Stefania Nobile, tesoriera della "Ginto" e il giallo del viaggio albanese in Lamborghini

L’ordinanza del gip: "In occasione di un viaggio Lacerenza allude a 80 milioni di euro in contanti in banca"

Stefania Nobile, tesoriera della "Ginto" e il giallo del viaggio albanese in Lamborghini

In tema di «Eminenza Grigia» - senza scomodare la biografia di Padre Giuseppe da Parigi (al secolo François Leclerc du Tremblay, consigliere del Cardinale Richelieu) - ma limitandoci al ruolo di Stefania Nobile nella Gintoneria di via Napo Torriani a Milano, potremmo dire che la definizione del Devoto Oli ben si attaglia alla figura della figlia di Wanna Marchi: «Personalità molto influente che consiglia e aiuta altre persone a prendere decisioni»; più o meno quanto sinterizza con fredda prosa giudiziaria l’ordinanza di custodia cautelare che ha portato Nobile agli arresti domiciliari nell’inchiesta sul locale di Davide Lacerenza (pure lui ai domiciliari dal 4 marzo così come Nobile, sua ex fidanzata e attuale socia in affari, oltre al terzo indagato: Davide Ariganello, alias «Righello», factotum e braccio destro del Lacerenza, detto «King»).

Le ipotesi di reato formulate dai pm vanno, com’è ormai noto, dallo sfruttamento della prostituzione allo spaccio di droga fino all’autoriciclaggio. Ed è soprattutto su quest’ultimo presunto illecito che la procura ha individuato in Stefania Nobile uno snodo fondamentale, tentando di capire come e dove sia finito il «tesoro della Gintoneria» (nelle intercettazioni si favoleggia di «80 milioni»). Sotto la lente degli inquirenti sono finite così le numerose trasferte della donna in Albania, teatro di una frenetica compravendita di locali analoghi alla Gintoneria. Agli atti, tra l’altro, ci sono svariati video di lei e la madre registrati col telefonino di Stefania e postati sui social; esattamente come faceva Lacerenza, sfornando decine di «short» (filmini di pochi minuti) immessi quotidianamente in rete. E così, pure nel caso di Stefania Nobile, il web si è rivelato per gli investigatori un prezioso alleato.

«Sebbene Stefania Nobile formalmente figurasse come dipendente della Ginto Eventi S.r.l., in realtà amministrava e gestiva il locale unitamente a Lacerenza - si legge nell’ordinanza -. Mentre quest'ultimo si occupava dell'organizzazione del locale, di fatto poi la gestione contabile era di appannaggio della Nobile. Lo stesso Lacerenza nelle conversazioni intercettate riconosceva a Stefania un ruolo fondamentale, perché era lei a vedersela con i commercialisti e con gli avvocati, a seguire i lavori di ristrutturazione, a curare quindi la parte economica ed amministrativa del locale». Ma non solo. Nobile era sempre sul chi va là per controllare, anche tramite le telecamere di cui la Gintoneria era disseminata, i comportamenti borderline di Lacerenza (in un’occasione - lo si evince da un’intercettazione - Davide fu pesantemente redarguito da Wanna Marchi perché non si era fatto scrupolo di sniffare cocaina davanti a lei). Una repulsione per gli stupefacenti che accomunava pure la figlia Stefania ben conscia che continuando in quell’andazzo «sarebbe finita male per tutti». Un sesto senso comprensibile alla luce dei trascorsi carcerari del duo Nobile-Marchi, a lungo in galera per le note vicende truffaldine. Acqua passata. Una volta tornata libera, Stefania (che dalla madre ha di certo mutuato il piglio imprenditoriale) si è rilanciata sul mercato come manager della Gintoneria in tandem con Lacerenza. Affari a gonfie vele. Tenore di vita altissimo. Volgare ostentazione di ricchezza. Atteggiamenti da parvenu, soprattutto lui: da fruttivendolo a ferrarista che lava i cerchi della fuoriserie con spruzzi di champagne. Ma c’è, fra i due, una differenza sostanziale: mentre Lacerenza, senza Nobile, non sarebbe mai stato nessuno; Nobile, senza Lacerenza, sarebbe sempre stata Stefania Nobile, con quello che di bene (poco) e di male (tanto) ciò comporta.

L’ordinanza valuta il diverso peso specifico della coppia: «La circostanza che la Gintoneria fosse gestita da entrambi emerge negli scambi di conversazione intercettati tra i due. Infatti, dal momento che Stefania non trascorreva tutta la notte alla Gintoneria, Davide Lacerenza aveva l'abitudine di aggiornarla di ciò che accadeva al suo interno e soprattutto le comunicava l'incasso, tanto è vero che quando questo era particolarmente rilevante, per la presenza di clienti facoltosi al quale Davide vendeva il cosiddetto “pacchetto“, era Stefania a suggerire come annotare la contabilità, a ricordargli che doveva fare degli scontrini per giustificare le uscite ovvero qualche storia su instagram che documentasse perlomeno la consumazione di bottiglie di pregio».
Il gip sottolinea poi che «Stefania oltre ad avere la procura ad operare sui conti correnti della società (due dei quali aperti all'estero), ne utilizzava anche le carte di credito, come hanno confermato gli accertamenti bancari». Come dire: il denaro (per stessa ammissione della Nobile e di Lacerenza) veniva gestito dalla figlia di Wanna Marchi. A tal proposito gli investigatori sono convinti che ci fosse un importante flusso di riciclaggio finanziario lungo l’asse Italia-Albania: «Si segnalano le storie pubblicate sul profilo ufficiale Instagram di Nobile Stefania, in relazione alle quali è la stessa Nobile a dichiarare apertamente di essersi recata a Tirana per lavoro, al fine precipuo di "rilevare un nuovo locale". Nel corso del predetto soggiorno, madre e figlia sono state accompagnate da R.A. cittadino calabrese trasferito in pianta stabile in Albania».

Evidenzia il gip: «Il tema della frequentazione e degli investimenti in Albania dei profitti dell'attività imprenditoriale è uno degli argomenti spesso affrontati, o quanto meno citati, sia nelle intercettazioni che nel corso delle storie pubblicate da Lacerenza, Nobile e la madre tramite social; tra le tante, si rimanda alla storia Instagram "postata" da Lacerenza in data 02.04.2024, il quale, nel preannunciare l'ennesimo viaggio della Nobile e della Marchi in Albania (questa volta della durata di 24 ore in Lamborghini Urus), allude a fantomatici "80 milioni di euro in contanti in banca", ammontare a loro direttamente riconducibile».

Di questa somma enorme finora sono stati rintracciati solo pochi spiccioli: la caccia al maxi bottino, probabilmente, risulterà vana.

(2. Continua)

Qui la prima puntata: Lacerenza “tradito” dai suoi video postati in rete

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