Il fiume Sarno e quel concreto pericolo esondazioni

Tra le campagne dell’agro nocerino-sarnese i canali risultano ostruiti e l’acqua ha finito per far raggiungere i piani viabili dei ponti. Ma per la sicurezza idraulica del fiume Sarno bisogna ancora aspettare

Il fiume Sarno e quel concreto pericolo esondazioni

Non è solo uno dei fiumi più inquinati d’Europa. Il Sarno rappresenta anche un pericolo per chi popola il suo bacino idrografico per l’elevato rischio di esondazioni. Tra le campagne dell’agro nocerino-sarnese si riesce ad avere un’idea di quanto sia alta la probabilità che l’acqua possa tracimare dagli alvei. Ci sono canali che risultano completamente ostruiti dal sedime. E la melma ha alzato così tanto i fondali che l’acqua in alcuni punti ha raggiunto il livello dei piani viabili dei ponticelli che permettono di attraversarli. “In passato noi ci passavamo in piedi sotto questo ponte. Ora ci sono due metri di melma”, racconta un contadino, i cui poderi sono attraversati dal Bonaiuto, un piccolo canale artificiale che dovrebbe convogliare l’acqua nel torrente Cavaiola. Oggi il Bonaiuto è stagnante: un tappo di sedime impedisce completamente il suo passaggio nell'affluente del Sarno. “E quando piove ci allaghiamo sempre”, rivelano gli agricoltori esausti. “Io ho dovuto alzare il terreno per continuare a coltivare”, dice uno di loro, che ha un campo coltivato proprio a ridosso del canale. Ora, lì, su quel pezzo di terra sopraelevato c’è una serra con lattuga e altri prodotti da raccogliere che andranno a finire sui banchetti dei mercati. A circondare il suolo ci sono dei piccoli canaletti che dovrebbero servire a far defluire l’acqua nel Bonaiuto. “Invece – racconta il bracciante - succede l’inverso: il canale porta l’acqua nel mio fondo”.

“Manca la manutenzione. Dicono che il fiume è inquinato ma, poi, non vengono a fare la manutenzione”, sbottano gli agricoltori. Le continue esondazioni hanno costretto qualche contadino ad abbandonare dei terreni e le abitazioni in cui alloggiavano in campagna. Giovanni ha dovuto prendere una casa in affitto verso il centro, anche se durante la giornata continua a vivere in mezzo alla sua terra: ha comprato dei sacchi di terreno e con quelli prova ad evitare che l’acqua finisca anche in casa. Ha dovuto poi rinunciare a sfruttare una parte del suo fondo: “Questo terreno era diventato una piscina, inutilizzabile”, dice. Ora è invaso da ciò che resta della sua ultima semina, andata a male a causa degli allagamenti. Il torrente Cavaiola costeggia la sua proprietà. Gli argini sono coperti da canneti e altra vegetazione spontanea. L’acqua si presenta torbida, come è torbida quella del Bonaiuto che, quando esonda, in quello stato va a ricoprire i terreni coltivati. Un danno enorme (oltre che un pericolo) per l’economica locale, per quei piccoli agricoltori che ancora resistono e per il territorio. A causarli non è solo l’assenza di manutenzione. “Il rischio idraulico viene anche dall’impermeabilizzazione del suolo dei territori circostanti, dovuto alla forte urbanizzazione che non è stata accompagnata da una corretta pianificazione urbana”, riferisce Luigi Lombardi, vicepresidente del Comitato Scafati a Difesa del Sarno. “Abbiamo avuto – spiega - fenomeni di consumo di suolo selvaggio, impermeabilizzazioni, e questo determina una richiesta di maggiore portata per il fiume, che è costretto ad accogliere anche le acque meteoriche, che in territorio non cementificato troverebbero altre strade”. “Le acque che provengono dal versante vesuviano, non trovando più la possibilità di essere assorbite in falda, ruscellano. E noi – racconta - abbiamo delle strade, a Scafati, che diventano dei fiumi nei periodi di forti piogge”.

Nel centro di Scafati sono diversi i negozi che all’ingresso dei locali hanno installato delle paratie a causa dei continui allagamenti. E da quando è chiuso il canale Bottaro pare che la situazione sia peggiorata. “Rappresentava uno sfogatoio – dice Francesco Falanga - Si potrebbe mitigare questo problema, almeno nel centro, se – sostiene - si riuscisse a far funzionare la grata in via Cesare Battisti, che è collegata con il Bottaro. Se si dragasse il Bottaro, che attualmente non è funzionante. Rifunzionalizzandolo verrebbero mitigati i problemi di allagamenti del centro”.

Interventi per la sicurezza idraulica del fiume Sarno sono previsti nel Grande Progetto Sarno, ma ci vorranno ancora anni prima dell’avvio delle opere in programma. Intanto, il concreto pericolo esondazioni resta imminente. E la speranza è che, nel frattempo, non si dovrà parlare ancora di tragedie annunciate.

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