Di nuovo una strage in Somalia, ma questa volta a commetterla non sono stati gli jihadisti di Al Shabaab, neppure le milizie locali. Nessun colpo mortaio è caduto su un mercato. Ad uccidere 4 civili sono stati gli uomini dell'Amisom, la missione di Peacekeeping dell'Unione Africana.
La tragedia è avvenuta sabato a Bulo Mareer, 80 chilometri a sud di Mogadiscio. Una macchina con a bordo due uomini, una donna di ottant'anni e la nipotina di nove, stando alle ricostruzioni fatte sino ad ora, non si sarebbe fermata ad un posto di blocco. I militari quindi, temendo un attacco kamikaze, avrebbero aperto il fuoco uccidendo tutti i passeggeri.
La versione dell'accaduto non ha convinto però la popolazione locale e i parenti delle vittime. E immediate sono esplose le proteste e le polemiche per quanto successo. Il figlio della donna uccisa, stando a quanto riportato da Al Jazeera, avrebbe dichiarato che uno degli uomini sulla macchina era un autista e che quindi conosceva bene la procedura ai check point.
Mentre da un lato si alzano dubbi, dall'altro l'Unione Africana ha chiesto ufficialmente scusa giustificando così il comportamento dei soldati: '' Il veicolo procedeva a forte velocità e non ha rispetto i ripetuti stop. Temendo che si trattasse di un veicolo imbottito di esplosivo gli uomini hanno aperto il fuoco''.
Intanto però è intervenuta anche l'Ong Human Rights Watch che ha invitato l'Amisom ad effettuare un'indagine approfondita, e attraverso la portavoce Laetitia Bader ha fatto sapere: ''Se l'Amisom e i Paesi dei contingenti che contribuiscono alla missione sono veramente impegnati nel controllo
della condotta delle proprie truppe, dovrebbero assicurare un'indagine che non si limiti soltanto all'interrogatorio dei propri soldati. E i testimoni ascoltati dovrebbero parlare liberamente senza timore di rappresaglie''.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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