Bastano le dita di una mano per contare le sedie vuote alla presentazione del premio Almerigo Grilz, reporter ucciso in Mozambico il 19 maggio 1987, nella sala Manzoni al palazzo delle Stelline di Milano. Con quarant’anni di ritardo viene esercitato il diritto alla memoria. Diritto per troppi anni negato perché Almerigo, giornalista e reporter di guerra che nella vita ha dimostrato un immenso coraggio documentando la crudezza dei conflitti, aveva fatto scelte di vita e politiche “sbagliate”. Ma sbagliate per chi? Per le persone "per bene" che hanno costretto all’oblio il suo ricordo pubblico.
“La sua memoria, per tutti questi anni, è stata custodita dai suoi colleghi, come Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, e da tutte le persone che hanno condiviso la sua passione - come ha spiegato Toni Capuozzo- Quella memoria forte che era stata bannata dal sacrario dei giornalisti cauti. Come si può arrogarsi il diritto di dare valore ad una morte in modo arbitrario?”.
Toccante il ricordo di Grilz, sui campi di battaglia, condiviso da Biloslavo e Micalessin. Tra i numerosi presenti alla presentazione il presidente del Senato Ignazio La Russa, il Capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo, Carlo Fidanza, il deputato milanese Fdi Riccardo De Corato e l’assessore di Regione Lombardia alla Cultura Francesca Caruso.
Un modello a cui ispirarsi, lo ha definito La Russa sottolineando quanto coraggio e coerenza ci vogliano nel perseguire i propri ideali e nel combattere per i valori in cui si crede nonostante si venga additati come dalla parte sbagliata, “perché noi siamo sempre dalla parte sbagliata per antonomasia".
“Sono persone come Almerigo Grilz e Sergio Ramelli, anche se il paragone è improprio – ha affermato il Presidente del Senato - che hanno aiutato quelli della mia parte politica a non tirarsi mai indietro, perché se hai una passione non puoi ragionare troppo su quanto ti convenga o quanto no: se è una passione vera, se è un valore in cui credi, mettilo pure davanti a te, a costo di trovare una pallottola, vera o simbolica, che ti fermi".
Ha pesato, invece, come un macigno l’assenza, durante la serata, di un rappresentante dell’ordine dei giornalisti. Mancanza che sottolinea, ancora una volta, la volontà politica di voler non ricordare Grilz. Volontà già chiaramente espressa dalla scelta di non dedicare una lapide commemorativa all’esterno della sede dell’ordine dei giornalisti di Trieste. Questo accanimento nei confronti del ricordo del reporter è stato definito da Micalessin “Damnatio memoriae, che, diversamente, non ha colpito i giornalisti di sinistra”.
E così, finalmente, anche se con estremo ritardo, come è accaduto spesso per la memoria di caduti di destra, da oggi Almerigo Grilz e la sua memoria escono dall’oblio: tra un anno verrà consegnato il premio in sua memoria al giornalista, under 40, che documenti scenari di guerra con contenuti scritti, foto o video seguendo i passi di quello che fu, usando le parole di Capuozzo, un precursore dei video reportage di guerra.
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