L'attacco della Russia agli ucraini ordinato dallo zar, Vladimir Putin, oltre a mettere in risalto la personalità bellicosa dello zar, fa riaffiorare alla mente di cosa può essere capace di fare oltre a distruggere case, abitazioni, sparare sui civili e utilizzare bombe e missili di ogni genere seppur vietati dai trattati internazionali. Infatti, durante l'invasione della Cecenia ormai circa trent'anni fa, negli anni '90, sono stati consumati incredibili crimini di guerra dai russi nei confronti dei ceceni, passati alla storia per la loro durezza e crudeltà: tra le tecniche più utilizzare per far parlare i prigionieri figuravano la tecnica dell'elefante e le punizioni chimiche.
Cosa accadeva in Cecenia
A ricordare cosa accadeva laggiù ci ha pensato uno dei più famosi e in vista giornalisti di guerra e scrittori britannici John Sweeney, che in un lungo articolo del suo quotidiano, The Guardian, nel 2000 aveva descritto con dovizia di particolari cosa accadeva in quei territori per mano dei sanguinosi russi guidati da Putin. L'esperto ha raccolto le testimonianze di chi ha sofferto in prima persona le pene dell'inferno riuscendo miracolosamente a sopravvivere dopo le torture e le conseguenti informazioni rilasciate ai russi.
Cos'è la tecnica dell'elefante
Un metodo molto particolare conosciuto come "la tecnica dell'elefante", è saltato fuori più volte nei discorsi dei sopravvissuti. Uno di loro ne ha descritto la pratica: "Ti infilano una maschera antigas in testa. Le tue mani sono ammanettate dietro la schiena, quindi non c'è niente che tu possa fare. Poi chiudono il tubo di respirazione e tu inizi a soffocare", ha raccontato al DailyStar. Un altro sopravvissuto ha spiegato come, sotto la costrizione della "proboscide dell'elefante", le persone avrebbero raccontato qualsiasi cosa. "Una volta che la maschera antigas è stata indossata, sapevi che ti avrebbero soffocato. Loro in un primo momento lasciavano andare e tu inspiravi profondamente. Poi spruzzavano gas nel foro di respirazione. Era così terribile che solo la vista della maschera antigas nella stanza avrebbe fatto confessare qualsiasi cosa alla gente".
Il bagno chimico
Uno dei peggiori campi di prigionia utilizzato dai russi durante il conflitto si trovava a Chernokozovo, una sessantina di chilometri a nord-ovest di Grozny, destinazione principale dei detenuti in Cecenia. Divenne rapidamente famoso per la selvaggia tortura di chi finiva lì dentro. Le forme di tortura includevano percosse prolungate, percosse ai genitali e alla pianta dei piedi, stupri, scariche elettriche, gas lacrimogeni e altri metodi. Le guardie sottoponevano i prigionieri anche a profonde umiliazioni e trattamenti degradanti. La cosa peggiore che potesse accadere, però, era il bagno chimico come raccontato da un ex prigioniero di soli 17 anni che rimase senza vista per alcune settimane. "Mi hanno messo in una cella, c'era qualcosa di chimico lì dentro. Mi hanno ammanettato le mani dietro la schiena e hanno detto: 'Vai avanti, nuota'. Ho perso la vista appena mi hanno spinto la testa lì dentro". In quella cella, però, "c'era anche qualcos'altro, un barile pieno d'acqua con una gabbia sopra. Non potevi uscire di lì, aggiunge, utile probabilmente a far soffocare i prigionieri sott'acqua fin quando non parlavano. Nonostante le prove schiaccianti, Putin e la Russia non hanno mai ammesso di aver torturato i prigionieri durante il conflitto.
"Il cane è senza guinzaglio"
Intervistato da Lbc, John Sweeney è tornato sui racconti ma anche sull'attualità, sottolineando come questo periodo storico sia "brutto, brutto" e che quanto sta succedendo in Ucrainia dimostra che "il grosso cane è fuori dal guinzaglio e ci sta ringhiando". Ogni riferimento è chiaro, non è necessario specificare chi sia il cane che ringhia al mondo intero.
Il giornalista ha continuato dicendo di aver "visto per la prima volta com'era veramente Putin" in Cecenia proprio all'inizio del 2000, dove ha assistito a "gravi prove di crimini di guerra da parte dell'esercito russo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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