Taylor Swift spiegata a chi non capisce il suo successo

Ieri il primo concerto al Meazza di Milano di un fenomeno senza precedenti. Uno show kolossal Con pubblico in delirio

Taylor Swift spiegata a chi non capisce il suo successo
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Perché chiedete perché. Da settimane chiunque non sia un fan, ossia uno swiftie, chiede come sia possibile che si parli così tanto di Taylor Swift, «una che non conosco una canzone» ma riempie due San Siro, monopolizza i media, cambia i Pil e, se volesse, potrebbe anche cambiare il presidente degli Stati Uniti d’America. È una domanda tipica, per carità, oggi la fanno i boomer ma è sempre stato così e i boomer di sessant’anni fa si chiedevano chi fossero i Beatles, senza paragoni per carità visto che i Fab Four e la Fab One sono mondi diversi ed epoche inconciliabili. Totalmente.

Da giorni l’area di San Siro è puntellata di «swifties» e Milano pullula di americani perché vederla qui dal vivo paradossalmente costa comunque di meno che comprarsi un biglietto negli States (e dire che li hanno venduti anche a 13mila euro).

Le tre ore abbondanti di concerto sono sempre un mantra collettivo, una sorta di rito musicale con una sacerdotessa che scrive canzoni e «la voce non è che il mezzo per narrare quei testi» come ha spiegato tempo fa al New Yorker. Oddio, il concerto è anche un kolossal nella produzione, ha intuizioni scenografiche all’avanguardia e basterebbero i 90 Tir parcheggiati a San Siro per rendersi conto quanto grande sia la cura dell’allestimento.

Però per capire perché Taylor Alison Swift da West Reading, Pennsylvania, sia diventata un fenomeno unico e probabilmente irripetibile non contano tanto le cifre (l’Eras Tour ha incassato oltre un miliardo di dollari, il suo arrivo a Milano ha prodotto un indotto di 176,6 milioni di euro secondo Confcommercio ecc ecc).

Conta il suo rapporto con il pubblico, conta che Taylor Swift sia diventa il divanetto dove si sdraiano le confidenze, i dolori, i sogni piccoli e grandi e soprattutto le frustrazioni della generazione più priva di punti di riferimento della storia. Chi adorava i Beatles (siamo sempre qui), contestava i genitori che non volevano farglieli seguire. Chi adora Taylor Swift, lo fa nella beata indifferenza delle famiglie, della scuola, di tutti.

C’è un rapporto «puro» tra idolo e fan, un rapporto che non è contaminato da risacche ideologiche o da vampate utopiche e va oltre la dinamica pop. Dopotutto anche Taylor Swift è andata oltre.

Prima oltre il country, che è stato il suo primo amore (il singolo Love story dal disco Fearless del 2008 è diventato il brano country più venduto di sempre). È andata oltre le solite categorie promozionali. Nel 2017, poco prima dell’uscita del disco Reputation (bellissimo - ndr), ha simulato un attacco hacker svuotando i contenuti dei propri social network ma poi li ha riempiti all’improvviso di annunci sulla data di pubblicazione. Ed è andata oltre pure alla pandemia, visto che nel 2020 non è sparita ma ha inciso ben due dischi nel giro di pochi mesi, Folklore ed Evermore.

In sostanza Taylor Swift non è soltanto la prodigiosa macchina da soldi di cui si parla in continuazione (è miliardaria dal 28 ottobre 2023) oppure l’«America’s sweetheart», la fidanzatina d’America che rifiuta fotografie troppo osèe e ha sempre rifiutato l’etichetta di «mangiauomini» nonostante abbia avuto relazioni con una bella quantità di uomini pure famosi come John Mayer, Jake Gyllenhall, Harry Styles, Calvin Harris, Tom Hiddleston e Joe Alwyn (poi attaccati o criticati nelle canzoni).

Per la cronaca ora è con Travis Kelce, una marcantonio di quasi due metri superstar del football americano nei Kansas City Chief e giusto da pochi giorni si dice sia pronta una proposta di matrimonio.

Di certo, dopo questo sterminato The Eras Tour che chiude a fine anno, Taylor Swift dovrà per forza reinventarsi perché sarà pure perfetta, come è ogni sera sul palco, ma non si può essere «Person of the year» tutta la vita senza cambiare ogni volta. Time l’ha consacrata nel 2023 (prima donna da sola) celebrando non soltanto il successo discografico ma soprattutto la rilevanza sociale (si è espressa contro l’omofobia, ha donato milioni) e politica (nel 2018 ha anche espresso sostegno a favore di candidati democratici). Per capirci, oggi Trump teme il suo endorsement a favore di Biden e Biden teme che lei lo sbertucci come George Clooney ma è molto probabile che anche questa volta Taylor Swift (282 milioni di followers su Instagram) faccia come a settembre 2023, ossia ricordi ai suoi fan che è soprattutto importante votare e quindi registrarsi al voto.

Fu impressionante: 35mila iscrizioni in pochi minuti.

E allora ecco i perché che sfuggono a chi non è un suo fan.

Il «Codice Taylor Swift» è un manuale di comportamento slegato dalle mode e traducibile in ogni lingua, è insomma la voce credibile di una generazione piena di voci che non dicono nulla.

Nel rumoroso silenzio vacuo di tanta musica, questa ragazza della Pennsylvania riempie gli spazi vuoti nell’animo dei fan. In fondo questo è il segreto del successo che dura davvero, no?

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