Polizia greca: "Sempre più clandestini provano a infiltrarsi nell'Ue"

Secondo l’intelligence di Atene, i clandestini fermati finora in territorio ellenico avrebbero in precedenza varcato il confine tra Turchia e Grecia nella “totale indifferenza” della polizia di frontiera di Ankara

Polizia greca: "Sempre più clandestini provano a infiltrarsi nell'Ue"

In Grecia, la polizia ha lanciato l’allarme circa l’aumento, rispetto allo scorso anno, del numero di clandestini intenzionati a infiltrarsi nei vari Stati Ue utilizzando documenti falsi. Nel 2018, le forze dell’ordine elleniche si sono infatti trovate costrette a effettuare una “significativa” mole di arresti ai danni di stranieri irregolari pronti a partire, muniti di false identità, dagli aeroporti greci verso altri Paesi dell’Unione.

Le forze di sicurezza di Atene hanno fermato finora 5633 irregolari, prevalentemente di origini mediorientali e tutti in possesso di carte d’identità e passaporti contraffatti. Nel 2017, invece, se ne erano contati appena 666. I soggetti arrestati quest’anno sono stati intercettati all’aeroporto della capitale greca e presso gli scali di Santorini e di Iráklion. I clandestini erano diretti in vari Paesi Ue: Germania, Francia, Regno Unito e Svezia. Le autorità non escludono che “alcuni” stranieri in possesso di documenti falsi siano riusciti, malgrado i controlli a tappeto effettuati finora dal governo Tsipras, a lasciare il territorio ellenico e a raggiungere quindi altri Stati dell’Unione.

Secondo l’intelligence di Atene, inoltre, i 5633 clandestini arrestati sarebbero entrati nel Paese varcando impunemente il confine tra Turchia e Grecia. La polizia di Ankara, infatti, avrebbe dato prova di “totale indifferenza”, esercitando “controlli estremamente blandi” lungo le rispettive frontiere nazionali. La Turchia, astenendosi dal contenere i flussi di clandestini, avrebbe quindi violato l’accordo stipulato nel 2016 dal governo Erdoğan con l’Ue.

In base a tale intesa, le forze di sicurezza di Ankara devono attuare un rigoroso monitoraggio dei confini turchi, proprio al fine di impedire che i profughi stanziati nel Paese anatolico possano fuggire verso il territorio europeo.

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