unica maggiorenne del gruppo ed unica delle presunte assalitrici per le quali è dato sapere l'identità, visto che la legge britannica prevede l'anonimato per i minorenni. Per loro tre dovremo aspettare il 25 Ottobre, data in cui saranno costrette obbligatoriamente a rispondere alla domanda se si condiderano colpevoli o meno.
"Farò del mio meglio per avere giustizia per mia figlia" - questa la dichiarazione rilasciata fra le lacrime da Mohamed Moustafa, padre di Mariam, il quale assicura la sua presenza all'udienza del prossimo 25 ottobre.
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