Venezuela, l'attesa per l'udienza sui tre reporter arrestati

Dopo l'arresto di ieri la decisione del giudice: libertà piena per Roberto Di Matteo, Filippo Rossi e Jesus Medina

Venezuela, l'attesa per l'udienza sui tre reporter arrestati

Il verdetto per i tre giornalisti, tra i quali l'italiano Roberto Di Matteo, fermati venerdì mattina mentre cercavano di entrare nel centro penitenziario di Aragua, è stata chiaro: piena libertà. Il segretario generale del Sindacato Nazionale dei Lavoratori della Stampa venezuelano, Marco Ruiz, aveva reso noto nelle scorse ore che una delegazione dell'organismo, accompagnato da avvocati e anche da una deputata, ha visitato la prigione di Tocoron e ha potuto parlare "per diversi minuti" con i giornalisti. I componenti della delegazione non hanno potuto parlare in privato con i tre cronisti (oltre a Di Matteo, lo svizzero Filippo Rossi e il venezuelano, Jesus Medina) perché al colloquio erano presenti uomini della Guardia Nazionale, ma hanno confermato che i tre stanno bene, non sono stati maltrattati e hanno ricevuto cibo.

I tre si trovavano in una zona amministrativa, isolati dal resto dei detenuti comuni e, secondo il sindacato, sono stati accusati di aver portato materiale audiovisivo a Tocoron, senza l'autorizzazione. Rossi lavora al Corriere del Ticino e collabora per Il Giornale, Roberto Di Matteo collabora col Giornale.it e Gli occhi della guerra. Medina è un reporter del portale DolarToday, principale referente del mercato parallelo in Venezuela, oppositore del governo. Secondo il sindacato, i tre volevano fare un reportage sulle condizioni interne al carcere: "Avevano un invito per entrare, tuttavia quando si stavano registrando è stato negato loro l'accesso e poi c'è stato l'arresto. Sembra che ci sia stato un contrordine per impedire l'ingresso".

Il carcere di Tocoron è uno dei quelli dove ancora non è partito il nuovo regime penitenziario venezuelano, che secondo il piano del governo deve "pacificare" le prigioni. Varie ong hanno denunciato la situazione di malessere, maltrattamenti e anche malnutrizione che si vive nelle carceri venezuelane. Secondo l'ong Una Ventana a La Libertad, a a fine 2016 c'erano 88mila detenuti nelle carceri venezuelane, che però possono accoglierne non pù di 35mila.

Nel luglio 2011, il governo ha lanciato un piano per adeguare le carceri e, secondo il governo, il 98% dei 50 penitenziari funzionano con il nuovo regime.

Il governo di Nicolas Maduro, che denuncia di essere vittima di una campagna di discredito sui media nazionali e stranieri, sostiene che il piano è riuscito con successo ad adeguare le carceri venezuelane agli standard internazionali.

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