Cari amici,
credo che sappiate di avermi fatto un dispetto. Perché da birichini avete fatto addirittura un convegno sul «berlusconismo» che non si doveva fare, e in più avete insistito per invitarmi a concluderlo, insomma mi avete preso come il de cuius della situazione, me, una persona che in tutta la sua vita ha aborrito gli «ismi», perché tutto ciò che butta in «ismo» suona come l'identificazione di un'ideologia, a partire dai più feroci «ismi» del secolo scorso, il nazismo e il fascismo (ormai sepolti) e il comunismo, purtroppo ancora ben vivo. E che in Italia, come in Cina e come in altri Paesi sfortunati, è oggi ancora al governo.
Comprendo la provocazione. La sinistra ha cercato e cerca ancora di demonizzare me, ma anche voi che avete dato corpo, insieme a me e a tanti altri, al nostro movimento politico, e cerca addirittura di diminuire e dileggiare chi ci dà il suo consenso nelle urne e nelle piazze. La parola chiave di questa demonizzazione è stata, è, appunto, «berlusconismo» inteso, secondo le sinistre, come la somma di tutto il peggio che la società italiana possa esprimere.
Ho accolto così la vostra provocazione e ho accettato di intervenire per rilanciare al mittente le accuse che ci vengono rivolte. Voglio cominciare da quella che oggi mi pare più diffusa, più alla moda tra i commentatori di cose politiche: il populismo.
Noi, schieramento, fronte della libertà, non saremmo democratici perché siamo «populisti», perché invece di esercitare raffinate mediazioni tra il popolo e il potere siamo soliti rivolgerci direttamente ai cittadini e non invece al ceto politico e intellettuale, il solo, secondo loro, in grado di interpretare autenticamente la politica e la democrazia.
Mi permetto di ricordare che secondo la nostra Costituzione la sovranità appartiene al popolo, ai cittadini, che vengono prima dei partiti, vengono prima dei sindacati, vengono prima delle lobby, vengono prima dei gruppi di interesse.
Mi permetto di osservare che chi ci accusa di populismo pratica invece l'antidemocratico esercizio dell'elitismo, nell'arrogante convinzione che chi appartiene all'élite sia superiore al popolo che invece, per loro, è sempre tendenzialmente «il popolo bue».
(...) La sinistra ha finora usato il termine «berlusconismo» solo come l'espressione di un'anomalia: è un'anomalia il magnate, l'oligarca, il populista, il dittatore, il caimano e via su questa linea. Come diceva Sciascia, la cui opera sottolineo e consiglio, «prima li chiacchierano, e poi dicono che sono chiacchierati». Così, prima hanno inventato su di me e su di noi ogni genere di falsità, poi le hanno diffuse a piene mani sui loro giornali e tra i loro militanti e, infine, le hanno spacciate per verità oggettive. (...)
Il 26 gennaio del 1994, esattamente 13 anni fa (oggi è il 27 gennaio), con la mia discesa in campo e con la nascita di Forza Italia e del Polo delle Libertà, per la prima volta in Italia si è concretizzata una democrazia dell'alternanza fra opposti schieramenti. (...) Dopo la distruzione per via giudiziaria dei partiti che avevano retto il Paese per oltre cinquant'anni, quali forze politiche erano rimaste in piedi? Solo quelle della sinistra. Si era programmato e si stava preparando un vero e proprio regime, altro che alternanza. Sarebbe stata la fine della democrazia. Grazie a noi, grazie a tutti noi si è evitata all'Italia questa sciagura. È questo che la sinistra non mi ha mai perdonato e non ci ha mai perdonato. Il loro rapporto con noi è stato sempre segnato dal desiderio di vendetta. Un desiderio che non si è ancora placato...
Tuttavia, malgrado i reiterati tentativi di distruggerci e di sabotare il rinnovamento politico e istituzionale, basti ricordare l'agguato al nostro primo governo e gli infiniti processi contro di me, non sono riusciti a fermarci. Oggi siamo un'alternativa definitiva e forte alla sinistra. Siamo una forza popolare che ha governato bene per cinque anni, cinque difficili anni, e che solo a causa di una sciagurata notte di spogli e di brogli, si è vista negare una nuova, meritata affermazione. Democrazie recenti hanno avuto la possibilità di ricontrollare i voti.
(...) La seconda grande trasformazione dell'Italia è stata, appunto, la creazione del centrodestra, uno schieramento, un fronte che non era mai esistito in tutta la nostra storia e che, nel 1994, ha dato vita al primo governo scelto direttamente dai cittadini.
(...) Noi abbiamo gettato quel seme del «nuovo», necessario alla modernizzazione del Paese, sul terreno fertile della nostra antica storia. Abbiamo fatto crescere un albero grande, forte di antiche radici ma capace di nuovi frutti.
Così abbiamo avvicinato l'Italia alla modernità politica occidentale, ed abbiamo anche restituito alla dialettica democratica quell'elettorato di destra che era stato sempre escluso dal cosiddetto «arco costituzionale».
