Parigi, le falle della polizia: il killer era già noto ai servizi?

Mentre si cerca di stabilire l'identità dell'uomo che ieri sera ha colpito sugli Champs Elysees, colpisce la serie di errori della polizia francese: il killer era già noto?

Parigi, le falle della polizia: il killer era già noto ai servizi?

Di certo c'è solo che non era uno sconosciuto. L'attentatore che ha colpito ieri sera sugli Champs Elysees a Parigi, uccidendo un poliziotto e ferendone altri due, era già noto alle autorità di polizia francese. Un copione già visto tante volte. Troppe.

Secondo le prime ricostruzioni di inquirenti e media transalpini, il terrorista sarebbe già stato conosciuto dai servizi come soggetto radicalizzato. Gli investigatori orientano le proprie ricerche sul 39enne Karim Cheurfi a cui è intestato il libretto di circolazione trovato nell'Audi A4 da cui il killer è sceso per colpire la polizia e in cui sono stati trovati un fucile da caccia e diverse armi bianche. L'uomo era stato arrestato il 23 febbbraio scorso per aver minacciato la polizia ma era stato rilasciato il giorno successivo per mancanza di prove.

Secondo la stampa francese l'uomo era stato condannato a 20 anni di reclusione nel 2003 per aver tentato di uccidere tre uomini, fra cui due poliziotti, nel 2001 a Roissy-en-Brie.

Questa pena, però, era stata ridotta in appello a quindici anni nel 2005, lasciandolo così libero di colpire. Nella notte la polizia francese ha avviato una serie di perquisizioni nella casa in cui abitava a Seine-et-Marne. In attesa di scoprire i risultati del test del Dna per stabilire l'identità dell'attentatore si è aperto un nuovo giallo.

Nelle prime ore dopo l'attacco i media avevano fatto circolare il nome di Youssef El Osri, che nei giorni precedenti l'attentato aveva dichiarato su Telegram di "voler uccidere i poliziotti". Il suo nome sarebbe già stato noto ai servizi francesi Dsgi- Ora bisogna scoprire se i due profili coincidono.

Inoltre, come se il quadro non fosse già abbastanza complicato, Isis ha rivendicato la sparatoria attribuendola al "combattente dello Stato islamico" Abu Yusuf al-Belgiki: un radicalizzato misterioso proveniente dal Belgio che potrebbe aver avuto un ruolo ancora tutto da chiarire negli eventi di ieri sera.

I precedenti in Belgio e Germania

In attesa di vederci chiaro nell'intricata dinamica dell'attacco sugli Champs Elysees, colpisce come, una volta di più, i presunti autori degli attacchi terroristici fossero già noti alle forze di sicurezza. Già in occasione degli attentati di Bruxelles del 22 marzo 2016 la polizia greca aveva segnalato ai colleghi belgi di aver ritrovato mappe dell'aeroporto di Zaventem nell'appartamento di Abdelhamid Abaaoud, fra gli organizzatori degli attentati di Parigi del novembre 2015. E quella volta anche il presidente turco Erdogan aveva dato degli "incompetenti" ai belgi, per una volta a ragion veduta: la Turchia aveva espulso Ibrahim El Bakraoui per sospetto terrorismo nei mesi precedenti l'attentato. Anche in quel caso, El Bakraoui si era poi fatto saltare in aria all'aeroporto di Bruxelles.

Ma le falle della polizia belga non rappresentano un caso isolato: all'indomani dell'attentato di Berlino del 19 dicembre 2016 la polizia tedesca era finita nella bufera per non aver saputo fermare in tempo il tunisino Anis Amri, già

segnalato alle autorità. Amri avrebbe dovuto essere espulso verso la Tunisia proprio nei giorni dell'attentato ai mercatini di Natale. Ma quella volta a mettersi di mezzo era stata la burocrazia e il terrorista venne lasciato libero di colpire.

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