Carcere o bazar? Droga, cellulari e profumi a Secondigliano

Le centinaia di pagine delle ordinanze di custodia cautelare emesse dai giudici raccontano ciò che succedeva nella casa circondariale

Carcere o bazar? Droga, cellulari e profumi a Secondigliano

Era un sistema criminale oliato quello messo in piedi nel carcere di Secondigliano a Napoli. Il giorno successivo alla notizia dell’indagine avviata nei confronti di ventisei persone (ventidue finite in carcere e quattro agli arresti domiciliari), tra cui alcuni agenti della polizia penitenziaria, emergono ulteriori particolari raccapriccianti. Nella casa circondariale entrava di tutto, dalle sostanze stupefacenti, ai telefonini, fino ai profumi e agli anabolizzanti, con la compiacenza delle guardie carcerarie che, in cambio di soldi, si preoccupavano anche di cambiare celle e tipo di detenzione ai condannati per attività mafiose.

Una cupola che gestiva una piazza di spaccio all’interno del carcere, sgominata grazie all’inchiesta dei carabinieri del nucleo investigativo. A trasferire fisicamente la droga e gli altri oggetti proibiti nelle celle sarebbero stati quattro agenti della polizia penitenziaria, i quali, in cambio del servizio, incassavano dai 200 ai 300 euro. Le cifre erano molto più alte, fino a 1.200 euro, se si trattava di spostare un detenuto da una cella all’altra, o addirittura fino a 5mila euro nel caso di trasferimento in un’altra casa circondariale.

Pagine e pagine delle ordinanze di custodia cautelare emesse dai giudici raccontano ciò che succedeva nel carcere di Secondigliano. Le indagini dei carabinieri si sono basate anche sulle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia che sono state determinanti per il coinvolgimento degli agenti della polizia penitenziaria. A dare i soldi ai poliziotti corrotti erano le mogli dei detenuti e, in alcuni casi, un parcheggiatore abusivo compiacente. La droga e gli oggetti, nascosti in alcune confezioni di bagnoschiuma, sarebbero stati introdotti clandestinamente da parte dei poliziotti durante le ore notturne.

I detenuti beneficiari del servizio di consegna sono i componenti del clan di camorra campani più efferati. Sulla vicenda, come riporta il Corriere del Mezzogiorno, è intervenuta anche Marta Cartabia, ministro della Giustizia, la quale ha condannato fermamente gli episodi accaduti nel carcere napoletano.

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