Roma (Farnesina) –Il segretario di Stato degli Usa, John Kerry è giunto a Roma stamattina. L’aereo speciale, un Boeing 757 è atterrato intorno alle 9 sulla pista dell’aeroporto militare di Ciampino. Poi dieci macchine della polizia italiana lo hanno scortato fino alla Farnesina dove ha partecipato alla Conferenza internazionale sulla Libia. Sì, quattro anni dopo la caduta del raìs Muammar Gheddafi ancora si parla di quel Paese che prima dell’intervento militare francese seguito da quello anglo-americano sotto il cappello delle Nazioni Unite era il più ricco e influente di tutto il continente africano. Quella che un tempo veniva chiamata “Grande Jamahiriya Araba Libica Popolare Socialista” oggi non è altro che una nazione divisa tra i governi di Tripoli (sostenuto dalle milizie islamiche e i Fratelli Musulmani) e Tobruk (riconosciuto dalla comunità internazionale) nonché minacciata da Al Baghdadi che ha avvertito di voler spostare la capitale del suo Stato a Sirte, ex roccaforte del Colonnello.
La presenza di miliziani simpatizzanti di Daesh è stata accertata inoltre a Derna, nel ordest della Libia, dove controllerebbe l’intera città, e nella provincia di Bengasi dove occuperebbe diverse zone per mano del gruppo alleato Ansar al Sharia. Recentemente poi da Sirte, le forze del Califfato si sono spinte ad Est verso Agedabia ma il vero colpo l’hanno messo a segno l’altro ieri conquistando il sito archeologico patrimonio dell’umanità e la città di Sabrata a soli 70 km ad ovest di Tripoli, e a 30 dal confine con la Tunisia. I teorici dell’Isis già preparano il dopo “Siraq” e la Libia si confermerebbe di fatto il Paese dove spostare il loro quartier generale.
“Questi uomini esagerano le informazioni sulla sua espansione in Libia per mantenere un’immagine ideologica utile a reclutamento jihadisti” ha detto venerdì a Roma durante i colloqui per il Mediterraneo Sergei Lavrov. La realtà mediatizzata secondo il ministro degli Affari Esteri russo non corrisponderebbe alla realtà tout court. Eppure l’idea che emerge dalla comunità internazionale è quella di prevenire un’eventuale espansione del Califfato. Per questo i governi rivali di Tobruk e Tripoli, con il consenso della Nazioni Unite tramite l’inviato Martin Kobler subentrato a Bernardino Leon, hanno fissato al 16 dicembre la data della firma per la formazione di un governo di unità nazionale. Prima di arrivare le delegazioni dei Paesi coinvolti nella questione libica si sono riuniti quest’oggi a Roma per mettere a punto gli ultimi dettagli dell’intesa e delineare gli sviluppi dopo l’accordo. Co-presieduto dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, dal Segretario di Stato americano John Kerry e dall’inviato speciale del segretario generale dell’Onu Martin Kobler, il vertice svoltosi questa mattina alla Farnesina ha visto la partecipazione dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: oltre agli Usa, il vice ministro degli Esteri russo Gennadiy Gatilov, da Londra il sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri Tobias Ellwood, per la Francia il segretario di Stato per gli Affari europei Harlem Desir e per la Cina l’inviato speciale per il Medio Oriente Gong Xiaosheng. La delegazione di Tobruk è composta da Emhmed Shueib, vicepresidente e capo delegazione dei negoziatori e i parlamentari Salah Hamma e Suliman Snekeir. A rappresentare Tripoli invece Salah Makhzom, secondo vicepresidente del Parlamento (Gnc) e capo delegazione dei negoziatori, e il parlamentare Abdulbasit Ighzit.
A completare la tavola rotonda, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea Federica Mogherini, il segretario generale della Lega Araba Nabil al Arabi, l’inviato speciale per la Libia dell’Unione africana Dileita Mohammed Dileita e i ministri degli Esteri della Germania Frank-Walter Steinmeier, della Turchia Mevlut Cavusoglu, con i colleghi saudita, qatariota, algerino, egiziano, marocchino e degli Emirati. Alla fine della riunione a porte chiuse durata circa 5 ore è arrivata l’ufficializzazione da parte dei partecipanti ai colloqui: all’unanimità si va verso la firma in Marocco di un governo di unità.
Di questi tempi a fare i pompieri sono gli incendiari. Solo perché in Libia c’è il 38 per cento di petrolio dell’intero continente africano. Ognuno vuole proteggere la sua fetta mercato: compratori e venditori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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