Allo stesso modo abbiamo saputo condividere ed incanalare la spinta federalista del nord a cui aveva dato corpo la Lega Nord, un'istanza di libertà e di autogoverno che si fonde e coincide con quella grande regola di democrazia e di libertà che è il principio di sussidiarietà e che ci ha portato ad approvare la «prima vera riforma dello Stato» in senso federale.
(...) Prima della nascita dell'alleanza di centrodestra, cattolici e laici combattevano su barricate opposte: noi abbiamo determinato il superamento di questa anacronistica realtà che durava addirittura da Porta Pia.
(...) Ancora: prima del nostro avvento solo pochi e coraggiosi osavano dirsi «liberali». Oggi, al contrario, il liberalismo è diventato il punto di riferimento di molti.
Addirittura alcuni esponenti della sinistra, e tra loro anche antichi, abituali turisti moscoviti, oggi sostengono di essere liberali, anzi, di essere gli unici autentici liberali. (...) Voglio anche ricordare il cambiamento fondamentale che, a nome di tutti i cittadini, abbiamo realizzato in Italia. Abbiamo imposto a tutti una nuova moralità della politica, abbiamo imposto ai partiti la logica, l'obbligo del «programma di governo», abbiamo restituito dignità ai cittadini elettori e credibilità alla stessa politica.
Prima della nostra discesa in campo i cittadini non sapevano quasi nulla di ciò che i partiti, una volta al governo, avrebbero cercato di realizzare e così non erano in grado di prevederne l'azione, non potevano poi neanche giudicarne l'operato.
Oggi, grazie a noi, sono ormai gli stessi elettori ad esigere chiarezza e precisione nella formulazione del programma. Da noi come dalla sinistra. Questo è un grande passo in avanti, sia per la trasparenza della politica, sia per l'esercizio della sovranità popolare. Vi ricordate come i soloni della sinistra mi deridevano quando in televisione illustravo con puntigliosa precisione il nostro programma, quando sottoscrivevo i cinque punti del nostro contratto con gli elettori o quando elencavo le grandi opere che avremmo messo in cantiere? Ricordate i loro insulti? Demagogo, piazzista, venditore di tappeti, populista, arruffapopoli. Al contrario, stavo legittimando, di fronte a tutti, la nuova sovranità dei cittadini, la sovranità del popolo.
(...) Infine, ma non per ultimo: abbiamo ridato forza e prestigio alla tradizione atlantica dell'Italia e, per la prima volta, adottando una politica estera chiara e leale, siamo riusciti a fare del nostro Paese un protagonista della scena internazionale, un protagonista ascoltato e rispettato.
(...) Quando ebbi il privilegio di parlare al Congresso degli Stati Uniti, ad applaudire con entusiasmo e commozione l'Italia, che io rappresentavo, c'erano tutti i rappresentanti del Congresso, sia i repubblicani che i democratici, uniti nell'omaggio alla nostra rinnovata amicizia.
Durante il nostro governo abbiamo anche ricordato a tutta l'Europa ciò che i nostri padri fondatori, da Adenauer a De Gasperi, ci avevano insegnato: e cioè che non può esistere un vero europeismo vissuto in contrapposizione all'atlantismo, quell'atteggiamento che la sinistra italiana e parte di quella europea vorrebbero ancora oggi imporre all'Unione.
(...) Una divaricazione o peggio una contrapposizione tra gli Stati Uniti e l'Europa non avrebbe alcuna giustificazione e comprometterebbe la sicurezza e la prosperità del mondo intero.
Anche la nostra amicizia, la nostra vicinanza ad Israele ha rappresentato una novità rispetto alla precedente ambigua politica mediorientale. Questa vostra vicinanza non è stata dettata solo da ragioni culturali ma anche da una precisa scelta geopolitica: ogni attacco ad Israele, infatti, è destinato ad essere prima o poi un attacco all'Europa e all'Occidente. Difendendo Israele, l'unico vero avamposto della democrazia in Medio Oriente, noi difendiamo noi stessi, perché facciamo parte dello stesso universo di valori. Siamo parte di un'unica civiltà.
Vediamo, invece, cosa sta succedendo con questa sinistra al governo. Stiamo addirittura rischiando un incidente con gli Stati Uniti perché una parte consistente del governo non vuole allargare le abitazioni della base di Vicenza. E si è aperto anche un altro fronte: «ritiriamoci dall'Afghanistan!», gridano i partiti comunisti che sono al governo. Insomma, l'Italia che aveva riconquistato stima e prestigio, sta purtroppo tornando ad essere l'Italia di prima, con una politica estera ambigua ed irrisoluta.
Noi sulla missione in Afghanistan voteremo in coerenza con le nostre scelte di governo che non cambiano in funzione del teatrino della politica, ma non possiamo fare a meno di segnalare agli italiani quel che essi già vedono con i loro occhi: l'attuale governo non è un governo affidabile sul piano internazionale perché è ispirato, anzi, diciamolo chiaro, è ricattato dalla sinistra massimalista e radicale.
