Moratti sfoglia la margherita e impone il silenzio

Nel toto-allenatore nerazzurro sembra esserci spazio per molti: ci sono finiti anche Spalletti (con qualche chance) e Zola Il presidente: "C’è sempre un favorito, ma ci vuole tempo". E l’ordine è quello di tacere per raggiungere "risultati migliori"

Moratti sfoglia la margherita e impone il silenzio

«Spalletti e Villa Boas, Eto’o che se ne va, adesso Lucio... bravi, state vivacizzando... Credo che ci sia ancora tanto tempo e non era il caso di decidere in questo week-end». Il presidente è a Forte e si diverte, è campione del mondo, sa che ne esce e non porta qui due sgallinati. Qualcuno a Pinzolo l’8 luglio ci sarà, ma non è vero che il mercato è lungo e manca ancora tanto di quel tempo, qui si snocciolano le ore come un rosario. Un nome e sapendo di quale male dovrà soffrire, la gente si metterebbe in pace. E l’idea è che la medesima situazione la stiano vivendo anche i giocatori. Il Genoa ha risolto con un annuale a Malesani, e adesso dopo il blitz con rimbalzo del dg Marco Branca a Villas Boas, all’Inter tira il russo Spalletti alla seconda di campionato con lo Zenit di San Pietroburgo.

Ma c’è finito dentro perfino Gianfranco Zola. È il gioco dell’estate e si stanno divertendo in molti, tutti amici naturalmente. In fondo manca solo quello che decide la preparazione estiva, eventualmente dà suggerimenti per il mercato, mette in campo la squadra, sceglie un modulo, esclude qualche nome pesante e si presenta fresco per l’intervista pre e post gara a spiegare il giro del fumo. Dai, cosa sarà mai?
Il fatto è che tutto ruota attorno al «preside» e l’ordine in società è tacere. Parla solo Moratti. Al limite, se proprio non è possibile tenere la bocca chiusa, infondere tranquillità e certezze, allentare tensioni e preoccupazioni. Esercizio che, è stranoto, moltiplica l’ansia. È quanto è successo ieri a margine del workshop di Santa Margherita Ligure, quando all’incolpevole a.d. Ernesto Paolillo è stato chiesto il punto: «L’annuncio del nuovo allenatore sarà dato al momento giusto e questo non significa che ci siano tensioni, preoccupazioni o confusione - ha spiegato Paolillo -. C’è serenità nell’affrontare decisioni importanti che saranno prese a breve. Per professionalità e serietà non facciamo nomi, se vogliamo raggiungere risultati seri, migliori, dobbiamo solo tacere». Per evitare fraintendimenti, il dottor Paolillo non ha neppure voluto riferire su Leonardo: «Una società seria come l’Inter non è mai impreparata, ha sempre pronto un piano B che ovviamente non viene reso noto. Comunque c’è serenità nei rapporti fra Inter e Leonardo, così come nella valutazione di questa situazione».

Ma il buco nero inizia proprio qui, per qualcuno irrilevante, però sarebbe interessante sapere se il Psg ha parlato con Moratti prima di intrecciare rapporti con un tecnico sotto contratto fino al 30 giugno 2012. Così, una curiosità, visto che se vai da Guardiola, il suo presidente Rosell ti prende a scarpe in faccia, idem Pinto da Costa se gli chiedi Villas Boas e lo stesso figlio di Fabio Capello, parlando del proprio babbo, ha spiegato che spostarlo da lì sarebbe meno faticoso che radere e ricostruire Londra. Si sono mossi dal letargo perfino i Della Valle con Mihajlovic scatenando l’ironia dei fiorentini: «Moratti, portacelo via!!! Grazie».

Moratti, e di questo i tifosi ne sono molto orgogliosi, ci ha abituato a questo atteggiamento molto bonario e un po’ snob che fa tanto Inter: chi se ne vuole andare non ci merita.
Tutto dipende da lui, probabilmente il primo a non sapere chi ci sarà sul pullman al fianco dell’autista. Ma non c’è nulla di nuovo e neppure di catastrofico, per Massimo Moratti cambiare e improvvisare non è mai stato un problema, sedici allenatori in sedici stagioni lo testimoniano, e qualcuno anche buono. Ha segato Mancini che stava vincendo, ha lasciato Mourinho che ha vinto tutto, ha liberato Benitez che gli ha portato una coppa del mondo e non si è smarrito dopo l’annuncio di Leonardo. Lo aveva giudicato uno con il talento per un’altra attività, l’idea era che sperasse in quest’epilogo, lasciando supporre che avesse già un nome. Anche se quanto sta andando in onda va esattamente nella direzione opposta. Spalletti sta andando forte perché andrebbe lui stesso dal presidente dello Zenit San Pietroburgo, Aleksandr Dyukov, per chiedere la sua liberazione. Insomma si farebbe carico del lavoro sporco. Il Massimo questo lo apprezza, lui vorrebbe solo gente che si dedica 24 ore su 24 alla squadra e i sacrifici poi li sa remunerare come pochi.

I giocatori non sanno chi arriva, ma sanno quanto viene caricato sul loro conto corrente con regolarità ammirevole. Andare via non è semplice: Eto’o vale almeno 35 milioni più altri 100 perché cerca un quinquennale a dieci netti, Sneijder gli gira a ruota, per Maicon magari arriva l’estate giusta, forse per Thiago Motta c’è qualche problema in più dopo essere arrivato ai ferri corti con gli argentini, ma non c’è nessuna diaspora.

Moratti non sa ancora chi viaggerà al fianco dell’autista ma vuole vincere: «C’è sempre un favorito - ha detto mentre stava sgasando -, ma non andrei a disturbare chi sta già allenando». Un indizio... Ma Spalletti allora? E Villas Boas? Il preside si diverte, e questa è la business card che recapita ai tifosi.

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