Milano - Non si è ancora spenta l'eco per l'assegnazione del premio Nobel per la Pace al dissidente cinese Liu Xiaobo. Ma in Cina ben pochi hanno appreso la notizia. Il governo ha censurato ogni possibile fonte d'informazione: i mezzi d’informazione cinesi hanno continuato a rispettare la consegna del silenzio. Nessuna notizia dai tg della tv di Stato, la Cctv, che al contrario nei giorni scorsi hanno riportato con rilievo le assegnazioni degli altri premi Nobel. Ricercare su Internet le parole "Nobel" o "Liu Xiaobo" è impossibile e i tentativi provocano un blocco del collegamento che si protrae per alcuni minuti. Blogger e internauti cinesi rimediano la cosidetta "grande muraglia di fuoco" della censura, inserendo perifrasi come "la parola proibita" al posto del nome del dissidente. Pochi commenti comparsi per pochi minuti su alcuni blog erano favorevoli a Liu Xiaobo, mentre hanno taciuto i normalmente molto loquaci internauti nazionalisti.
La stampa di regime Tra i giornali solo il Quotidiano del Popolo e il Global Times, nelle loro edizioni in inglese, si occupano del tema. Mentre il giornale del Partito Comunista cinese si limita a riportare il comunicato diffuso ieri dal ministero degli esteri nel quale la vittoria di Liu viene definita "un’oscenità", il Global Times pubblica un lungo editoriale. Il giornale afferma che "una volta ancora, il comitato per il Nobel ha dimostrato la sua arroganza contro un Paese che ha fatto negli ultimi tre decenni progressi rimarcabili in campo economico e sociale". Per il giornale al comitato "piacerebbe vedere la Cina divisa da una guerra ideologica e magari disintegrata come l’Unione Sovietica".
Attivisti fermati Decine persone impegnate per i diritti umani sono in stato di fermo o sono "irrintracciabili". Uno degli attivisti, Qi Zhiyong, ha raccontato all’agenzia tedesca Dpa che la polizia l’ha tenuto di fatto agli arresti domiciliari. "Volevo uscire per festeggiare (il premio), ma la polizia me l’ha impedito", ha raccontato. "Oggi -ha proseguito - mi autorizzano solo ad andare a prendere mia figlia a scuola". Qi ha perso una gamba nel corso della repressione contro i manifestanti di piazza Tien An Men, nel 1989. E
L'avvocato di Xiaobo Teng Biao, l'avvocato del premio Nobel, sul suo account di Twitter ha raccontato di essere stato fermato da tre agenti della sicurezza a Pechino mentre si stava recando a incontrare un giornalista. Secondo il suo racconto, gli agenti lo hanno infilato a forza in una macchina e portato via. Due ore dopo, riferisce ancora la Dpa, il suo telefonino squillava senza risposto, muto anche il suo account su Twitter. Altri attivisti hanno cercato di contattare il dissidente Wang Lihong e circa altri 20 dissidenti arrestati la notte scorsa mentre stavano festeggiando il Noble. Tra loro risultano l’avvocato Zhao Changging e Liu Jingsheng, un dissidente che prese parte alle dimostrazioni del 1989 e che ha poi passato otto anni in carcere. I telefoni di Wang, Changging e Liu Jingsheng sono tutti spenti.
Altri irrintracciabili Nessuna possibilità di contattare anche Liu Shasha, un altro dei firmatari della Carta 08, cui aveva aderito il premio Nobel Liu Xiaobo. Inoltre un altro noto avvocato per i diritti umani, Pu Zhiqiang, ha riferito di aver litigato con la polizia che gli ha vietato di lasciare casa sua per la giornata di oggi. China Human Rights Defenders, un’associazione per i diritti umani basata a Hong Kong, ha citato altri 10 attivisti a Pechino e in altre città fermati o almeno minacciati dalla polizia dopo l’annuncio del Nobel. La stessa associazione cita informazioni non confermate secondo cui la polizia avrebbe fermato anche tre studenti che avevano alzato dei cartelloni a sostegno di Liu Xiaobo sulla piazza Tienanmen a Pechino.
Scomparsa la moglie di Xiaobo Xia Xiaobo, molgie del premio Nobel, "è scomparsa". È quanto ha denunciato all’Associated Press il legale dei Liu, Shang Baojun. Il telefono cellulare della donna risulta spento.
La libertà di movimento della moglie di Liu era stata già ridotta alla vigilia dell’annuncio del Nobel, quando la polizia aveva cercato di allontanarla da Pechino, offrendole di visitare in carcere il marito. La donna aveva poi programmato una conferenza stampa per ieri, ma la polizia non le aveva permesso di lasciare il suo appartamento. Oggi avrebbe voluto far visita al marito, per dirgli del premio Nobel vinto.
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