Qualcosa non ha funzionato la notte del 15 luglio, quando i cingolati dei carri armati mangiavano l'asfalto d'Istanbul e i jet dell'aviazione turca prendevano di mira il parlamento, simbolo massimo della democrazia di Ankara.
Qualcuno ha sbagliato, non ha parlato per tempo. Ne è convinto il primo ministro Binali Yildirim, che in un'intervista con l'emittente Cnn Turk ha ribadito che dal Mit, l'intelligence turca, si aspettava delle risposte sul golpe che non sono arrivate, perché il suo capo Hakan Fidan non ha saputo darle.
Mentre un gruppo di militari, che le autorità considerano pedine del predicatore Fethullah Gulen, prendeva il controllo dei maggiori scali del Paese e dei ponti che attraversano Istanbul da una parte all'altra, l'intelligence - che da qualche ora sapeva del rischio - ne aveva informato il Capo di Stato maggiore, ma non premier e presidente.
Il comandante delle forze armate Hulusi Akar sarebbe poi stato preso in ostaggio dai militari putschisti, il presidente Erdogan fatto fuggire dall'albergo a Marmaris, sulla costa mediterranea, dove stava trascorrendo le sue vacanze, per comparire nella notte in televisione, in videochiamata, e chiedere ai suoi concittadini di scendere in strada e rispedire nelle caserme i militari.
"È naturale che il capo di Stato maggiore sia stato informato - ha detto il primo ministro Yildirim -, ma doveva sapere anche il primo ministro, di cui (l'intelligence) è responsabile e a cui è legata".
Entro le quindici del 15 luglio, questo dice una nota interna delle forze armate, i comandi locali sapevano del tentativo di rovesciare le istituzioni e avevano ricevuto ordine di fermare carri armati e aerei. I vertici della politica, a poche ore dal golpe destinato a fallire, ne erano ancora all'oscuro.
Una questione che il premier Yildirim ritiene fondamentale, in uno scenario in cui il presidente Erdogan vorrebbe far virare il Paese verso il presidenzialismo ed è pronto a considerare anche l'ipotesi di mettere l'intelligence sotto il suo comando.
In corso è anche una forte riorganizzazione dell'esercito, tra epurazioni e il tentativo di rendere meno indipendente un'istituzione che nell'ultimo secolo ha spesso interrotto la vita poltiica del Paese, ergendosi a "custode della democrazia" turca e delle linee guida lasciate da Mustafa Kemal.
Nei giorni scorsi è stata decretata la chiusura della accademie militari, sostituite da un'università della Difesa, ma pure il congedo con disonore di circa il 40% degli ammiragli e generali turchi.
Per portare anche
l'intelligence sotto il controllo della presidenza sarebbe necessaria una modifica alla Costituzione. Una mossa che all'Akp di Erdogan potrebbe riuscire, a patto di convincere e avere dalla sua una parte dell'opposizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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