Fu stordita "solo" con l'alcol: dimezzata la pena agli stupratori

La vicenda risale ad alcuni anni fa. Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre del 2016 una donna inglese, in vacanza a Meta di Sorrento con la figlia, fu violentata da alcuni camerieri e baristi

Fu stordita "solo" con l'alcol: dimezzata la pena agli stupratori

Cade l’aggravante della droga e i giudici dimezzano la pena agli stupratori. La Corte d’appello di Napoli motiva la sentenza a carico dei cinque imputati spiegando che la vittima, prima di subire la violenza sessuale di gruppo, fu stordita solo con l’alcol e non con sostanze stupefacenti. La vicenda risale ad alcuni anni fa. Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre del 2016 una donna inglese, in vacanza a Meta di Sorrento con la figlia, fu violentata da alcuni camerieri e baristi dell’Hotel Alimuri dove alloggiava. Antonino Miniero, Fabio De Virgilio, Francesco Ciro D'Antonio, Gennaro Davide Gargiulo erano stati condannati in primo grado con pene dai 7 ai 9 anni e le hanno viste ridurre a 4 anni (tranne Gargiulo, 4 anni e 8 mesi).

Per il quinto imputato, Raffaele Regio, la condanna è scesa da 4 a 3 anni. Come riporta Il Fatto Quotidiano, per i condannati potrebbe scattare presto, per buona condotta, la scarcerazione. L’arresto fu eseguito, infatti, a maggio del 2018. L’episodio fece molto scalpore e finì su tutti i giornali e i servizi televisivi nazionali. Il racconto della donna fu agghiacciante. “Mi sembrava di essermi staccata dal corpo e di assistere dal di fuori a quel che mi stava accadendo”, disse la turista, che denunciò immediatamente l’accaduto, allegando anche foto di due barman che aveva scattato casualmente.

“Nella stanza del personale, dove sono stata portata c’erano diversi uomini nudi, tutti molto giovani. Uno di loro, mi ricordo, aveva tatuata sul collo una corona”, continuò a raccontare. Elementi precisissimi che con la collaborazione tra polizia e personale dell'albergo permisero di identificare le persone che avevano partecipato allo stupro. La maggior parte di loro era già licenziata o si era licenziata. Forse un tentativo di fuggire all'indagine. Ma a inchiodarli furono le tracce di Dna sul corpo della vittima trovate tra le urine e sui suoi capelli. Allora si pensava che la donna fosse stata drogata, ma l’ultima sentenza della Corte d’appello ha fugato ogni dubbio.

Dagli esami tossicologici sui capelli della signora non è emersa la certezza della datazione degli psicofarmaci assunti. La perizia dice "tra il settembre e il dicembre 2016" e la vittima peraltro ha confermato di aver preso quel tipo di farmaci anche in un periodo precedente alla violenza.

Dunque, è caduta l'aggravante - contestata in primo grado a tre imputati - dell'aver sciolto sostanze nei bicchieri. Le motivazioni però ribadiscono che gli imputati erano consapevoli che la vittima "era in una situazione di incapacità" perché aveva bevuto. Da qui la decisione di dimezzare la pena per gli stupratori.

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