Le bandiere nere degli jihadisti di Ansar Dine e dell'Aqmi sventolano sui pick-up, nelle vie di Timbuctù solo uomini con il volto coperto e il kalashnikov in mano e poi, i colpi di martello, con cui vengono distrutti i mausolei della città: queste erano le immagini che attraverso le riprese girate dagli islamisti stessi venivano mostrate al mondo intero.
Era il 2012 quando Timbuctù, "la città dei 33 santi", come il resto del nord del Mali, cadeva nelle mani dei gruppi integralisti. Quella che era una realtà simbolo dell'incontro delle culture, diveniva l'icona della devastazione. Il passato, fatto di biblioteche, arte e di un florilegio di saperi, che si sposavano e davano vita nel XVI secolo a una luogo unico al mondo, veniva distrutto dalla furia degli uomini della jihad. Oscurantismo e intransigenza e la cecità del dogmatismo, contro secoli di sapere. In seguito ci furono il conflitto e l'intervento della missione francese, che ha portato gli uomini della "guerra santa" a ritirarsi dal nord del Mali.
Oggi la situazione non è del tutto pacificata: accordi, "cessate il fuoco" e uno stato costante di allerta caratterizzano la vita nel Paese africano, ma un allontanamento dei guerriglieri integralisti ha permesso anche un ritorno ai fasti splendori della città Tuareg. Lunedì è stato infatti dato l'annuncio del completamento, da parte dell'Unesco, del restauro di 14 mausolei. Un evento celebrato con l'attenzione di tutto il mondo. Dopo un anno di lavoro e un investimento di 500mila dollari il ritorno agli sfarzi artistici e architettonici, di una città considerata patrimonio dell'Unesco, ha simboleggiato una vittoria sul medievalismo salafita.
E il sindaco di Timbuctù, Hallè Ousman, ha così commentato l'avvenimento: "Noi celebriamo oggi il giorno in cui voltiamo una pagina della nostra storia buia. La ricostruzione di questi monumenti ci aiuta a dimenticare quei giorni di desolazione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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