Proseguono gli sbarchi nel nostro Paese. Anche a Lampedusa sono ripresi gli sbarchi con il miglioramento delle condizioni del mare. In particolare, come abbiamo avuto modo di appurare monitorando le chat dei trafficanti e dei migranti, continua a essere la Tunisia il porto di partenza preferito. Questo implica inevitabilmente un impegno maggiore da parte dei mezzi e degli uomini della Guardia costiera italiana. In questi giorni il corpo della Marina militare italiana è tornato nel mirino dei buonisti per il caso del motopeschereccio, dichiarato in distress dalle Ong ma non da Malta e delle altre navi nei paraggi. Si pretendeva che i mezzi italiani raggiungessero il mezzo carico di migranti per portarli tutti in Italia come, d'altronde, poi è successo con la nave Ong e la motovedetta.
L'ammiraglio Carlone della Guardia costiera ha sottolineato come, ormai, "è diventata una prassi sempre più frequente" per i nostri uomini e motovedette l'intervento fuori dall'area Sar italiana. "Le nostre unità intervengono quotidianamente a distanze elevatissime dalle nostre coste, in soccorso di imbarcazioni sovraccariche, prive di equipaggio e senza alcuna condizione di sicurezza", ha ribadito l'ammiraglio Carlone. Con la consapevolezza delle difficoltà dei militari, che mettono a rischio la propria vita per salvare quella di chi, nonostante sia consapevole dei rischi di viaggiare in quel modo, soprattutto in condizioni meteomarine difficili, è comprensibile la reazione di stizza davanti alle immagini dei migranti che festeggiano a bordo delle nostre motovedette.
Abbiamo intercettato il video in uno dei social in cui i migranti si scambiano informazioni sulle partenze, in cui vengono organizzate le traversate. In queste settimane di lavoro abbiamo anche imparato a comprendere lo slang utilizzato e sentirli urlare ed esultare "convoglio riuscito" dal ponte della motovedetta d'altura Cp 303 della Guardia costiera italiana, fa un certo effetto. Nessuna vita va lasciata indietro, questo è il principio che muove chiunque operi nelle forze armate e dell'ordine, di qualunque tipo. Ma mettersi scientemente in pericolo e costringere un Paese ad attivare le procedure di emergenza, trasformando i mezzi militari in traghetti per migranti economici, non naufraghi, che mentre l'equipaggio si preoccupa della loro salvaguardia esultano, inviando il video al trafficante che hanno pagato per metterli a bordo di barchini instabili, qualche domanda la fa nascere.
Quello stesso video girato a bordo di un mezzo militare italiano diventa poi uno spot per tutti gli altri, e sono decine di migliaia, se non centinaia, che sono pronti a lasciare l'Africa per l'Italia.
E che si sentono in qualche modo rassicurati da video come questi, perché si crea il loro la certezza che, tanto, una nave italiana li può andare a recuperare. Nel frattempo il nostro Paese collassa sotto il peso dei migranti irregolari, che tolgono energie e sostegno a chi, veramente, è meritevole di protezione internazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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