Roma e Mosca rimangono distanti. E questa volta non ci si riferisce ai due rispettivi governi ma, al contrario, alle Chiese che nelle due città hanno la propria sede. Questa mattina, in occasione della domenica delle Palme, Papa Francesco è tornato a parlare di necessità della pace e di una "tregua pasquale". Poche ore dopo invece da Mosca il Patriarca Kirill ha, ancora una volta, incoraggiato i russi a unirsi “contro i nemici esterni e interni”.
Si è trattato di un nuovo benestare dato al conflitto. Una posizione non nuova da parte del capo della Chiesa ortodossa russa. L'atteggiamento del patriarcato di Mosca è la stessa già vista a inizio conflitto: il potere religioso russo è al fianco delle autorità civili e del Cremlino nel “benedire” la guerra.
È del 6 marzo la prima chiara dimostrazione in tal senso. Quel giorno il patriarca Kirill ha parlato di una guerra attuata non solo per liberare il Donbass, ma anche per “contrastare il potere mondiale – si legge nel sermone recitato dal patriarca – Un potere che ha costruito un mondo eretico, di iper-consumismo, di libertà apparente e che richiede delle prove di lealtà a tutti coloro che desiderano farne parte: i gay pride”.
Un conflitto quindi nato per a i andare contro i valori corrotti dell'occidente e riaffermare i valori della cristianità. Questa la chiave di lettura di Kirill nella quale è ben ravvisabile il suo benestare all'azione voluta da Putin.
Pochi giorni dopo Kirill e Francesco hanno tenuto una conversazione al telefono. Il capo della Chiesa Cattolica ha tenuto, al contrario, a rimarcare l'importanza della pace e l'errore di benedire un conflitto specie in nome di valori cristiani.
Le parole di oggi dei due leader religiosi
Una discrepanza e una differenza di vedute ben visibile anche oggi. “Quando si usa violenza non si sa più nulla su Dio, che è Padre, e nemmeno sugli altri, che sono fratelli – sono le parole pronunciate questa mattina da Papa Francesco – Si dimentica perché si sta al mondo e si arriva a compiere crudeltà assurde. Lo vediamo nella follia della guerra, dove si torna a crocifiggere Cristo”.
“Sì, Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce nelle madri che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli – ha proseguito il pontefice – È crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i loro fratelli”. Da qui la richiesta chiara di una "tregua pasquale", in grado di divenire preludio di una pace futura.
Un messaggio opposto a quello lanciato poco dopo da Kirill, il quale ha celebrato un'omelia nella Chiesa della Protezione della Beata Vergine nei Campi Lyubertsy a Mosca. “In questo periodo difficile per la nostra patria -ha dichiarato Kirill – possa il Signore aiutare ognuno di noi a unirci, anche attorno al potere”.
"È così che emergerà la vera solidarietà nel nostro popolo – ha proseguito – così come la capacità di respingere i nemici esterni e interni e di costruire una vita con più bene, verità e amore”. Parole che hanno avuto un importante preambolo: quello cioè di unirsi e respingere gli attacchi “dei nemici interni ed esterni di Mosca”.
Parole di non poco conto da parte del numero uno della Chiesa di Russia. In esse è possibile leggere una nuova benedizione data al conflitto, ma anche l'ammissione di “periodi difficili” che la patria starebbe affrontando. Una difficoltà solo sussurrata dal potere sia civile che religioso nei giorni scorsi e oggi invece espressamente richiamata per provare a unire la popolazione.
Continua la diplomazia religiosa
Nonostante le profonde differenze ben ravvisabili nei messaggi di Papa Francesco e del Patriarca Kirill, il filo del dialogo tra le due Chiese non si è affatto interrotto. Per entrambe le parti, in una fase come quella attuale, mantenere i contatti è più che mai importante.
Non è un caso se da giorni, oltre che alla visita di Bergoglio a Kiev, si parla
anche di un viaggio del Papa in Libano. Qui potrebbe incontrare proprio Kirill, con l'obiettivo di spianare la strada a una diplomazia religiosa in grado di far di più (e meglio) della diplomazia politica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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