Patrick George Zaky, lo studente di origini egiziane impegnato in un master di ricerca all'università di Bologna, resta in carcere per altri 15 giorni. Lo ha deciso il giudice del tribunale di Monsura dove, nella giornata di sabato 22 febbraio, si è svolta l'udienza a carico dell'attivista 27enne tacciato di propaganda sovversiva.
"Sono innocente, Conosco la legge e se fossi stato a conoscenza di qualsiasi illegalità non sarei tornato. Non capisco perché sono stato arrestato. Sono cristiano e avrei anche potuto chiedere asilo in Italia, ma non ho voluto", ha affermato Zaky ribattendo con piglio deciso alle accuse che lo hanno condannato ad una lunga e sofferta prigionia in Egitto. "Non ho mai scritto quelle cose", ha aggiunto prima di ricevere l'ennesimo contraccolpo. Il giudice, anche stavolta, ha respinto la richiesta di scarcerazione formulata dai suoi legali: resta in carcere fino al 7 marzo.
La legge egiziana prevede il rinvio del carcere fino ad un massimo di 200 giorni al fine di favorire il corretto svolgimento delle indagini. Ma Zaky è innocente e non smette di ribadirlo a gran voce: "Quel profilo Facebook non è il mio". Proprio ieri, L'Egyptian Initiative for personal rights, la ong con cui lo studente collabora, ha denunciato con una nota l'infondatezza dell'impianto accusatorio, la falsificazione del verbale di arresto e le violenze subite dal giovane durante l'interrogoratorio successivo al fermo in aeroporto al Cairo. Per questo motivo, i suoi legali - quattro, in totale - avevano fatto appello alla scarcerazione del giovane, detenuto nella prigione locae alla stregua di un prigioniero politico.
"Si tratta di una decisione crudele, immotivata e contraria persino al codice di procedura penale egiziano - ha denunciato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International all'agenzia Dire - Non 'è alcun motivo per cui Patrick George Zaky debba rimanere in carcere durante le indagini: non ha alcun potere di manomettere le indagini o alterare le prove, ammesso che ve ne siano. Non c'è nessuna garanzia di una procedura equa".
In attesa di conoscere l'esito della prossima udienza, fissata per il 7 marzo, Amnesty ha annunciato che avvierà una campagna di sensibilizzazione "per tenere alta l'attenzione sulle prossime udienze - conclude Noury - La politica, i media e i cittadini che sono scesi in piazza a manifestare devono continuare a farlo. Non dobbiamo crederci sconfitti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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