Sesso in carcere col partner, ecco le nuove regole

Il Dap accoglie la sentenza della Consulta: colloqui intimi per due ore con porta non chiusa. Ecco chi sarà escluso

Sesso in carcere col partner, ecco le nuove regole
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Anche il detenuto ha diritto ai rapporti intimi con il partner in carcere. Il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria ha accolto il pronunciamento della Corte Costituzionale 10/2024 sul diritto all'affettività e ha stabilito alcune regole. I colloqui intimi in carcere saranno concessi nello stesso numero di quelli visivi fruiti mensilmente e avranno durata massima di due ore. Ad usufruirne potranno essere soltanto il coniuge o la persona stabilmente convivente, si legge nelle linee guida firmate oggi dal capo del Dap Lina Di Domenico e trasmesse ai direttori degli istituti penitenziari per stabilire termini e modalità di esplicazione del diritto all'affettività e individuarne i destinatari.

La camera degli incontri, arredata con un letto e annessi servizi igienici e senza la possibilità di chiusura dall'interno, sarà sorvegliata soltanto all'esterno da personale di Polizia penitenziaria adeguatamente equipaggiato per il controllo dei detenuti e delle persone ammesse ai colloqui intimi nonché per l'ispezione del locale prima e dopo il colloquio intimo. La biancheria necessaria (asciugamani, lenzuola o altro), prevede la circolare, "sarà portata al colloquio direttamente dalle persone autorizzate al colloquio intimo" e sottoposta anche a controllo.

Secondo i dati del Dap i potenziali beneficiari sono circa 17mila detenuti, esclusi quelli sottoposti a regimi detentivi speciali previsti dagli articoli 41-bis e 14-bis dell'Ordinamento penitenziario (per ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell'ordine e della disciplina), quelli che hanno usufruito almeno di un permesso nell'anno di riferimento e quelli che hanno commesso almeno una infrazione disciplinare (che non potranno usufruirne prima di un periodo non inferiore a sei mesi).

Esclusi i detenuti sorpresi con sostanze stupefacenti, telefoni cellulari od oggetti atti a offendere. Saranno i provveditori a individuare le strutture penitenziarie dotate di locali idonei e adottare le misure organizzative necessarie per garantire l'esercizio di tale diritto anche in altri istituti della regione diversi da quelli dove si trova il detenuto o eventualmente adeguare locali per garantire privacy e sicurezza e che le visite intime non avranno una frequenza prestabilita uguale per tutti, ma saranno valutate individualmente, anche in base alla capienza e alle risorse dell'istituto.

Esulta Antigone, la Ong che si occupa dei diritti dei detenuti, secondo cui il provvedimento del Dap arriva dopo i ricorsi di tre tribunali di sorveglianza su "un diritto fondamentale - sottolinea Patrizio Gonnella,

presidente di Antigone - da esercitare anche durante la detenzione. Abbiamo bisogno di promuovere un modello detentivo che sia più umano e che guardi alla Costituzione per costruire reali percorsi di reinserimento sociale".

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