"Righello", il factotum della Gintoneria che Lacerenza considerava suo "figlio"

L’ordinanza del gip: "Fattiva collaborazione nell’attività di sfruttamento della prostituzione e cessione di stupefacenti"

"Righello", il factotum della Gintoneria che Lacerenza considerava suo "figlio"
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Che rapporto c’era tra Davide Ariganello, alias «Righello», 27 anni, e Davide Lacerenza, detto il «Mosè dello champagne», 59 anni? Al di là del lavoro in Gintoneria, un legame padre-figlio. Grazie a Lacerenza, Ariganello fa la bella vita, ma si percepisce che, per quest’ultimo, Davidone è un mito, un modello di vita col piede costantemente sull’acceleratore che Lacerenza è orgoglioso di insegnare al suo giovane braccio destro che arriva a definire «mio figlio», mentre “Righello” ricambia con baci carichi di genuina riconoscenza. Ma questo aspetto «romantico» non può interessare la procura milanese che dal 4 marzo li ha messi invece agli arresti domiciliari (idem per Stefania Nobile) con l’accusa di sfruttamento della prostituzione, spaccio di stupefacenti e autoriciclaggio: roba da non meno di 10-15 anni di carcere.

Nella valanga di video postati sui social da Lacerenza, la figura di Ariganello è una presenza costante: è lui lo sciabolatore più esperto del locale in via Napo Torriani n.15, dove lo champagne scorreva a fiumi; è «Righello» che stappa le bottiglie di vino più costose ordinate da polli ben felici di farsi spennare. Ma questi non sono certo reati. A farlo finire in manette è stato invece il suo presunto ruolo nel traffico di «pacchetti» a base di alcol, cocaina ed escort.

Si legge nell’ordinanza del gip: «Lacerenza, nello svolgimento dell’attività di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione all'interno dei locale, si avvale della fattiva collaborazione di Ariganello. Lo stesso infatti gestisce anche direttamente i clienti che vogliono usufruire del privé e paga le ragazze che lavoravano per la Gintoneria/Malmaison».

Agli atti dell’inchiesta ci sono telefonate significative. In una «Ariganello fa presente che il costo per accedere al privé è di 1.000 euro a testa e, alla richiesta del cliente su quali servizi oltre agli alcolici fossero ricompresi in tale prezzo, lo stesso risponde: "entri e spendi per 5 K, scegli tu", senza specificare quale tipologia di servizi siano ricompresi nel prezzo oltre le bottiglie ma facendo intendere che vi siano ulteriori tipi di servizi». Annotano gli inquirenti: «...si comporta alla stregua di un datore di lavoro, infatti (rivolgendosi a una escort ndr) prima le chiede se ha terminato la prestazione (evidentemente la stessa si è intrattenuta nel privé con qualche cliente) e dopo le dice di passare in Gintoneria il giorno successivo per ritirare il proprio compenso ("ci vediamo domani ce li ho io, tutto a posto, tranquilla")».

Ariganello si rivela un ottimo factotum e - scrive il gip «il suo interessamento nel buon funzionamento del privé emerge anche da una telefonata nella quale chiede a Lacerenza informazioni in merito alla presenza di escort da inviare all'interno del Malmaison al fine di preparare l'accoglienza di un cliente in arrivo», mentre in un’altra occasione «parla con Lacerenza in merito all'accesso di tre escort che vorrebbero accedere all'interno del privè». Circostanza utile a «rilevare come avviene il passaggio degli avventori e delle escort dalla Gintoneria alla Malmaison» e fa emergere «un certo potere decisionale da parte di Ariganello nel gestire i clienti, che viene avallato da Lacerenza ("per me sono un peso, però se tu vuoi, sei mio figlio")».

Inoltre: «In occasione di un'influenza di Lacerenza, Ariganello organizza nella stessa serata sia un delivery a casa di C. Cristian, sia "un tavolo pesante" alla Malmaison procurando a tre ragazzi di Modena tre escort». Gli inquirenti sottolineano: «nello specifico G. M. contatta Ariganello per comunicargli che sta arrivando insieme a due suoi amici (identificati a seguito della storia instagram pubblicata da Ariganello). Ariganello chiede se vogliono tre ragazze (“chiamo tre cavalle?“) e G. M. risponde affermativamente, domandando se tra queste ragazze ci fosse la possibilità di avere tale Denise (“Denise c'è“?). Richiesta alla quale Ariganello risponde affermativamente (“sì, te la posso chiamare, la bionda, la pugliese? Te la chiamo io“)».

Però non c’è solo la prostituzione al centro degli optional offerti dalla Gintoneria, in più circostanze infatti Lacerenza e Ariganello - precisa il gip - «si confrontano sulle modalità di offerta e cessione dello stupefacente, tra cui la grande novità della cosiddetta "cocaina rosa"».

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