La Ong recupera i migranti (lontano) e pretende un porto in Sicilia (vicino)

Ennesimo recupero in mare di un barchino di migranti ed ennesima polemica per un porto lontano: per la Ocean Viking il prossimo sbarco sarà a Ortona

La Ong recupera i migranti (lontano) e pretende un porto in Sicilia (vicino)
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Un intervento effettuato a "8 ore di navigazione dalla Sicilia" e da Malta diventa per la Ong motivo valido per ottenere un porto vicino per lo sbarco successivo. L'autorità italiana ha assegnato, invece, una banchina nel porto di Ortona in Abruzzo alla nave norvegese Ocean Viking. Una decisione che le organizzazioni non governative continuano a contestare all'Italia ma che le istituzioni preposte del nostro Paese possono assumere nell'interesse massimo della sicurezza dell'Italia.

L'intervento è avvenuto nell'area di ricerca condivisa dall'Italia e da Malta, pertanto esiste già un elemento sul quale contestare il solito punto: perché non premere i confini maltesi, così come si premono quelli italiani? Domanda alla quale spesso le opposizioni tentanto di rispondere con argomentazioni molto deboli, tra le quali l'impossibilità di Malta di farsi carico di un numero elevato di migranti, visto che si tratta di uno Stato piccolo. Ma una giustificazione simile, nello specifico caso, non può reggere, visto e considerato che Ocean Viking viaggia con a bordo appena 35 migranti.

Eppure, la destinazione finale, quella alla quale le Ong puntano, resta sempre l'Italia. O meglio, vorrebbe essere la Sicilia per queste organizzazioni, per evidenti ragioni economiche. Quello a cui puntano, e ormai è evidente a tutti, è ad avere un porto nella Sicilia meridionale da cui partire di volta in volta per fare la spola con le acque internazionali. Una volta portati a terra i migranti recuperati, tornare in mare in un ciclo continuo che permetterebbe loro di risparmiare ingenti capitali.

È una pressione continua quelle delle Ong, che è impossibile non connotare da un punto di vista politico. Quella della flotta civile, che è sostenuta dalle solite sigle che ora sono all'opposizione, è una battaglia ideologica condotta contro il governo. Mentre da una parte ci sono le autorità che provano a gestire il fenomeno migratorio, riducendo l'illegalità e i morti in mare, le navi delle Ong proseguono imperterrite nel portare nel Paese soggetti di cui non si può tracciare la precedente provenienza con certezza e che risultano anche difficili da rimpatriare, in quanto dai Paesi di origine, spesso, si rifiutano di collaborare. Forse sanno qualcosa che l'Italia non sa.

Ma al di là di questo, quel che emerge ancora una volta è la precisa e chiara volontà di queste organizzazioni di puntare sull'Italia e di pretendere dal nostro Paese un'agevolazione per quella che è una pratica che da certi punti di vista ha tratti non legali.

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