I portelli aperti, la chiglia sollevata, lo yacht affondato: spunta l'ipotesi dell'errore umano

L'acqua potrebbe essere entrata attraverso i portelli aperti, facendo così affondare rapidamente l'imbarcazione. Saranno importanti anche le verifiche sull'albero e sulla zavorra

I portelli aperti, la chiglia sollevata, lo yacht affondato: spunta l'ipotesi dell'errore umano
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Non solo le avversità meteorologiche: ora si valutano anche i contorni di quello che potrebbe essere stato un errore umano. Così nella tragedia del naufragio di Porticello, a Palermo, spunta l'ipotesi che - se confermata - andrebbe oltre le oggettive difficoltà che si riscontrano nell'affrontare una tromba d'aria. Sono diverse le ipotesi al vaglio della Procura di Termini Imerese sullo yacht affondato: sarà assai complicato portare avanti verifiche e accertamenti, anche perché i tempi - considerando che l'indagine è solo in fase iniziale - non sono prevedibili.

Per Vincenzo Cino Ricci, leggenda italiana della vela, "si tratta di una drammatica sfortuna più che di un errore umano". Ma, nell'intervista rilasciata a La Nazione, è stato interpellato sull'opportunità di navigare in quell'area e ha puntato l'attenzione sulle precauzioni che sono sempre necessarie: "Mio figlio, che è istruttore di vela, stava per partire proprio per la Sicilia in questi giorni. L’ho sconsigliato e lui stesso ha convenuto di rinviare il viaggio. A volte è importante conoscere anche le caratteristiche della zona".

L'ipotesi dell'errore umano

Nelle prossime ore gli inquirenti sentiranno personalmente i superstiti. Il quadro è ancora più incerto anche per il discorso legato al recupero delle salme dei dispersi e l'esecuzione, quasi certa, delle autopsie. Si tratta di atti irripetibili e, stando a quanto riferito dall'Agi, in base alle mosse della Procura si capirà se chi indaga stia puntando solo sull'eccezionalità di un evento atmosferico avverso e del tutto imprevedibile oppure sull'errore umano.

La situazione era certamente complicata e non sono in dubbio le insidie in mare nel corso di una tromba d'aria, ma si potrebbe percorrere anche un'altra strada per mettere sotto la lente di ingrandimento comportamenti che potrebbero far parte di un errore umano. Che potrebbe consistere pure nel non aver previsto o non avere saputo fronteggiare il contesto che non sembra aver provocato alcun danno al veliero.

L'acqua è entrata dai portelli aperti?

La testimonianza di Marco Tilotta, ispettore del Nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco di Palermo, ha colto di sorpresa tutti: lo yacht è "praticamente intatto" e "non presenta squarci, segni di urti". Dunque pare che non vi sia alcun danno evidente. Un racconto che spalanca un interrogativo di fondo: un'imbarcazione così attrezzata e così moderna come può essere affondata velocemente? Ed è proprio sulla rapidità con cui la nave è sparita tra le onde che si aprono scenari (del tutto ipotetici) sul comportamento in quegli attimi concitati.

L'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della Marina Militare, all'Adnkronos ha parlato della possibilità che l'albero altissimo - di fronte a un vento potentissimo - abbia esercitato una leva "talmente forte da fare inclinare la nave fino a mettere in acqua il bordo". E, se davvero non ci sono lesioni sullo scafo, "l'acqua deve essere entrata attraverso dei portelli aperti". A quel punto, con tonnellate di acqua all'interno, lo yacht sarebbe andato rapidamente a fondo. "Se una nave del genere è tutta chiusa e rimane integra, poi si raddrizza e l'acqua non entra. Peraltro su uno yacht come quello, che sicuramente avrà avuto l'aria condizionata, non ci sarebbe motivo di avere portelli aperti", è l'annotazione di De Giorgi.

Yacht instabile per la chiglia sollevata?

Un altro punto su cui bisognerà fare chiarezza è la posizione della chiglia retrattile, controllando se fosse stata o meno sollevata. Un elemento tutt'altro che secondario, visto che la differenza in termini di stabilità è importante. A questo si aggiunge l'osservazione di Paolo Cori - uno dei maggiori esperti al mondo di barche a vela e da regata - secondo cui "la proporzione fra l'altezza dell'albero, oltre 72 metri dalla linea di galleggiamento, e la lunghezza della barca, di 56 metri, era un po' troppo elevata per una barca da crociera seppur pesante ma con un basso potere di raddrizzamento trasversale relativo".

Con una chiglia di nove metri, aggiunge il progettista di superyacht, "forse la Bayesian si sarebbe inclinata ma senza ribaltarsi". Sarà altrettanto cruciale verificare l'eventuale presenza di oblò aperti sullo scafo o vetrate del salone che si sono rotte. Non solo: l'esperto ha posto l'attenzione sul fatto che il record di albero di alluminio più alto del mondo è un fattore che in alcune situazioni può rivelarsi addirittura peggiorativo.

"Con un albero di notevoli dimensioni e grande presa al vento e due girafiocchi a prua e uno a trinchetta, cilindri che offrono una grande resistenza al vento, con venti presumibilmente ad oltre 100 km/h è come se la barca avesse avuto quasi le vele aperte. Era praticamente impossibile evitare il ribaltamento", ha spiegato Cori. Che ha rimarcato come le moderne barche con un solo albero abbiano un'immersione maggiore e la zavorra concentrata alla massima immersione: "Ma nella Bayesian la zavorra non era concentrata in profondità e la parte immersa era solo il 15%, forse un po' poco. È come se un aeroplano avesse un'ala ridotta".

"Naufragati in 3-5 minuti"

Parlando al programma Newsnight della Bbc, Fabio Genco ha parlato di "scene apocalittiche" mentre i sopravvissuti cercavano i dispersi. "Circa cinque minuti, da tre a cinque minuti, dal momento in cui la barca è stata sollevata dalle onde del mare fino a quando è affondata", ha fatto sapere il responsabile della centrale operativa del 118 che ha prestato le prime cure ai 15 sopravvissuti.

La sua preoccupazione principale era prestare soccorso alla piccola Sophia, che era a bordo, nel caso avesse ingerito acqua salata. "La parola che la madre e tutti i feriti continuavano a ripetere era 'oscurità' durante il naufragio".

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