Come il Titanic ma in questo caso non a causa di un iceberg bensì di missili, l'incrociatore russo Moskva è colato a picco e si è inabissato sui fondali del Mar Nero. Il gigante bellico che valeva 750 milioni di dollari, fiore all'occhiello dell'esercito di Putin, anche se distrutto porta con sé una storia lunga decine di anni ma soprattutto "segreti" che se scoperti dalla Nato e dai Paesi occidentali potrebbero costare caro ai russi. Ecco perché, anche dopo l'affondamento, l'area del relitto viene presidiata costantemente da alcune navi russe: lo Zar vuole impedire che qualsiasi "curioso" europeo o americano possa avvicinarsi e recuperare informazioni certamente molto utili in tempo di guerra.
Quei segreti sul fondale
Come abbiamo visto su InsideOver, l'incrociatore aveva dotazioni elettroniche e missilistiche all'avanguardia ed era il punto di riferimento delle operazioni belliche in quel settore del fronte grazie alle "tre C" (comando, controllo, comunicazioni). Non solo: la cosa più grave è che a bordo avesse anche due testate nucleari anche se gli Stati Uniti hanno smontato questa tesi. In ogni caso, tutto ciò che si trova all'interno diventa un'importante fonte di informazione se finisce nelle mani sbagliate. Ecco perchè c'è ancora tanto interesse russo attorno al relitto: come spiega Repubblica, palombari russi aiutati da mezzi tecnologici si saranno già calati nelle profondità delle acque per recuperare il materiale sensibile, i codici e gli strumenti che vanno comunque protetti.
La centrale di comunicazione
Secondo le immagini dei satelliti e le ricostruzioni, la zona più colpita del Moskva sarebbe la prua, dove si trovava il comandante Kuprin e tutta la plancia di comando, cuore della centrale di comunicazione criptata, probabilmente tra i più importanti segreti rimasti a bordo nell’affondamento. Ma anche i missili antinave "P-1000 Vulcan", costruiti per colpire le navi statunitensi, potrebbero fare gola all’intelligence della Nato. L’interesse delle forze americane per l’incrociatore è testimoniato dal volo continuo sull'area dell'affondamento di ricognitori Boeing P-8A, che spesso e volentieri decollano dalla base Nato di Sigonella in direzione Mar Nero. Le spedizioni, interrotte nelle prime settimane del conflitto, sono riprese immediatamente dopo l’attacco all'incrociatore intensificandosi nelle ultime ore.
Aereo spia sul Mar Nero
Il Times, però, ha rivelato anche che un aereo spia americano P-8 Poseidon stava pattugliando il Mar Nero nelle ore precedenti all'attacco contro l'incrociatore Moskva. Il velivolo per il pattugliamento marittimo, che costa circa 400 milioni di euro, si trovava a circa 160 chilometri dall'incrociatore. Il P-8 è in grado di tracciare navi e sottomarini a grande distanza.
Secondo il Times, il P-8 è decollato da Sigonella il 13 aprile, alcune ore prima dell'attacco, e dopo aver spento i suoi localizzatori si è posizionato sulla costa rumena del Mar Nero per tentare di localizzare la posizione della flotta russa. Il velivolo sarebbe rimasto nascosto per quasi tre ore ai radar. La Marina degli Stati Uniti, comunque, non ha confermato di aver assistito l'Ucraina nell'attacco fornendo dati di intelligence.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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