Sembrava che Gino Pollicardo e Filippo Calcagno dovessero arrivare in Italia già questa sera, con le famiglie che dai rispettivi paesi di origine si erano mosse verso Roma, dove sarebbero sbarcati con un aereo in arrivo dalla Libia. La sorte dei due ostaggi italiani liberati alcuni giorni fa è stata però diversa. Prima di domattina non saranno in Italia.
Sembra che i due abbiano già lasciato Sabrata, la città non molto lontana dal confine con la Tunisia dove erano stati liberati, dopo il rapimento avvenuto a luglio. Questo fanno sapere le autorità libiche, ma non è chiaro dove si siano diretti e se la destinazione finale sia già la madrepatria.
Una volta tornati a casa, Pollicardo e Calcagno dovranno essere immediatamente sentiti dal pubblico ministero Sergio Colaiocco, che sta indagando sulla vicenda del loro sequestro. A trattenerli in Libia con tutta probabilità trattative più complicate del previsto con le fazioni locali.
Il sindaco di Sabrata, Hussein al-Zawadi, non sembrava fino a oggi disposto a lasciare andare gli ex ostaggi senza vedere prima una delegazione ufficiale italiana. Poi, poco prima delle nove la notizia di un trasferimento a Mellitah, dove sono anche i terminal petroliferi dell'Eni.
"Viviamo questa situazione di contentezza a metà:
l'obiettivo che volevamo raggiungere per tutti è stato raggiunto solo a metà", ha detto al Tg1 Paolo Ghirelli, presidente della Bonatti, per cui gli italiani - le vittime e gli ostaggi liberati - lavoravano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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