"Pronti alla guerra". E la Cina lancia missili verso Taiwan

Alcune delle aree nelle quali si stanno svolgendo le esercitazioni cinesi sconfinano nelle acque territoriali interne rivendicate da Taiwan, e pure nella zona economica esclusiva del Giappone

"Pronti alla guerra". E la Cina lancia missili verso Taiwan

"Non vogliamo l'escalation, ma non arretreremo quando si tratta di sicurezza e sovranità". Il ministero della Difesa di Taiwan ha lanciato un chiaro avvertimento alla Cina, impegnata in ampie esercitazioni attorno all'isola. Taipei ha fatto sapere di "rispettare il principio di prepararsi alla guerra senza volerla". Allo stesso tempo ha esortato la comunità internazionale a chiedere a Pechino di bloccare le attività militari. La tensione resta altissima, e il rischio di un conflitto nello Stretto di Taiwan è da prendere seriamente in considerazione.

Le esercitazioni militari della Cina

Secondo quanto riportato dalla Cctv, l'emittente pubblica cinese, la Cina ha avviato esercitazioni militari attorno a Taiwan. Non si tratta di semplici esercitazioni, ma delle più grandi manovre mai organizzate da Pechino in quest'area marittima. L'Afp ha spiegato che l'esercito cinese ha sparato proiettili non identificati verso lo Stretto di Taiwan. Nell'isola di Pingtan, poco distante dall'area delle suddette manovre, alcuni giornalisti hanno visto sparare diversi proiettili seguiti da pennacchi di fumo bianco. Il South China Morning Post ha parlato di proiettili di precisione, citando un comunicato dei militari cinesi.

Le esercitazioni della Repubblica Popolare Cinese, che comprendono sia esercitazioni marittime che aeree, dureranno cinque giorni. Il ministero della Difesa cinese ha diffuso una mappa dell'area suddivisa in sei zone, alcune distanti appena una decina di miglia dalle coste taiwanesi. In un secondo momento, come spiegato da Taipei, la Cina ha aggiunto un'altra area di interdizione, portando il totale a quota sette. Anche il termine delle manovre è stato esteso posticipato da domenica 7 agosto a lunedì 8 agosto alle ore 10:00. Le autorità cinesi hanno invitato navi e aerei commerciali a restare lontani dalla zona interessata. Allo stesso tempo, Taiwan sostiene che la mossa della Cina sia una violazione della sovranità e, di fatto, un blocco dell'isola.

Il rischio di un effetto domino

Da Pechino, intanto, continuano ad arrivare messaggi di condanna della visita della speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi, a Taipei. A detta di Ma Xiaoguang, portavoce dell'Ufficio per gli affari di Taiwan, il viaggio di Pelosi "non è una difesa della democrazia e della libertà, ma una provocazione e una violazione della sovranità e dell'integrità territoriale della Cina". Di conseguenza, mentre sono in conrso le maxi manovre militari intorno all'isola, "prendere le contromisure necessarie è una mossa giusta", ha spiegato Ma, aggiungendo che la collusione con forze straniere porterà Taiwan all'"auto-distruzione" e "nell'abisso del disastro".

Il punto è che quanto sta avvenendo nei pressi di Taiwan potrebbe generare un vero e proprio effetto domino. Prima con effetti regionali poi, nel caso, con ripercussioni globali. Alcune delle aree nelle quali si stanno svolgendo le esercitazioni cinesi sconfinano nelle acque territoriali interne rivendicate da Taiwan, e pure nella zona economica esclusiva del Giappone. Stando a fonti taiwanesi citate dall'agenzia Reuters, circa 10 navi e vari jet cinesi hanno già compiuto alcune incursioni, attraversando brevemente la linea mediana dello Stretto di Taiwan. Taipei, da parte sua, ha schierato sistemi missilistici per tracciare l'attività dell'aviazione cinese, mentre le navi della sua Marina sono rimaste vicine alla linea mediana per monitorare le manovre di Pechino.

A proposito di missili, in un altro comunicat il Ministero della Difesa di Taiwan ha annunciato che la Cina ha lanciato diversi missili balistici Dongfeng nelle acque intorno alle coste nord-est e sud-ovest di Taipei, a partire dalle 13:56 ora locale. L'isola ha attivato i citati relativi sistemi di difesa in risposta al lancio e condannato l'"azione irrazionale" della Cina.

Tensione alle stelle

Le forze armate di Taiwan hanno fatto sapere che un aereo non identificato - poi identificato in un drone - è stato trovato in volo sopra l'arcipelago Quemoy (o Kinmen), situato a poco più di 3 chilometri dalla costa cinese ma controllato da Taipei. L'episodio è avvenuto nella notte di mercoledì. Le truppe taiwanesi hanno aperto il fuoco per avvertire il drone di allontanarsi dalla zona. Nessun aereo militare cinese, droni compresi, aveva mai effettuato un sorvolo da queste parti dagli anni '50 ad oggi.

Tornando alle esercitazioni di Pechino, il quotidiano cinese Global Times ha scritto che tra i mezzi e le armi impiegate nelle manovre sono presenti il caccia stealth J-20, il bombardiere H-6K, il caccia J-11, il cacciatorpediniere Tipo 052D, la corvetta Tipo 056A e il missile balistico a corto raggio DF-11. Dovrebbero essere inclusi anche test missilistici convenzionali e lanci di razzi a lungo raggio.

Nel frattempo, la portaerei a propulsione nucleare Uss Ronald Reagan, della marina militare degli Stati Uniti, è impegnata in operazioni nel Mare delle Filippine, un'area dell'Oceano Pacifico Occidentale di 5,7 milioni di chilometri quadrati

che include le acque a sud-est di Taiwan. Intanto un aereo da pattugliamento marittimo P-8A Poseidon, della US Navy, e un elicottero anti-sottomarino MH-60R americano Seahawk sono entrati in un'area a sud-ovest di Taiwan.

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