Segnali di ripresa per il mercato mondiale dell'arte: a ottobre sembra essersi interrotto il trend recessivo, anche se le variazioni anno su anno rimangono ancora negative sia in America sia in Europea. È quanto emerge da una ricerca dell'ufficio studi del Monte dei Paschi che ha elaborato specifici indici per monitorare il settore.
Gli analisti del Monte ricordano poi come rispetto alle Borse, il mercato dell'arte abbia accusato gli effetti della crisi economica mondiale con circa un anno di ritardo. Il settore aveva, infatti, inizialmente assorbito buona parte dell'ingente liquidità in fuga dagli investimenti finanziari come spesso accade ai «beni rifugio» quando le Borse dimostrano tutta la loro fragilità.
Dal secondo semestre del 2008 il declino era, però, stato repentino e marcato su tutte le principali piazze internazionali: a soffrire di più sono stati gli Stati Uniti, a causa della maggiore esposizione degli investitori americani verso l'arte contemporanea. Nel solo comparto della pittura la crisi è stata determinata da una bolla speculativa che ha investito il segmento del contemporaneo. Più nel dettaglio, gli indici elaborati da Mps sui singoli comparti della pittura mostrano le seguenti contrazioni alla fine del primo semestre di quest'anno: «Old Master» e «Contemporaneo» in discesa rispettivamente del -66,6% e -70,9% sull'anno precedente mentre il «Pre War» dimostra il maggior tasso di invenduto (39,7%)
Ma nel secondo semestre 2009 la situazione è tuttavia leggermente migliorata: «Pre War» (-59% da giugno-novembre); gli «Old Master» (-54,8%), «Contemporaneo» (-52,2%) e «il Diciannovesimo secolo» (-32,6%).
Tuttavia le maggiori aste di arte contemporanea tenutesi lo scorso mese a Milano hanno evidenziato, contrariamente a quelle di New York, ancora poca fiducia nel mercato.
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