Nuovo grave episodio di violenza in carcere ai danni di un agente di polizia penitenziaria, aggredito con violenza da un detenuto durante lo svolgimento del proprio dovere all'interno della struttura carceraria di Poggioreale a Napoli.
Come riportato dalla stampa locale, i fatti si sono svolti durante il pomeriggio di ieri, domenica 12 gennaio, ed a rendersi responsabile dell'attacco è stato un napoletano di 30 anni, ristretto nel cosiddetto padiglione Milano.
A denunciare l'aggressione ed a chiedere per l'ennesima volta urgenti provvedimenti volti a migliorare le condizioni di sicurezza degli agenti impegnati nelle strutturte carcerarie, prima che la situazione possa sfuggire di mano in modo irreparabile, è l'Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria (Osapp).
Stando alle notizie filtrate, il detenuto avrebbe tentato di raggiungere un'area a lui interdetta, reagendo in malo modo nei confronti dell'agente che glielo ha impedito. Una reazione fulminea ed altrettanto violenta, col 30enne che si è avventato come una furia contro l'uomo in divisa, prima spintonandolo con forza e poi colpendolo con calci e pugni.
Non pago, il detenuto avrebbe quindi ulteriormente infierito sul poliziotto, stringendogli le mani attorno al collo con la chiara intenzione di strangolarlo. È stato il pronto intervento da parte di alcuni colleghi accorsi in suo aiuto ad evitare che la situazione potesse ulteriormente degenerare.
Dopo esser stato tratto in salvo dall'aggressione, il poliziotto è infine dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso: per lui una ferita alla testa ed un trauma cranico.
"Solo grazie all'intervento dei colleghi della vittima è stato possibile evitare il peggio", esordisce Luigi Castaldo, segretario provinciale Osapp, come riportato da "Napoli Today".
"Richiamiamo l'attenzione del governo su queste problematiche che potrebbero essere affrontate con successo grazie a taser e jammer, attrezzature tecnologiche che farebbero da deterrente ed eviterebbero eventi critici e gravissimi come quello di qualche giorno fa", ricorda ancora il segretario, "Quando un detenuto ha rischiato la vita per avere ingoiato un microtelefono cellulare per nasconderlo ai controlli. Gesto pericolosissimo scoperto solo grazie a una radiografia in ospedale".
Una situazione allo sbando, come sottolinea in un comunicato anche il segretario generale S.PP. (Sindacato di polizia penitenziaria) Aldo Di Giacomo. "Ci aspettiamo che ci sia solo il morto, tra il personale penitenziario, per scuotere la classe politica che rispetto ai quotidiani e vergognosi fatti che accadono a Poggioreale continua a nascondere la testa sotto la sabbia. È da tempo che come S.PP. abbiamo lanciato il doppio allarme: Poggioreale è una sorta di “zona franca” e, contemporaneamente, il “simbolo” della drammatica situazione di tutto il sistema carcerario italiano che vive uguali problematiche", attacca Di Giacomo.
"L'ultimo gravissimo episodio però va ben al di là della nostra denuncia ed azione di protesta perché non vorremmo che i clan che dettano la “loro” legge a Poggioreale – telefonini e droga “a gogò” - di fronte al crescente atteggiamento di resa dello Stato, si sentano talmente forti da essere convinti di avere “carta bianca” anche per uccidere. Non dimentichiamo che sono in corso indagini sempre all'interno di Poggioreale sulla morte di un detenuto considerata, forse troppo in fretta, un suicidio", racconta il segretario.
"Poggioreale è un carcere dove lo Stato ha fallito", accusa, "Innanzitutto perché anche qui il buonismo porta a una fiducia
generalizzata, con l'ammissione ai programmi di reinserimento sociale e lavorativo ad ogni costo e senza particolari distinzioni di tanti detenuti che si sono macchiati di crimini orrendi, che viene così ripagata".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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