Può sembrare scontato che l'opposizione, e primo tra tutti il suo leader, esprimano un giudizio negativo sul governo della sinistra. Ma il caso vuole che questo governo stia riuscendo in un capolavoro assoluto: ha perso, lo dicono tutti i sondaggi, la fiducia del 77% degli italiani in soli otto mesi di attività.
La sinistra sta pagando il grave errore di analisi compiuto la sera stessa del voto, la sera del 10 aprile. Brogli elettorali a parte, sui quali aspettiamo ancora la verità, era già evidente quella sera che il voto degli italiani non assegnava all'Unione un pieno mandato di governo.
Quel voto fotografava piuttosto un Paese diviso in due. In una situazione del genere chiunque avesse avuto a cuore il proprio Paese, avrebbe cercato un governo d'unità come io avevo immediatamente proposto.
In ogni caso avrebbe cercato comportamenti politici adeguati per evitare di governare contro almeno la metà del Paese, ed ora contro ben più della metà del Paese.
Ma la sinistra ha fatto tutto il contrario: voglia di potere, arroganza, prepotenza, odio politico e invidia sociale li hanno prima portati ad occupare tutte le cariche istituzionali e poi ad adottare una legge finanziaria punitiva nei confronti di tutti i ceti produttivi del Paese.
Noi ancora oggi siamo disponibili a raccogliere l'invito al dialogo del Capo dello Stato come possibile soluzione all'evidente e grave momento di crisi che questo governo sta procurando all'Italia. Ma neanche il Presidente Napolitano può obbligare la maggioranza ad accettare un dialogo che essa vede come il fumo negli occhi semplicemente perché, accettandolo contro i diktat della sinistra radicale, farebbe venir meno la stessa coalizione di governo. Ed è questo l'ennesimo grave ricatto che i comunisti al governo lanciano all'intero Paese. Un ricatto che si traduce e significa paralisi.
Noi siamo dunque pronti, da persone costruttive che amano il proprio Paese, a dare il nostro contributo. Ma ho il convincimento che i protagonisti della sinistra non abbiano nessun interesse a migliorare l'Italia. La loro principale preoccupazione è e resta il mantenimento del potere.
Per parte nostra quindi noi continueremo a lavorare per rendere ancora più forti e condivisi la nostra identità e i nostri valori.
I valori che sono il fondamento del nostro impegno civile e politico, i valori che sono i valori fondanti di tutte le grandi democrazie occidentali. Li ho enunciati 13 anni fa, al tempo della mia discesa in campo, non sono cambiati, sono sempre gli stessi.
Noi crediamo nella libertà, in tutte le sue forme, molteplici e vitali. (...) Noi crediamo nella libertà di impresa; nella libertà di mercato, regolata da norme certe, chiare e uguali per tutti. Ma la libertà non è graziosamente «concessa» dallo Stato, perché è ad esso anteriore, viene prima dello Stato. È un diritto naturale, che ci appartiene in quanto esseri umani e che semmai, essa sì, fonda lo Stato. E lo Stato deve riconoscerla e difenderla - in tutte le sue forme - proprio per essere uno Stato legittimo, libero e democratico e non un tiranno arbitrario. Noi crediamo che lo Stato debba essere al servizio dei cittadini, e non i cittadini al servizio dello Stato. (...) Noi crediamo nei valori della nostra tradizione cristiana, nei valori irrinunciabili della vita; della solidarietà; della giustizia; della tolleranza, verso tutti, a cominciare dagli avversari. E crediamo soprattutto nel rispetto e nell'amore verso chi è più debole, primi fra tutti i malati, i bambini, gli anziani e gli emarginati. Desideriamo vivere in un Paese moderno dove siano valori sentiti e condivisi la generosità, l'altruismo, la dedizione, la passione per il proprio lavoro.
Si tratta dei valori che fanno di noi una comunità di persone libere e solidali. La verità, lo ripeto anche oggi, è che tutti coloro che erano in piazza il 2 dicembre si sono sentiti e si sentono già idealmente parte di un grande, grande partito della libertà.
(...) Proviamo dunque a costruirlo, questo Partito della Libertà, che dovrà essere il riferimento italiano della grande famiglia della democrazia e della libertà che è il primo partito del Parlamento europeo, il partito del popolo europeo. Proviamo a costruirlo noi di Forza Italia, con i nostri alleati, e con gli ormai innumerevoli Circoli della Libertà.
Dobbiamo, come nel '94, far emergere dalla gente, dal mondo del lavoro, dall'artigianato, dal commercio, dall'industria, dalle professioni, dalle scuole e dalle Università nuovi protagonisti, entusiasti ed appassionati, nuove energie necessarie per rinnovare e far crescere l'Italia.
Noi continueremo, come abbiamo fatto sino ad ora, ad essere il baluardo della democrazia e della libertà.
Noi continueremo ad impegnarci per realizzare il nostro sogno: quello di cambiare l'Italia nella sicurezza, nella giustizia, nel benessere, nella libertà.
Viva l'Italia, viva Forza Italia, forza di libertà.
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