Un grande, affettuoso, cordialissimo abbraccio a tutti voi e a tutti gli italiani che amano la libertà. Siete moltissimi voi e sono moltissimi quelli che ci stanno seguendo col cuore attraverso la radio e la televisione.
Sono qui tra di voi perché dovevo e volevo esserci. Quando ho inciampato nella fatica, una cosa che può capitare a chi lavora troppo, siete stati tutti con me, vi ho sentiti tutti fisicamente vicini, fiduciosi, ottimisti come piace a me, pieni di voglia di vivere e di tenere duro.
Grazie, grazie dal profondo del cuore a tutti voi. E grazie per essere venuti così in tanti da tutte le regioni d’Italia, da tutte le città d’Italia a portare qui, a questo corteo di libertà, a questa festa di libertà, oltre alla vostra protesta, la vostra fiducia, il vostro entusiasmo, la vostra speranza.
Noi siamo oggi qui, in questa Roma, in questa piazza traboccante di entusiasmo che ha gli occhi del Paese puntati addosso, per motivi chiari: vogliamo mandare a casa un governo che distrugge la fiducia degli italiani nello Stato, che aumenta a dismisura il prelievo dalle nostre tasche, che spreca le nostre risorse e riduce la libertà di ciascuno di noi.
Siamo qui perché non ci piacciono le vecchie ideologie punitive del secolo scorso, le concezioni dell’uomo che hanno prodotto lo Stato di polizia e il sistema totalitario, le guerre ingiuste e lo spirito di fazione, la delazione fiscale e il sequestro della ricchezza di chi lavora e di chi risparmia.
Siamo qui perché vogliamo opporci a una cultura che diffida degli individui liberi, che non vuole una società prospera e autonoma, capace di camminare sulle proprie gambe.
Siamo qui perché non ci piace una mentalità che svaluta la famiglia fondata sul matrimonio e sull’amore tra un uomo e una donna, sull’educazione dei figli alla libertà e alla responsabilità.
Siamo qui perché ci piace tutto quello che è nuovo, ma non accettiamo il disprezzo del passato, il disprezzo delle nostre radici, il disprezzo della nostra cultura.
La nostra idea della politica è pienamente laica, ma ha qualcosa di sacro. «Chi crede non è mai solo», ha detto il Santo Padre nel suo viaggio in Germania. E ha ragione: guardatevi intorno, guardate quanti siamo. Siamo molti, siamo moltissimi a credere negli stessi ideali.
Siamo un popolo operoso di donne e di uomini che sanno essere tenaci e pazienti, umili e fieri, che sperano, che credono nel futuro e che vogliono difendere la libertà.
La Casa delle libertà, la nostra casa, è aperta e libera, ognuno ci sta con la propria dignità e con le proprie idee, e per questo motivo Roma e questa piazza sono così affollate e gioiose in uno straordinario pomeriggio italiano che ha bandito persino la malinconia del tramonto e che si farà ricordare negli anni a venire.
Siamo un’onda che si gonfia in modo formidabile, una forza positiva, un’energia costruttiva al servizio del Paese che amiamo.
Siamo qui perché vogliamo impedire alle sinistre di impoverire l’Italia, moralmente e materialmente. Sentiamo intorno a noi il calore di questa nostra comunione politica che ormai da molti anni, e per molti anni in futuro, si è fatta e si farà garante della libertà di tutti.
La nostra opposizione è, e sarà, severa e intelligente. Vogliamo far pesare di più il voto espresso dagli italiani, vogliamo far contare di più l’opinione della maggioranza dei cittadini di questo Paese, nei confronti di questa assurda sinistra di lotta e di governo.
Le questioni personali contano poco.
«Tutti insieme» siamo una leadership forte e autorevole, siamo gente che ha affrontato con dignità e onore le conseguenze dell’11 settembre, nel rispetto delle alleanze e dei doveri morali di un grande Paese europeo e occidentale.
Tutti insieme abbiamo ingaggiato la battaglia contro il terrorismo, tutti insieme abbiamo cercato le vie della pace in mezzo ai venti di guerra, tutti insieme abbiamo affrontato i rischi del fare e dell’esserci nel Paese e nel mondo.
Abbiamo mantenuto le promesse con sincerità e con equilibrio, dando vita al più lungo governo del dopoguerra e al primo vero governo liberale che abbia avuto questo Paese.
Noi siamo l’Italia umile e tenace, operosa e positiva, che è la maggioranza del Paese, che non accetta l’oppressione fiscale, l’oppressione burocratica, l’oppressione giudiziaria che le viene imposta da un governo di minoranza, un governo dominato da una sinistra estrema e fondamentalista, che affonda le sue radici nella perversa ideologia del comunismo.
Siamo il popolo del centrodestra, un popolo che condivide gli stessi valori, la stessa visione del futuro. Ci accomuna la stessa visione della libertà, della democrazia, della patria, della persona, della famiglia, del lavoro, dell’impresa.
Questa è la nostra grande forza.
Siamo un popolo unito, non un insieme confuso e disordinato di gruppi sociali, di interessi, di ideologie, come sono oggi le sinistre, tenute insieme solo dal potere, dall’invidia e dall’odio sociale.
Quando parliamo del nostro futuro dobbiamo sempre ricordarci che prima vengono gli elettori, prima viene il nostro popolo, prima vengono le nostre donne e i nostri uomini, e solo dopo vengono i partiti, i loro dirigenti e i loro leader. Nella nostra visione del mondo di liberali e di cristiani, i partiti nascono sulla base dei valori condivisi dai cittadini. I partiti esistono perché esistono i valori, perché esiste un’idea comune della persona, della società e dello Stato. In una democrazia è il popolo che sceglie i leader, non sono i leader che scelgono il popolo!
Tutto questo lo sappiamo bene e dobbiamo sempre ricordarlo.
Ma oggi siamo qui soprattutto per protestare contro questo governo che vuole saccheggiare i nostri redditi e i nostri risparmi impoverendo il Paese e impedendo la crescita dell’economia.
Oggi, in questa piazza, potremmo ripetere quello che dissero, alla fine del Settecento, a Boston, i protagonisti della rivoluzione americana: «No taxation without representation» «Niente tasse senza rappresentanza». Allora le tredici colonie si sollevarono contro le tasse decise a Londra, e imposte loro da un governo che non li rappresentava. Oggi, in Italia, siamo nella stessa situazione: c’è un governo che tassa gli italiani senza più rappresentarli. Noi siamo qui a rappresentare lo sdegno degli italiani.
Questo è un «governo contro»: contro l’economia, contro il lavoro, contro il risparmio, contro la proprietà, contro l’impresa, contro le professioni, contro gli artigiani, contro il commercio, contro la scuola, contro l’università, contro la ricerca, contro la famiglia.
È un governo «contro» i cittadini.
Un governo che divide: divide gli italiani, divide l’Italia, instilla nelle vene del nostro Paese l’odio e l’invidia sociale, invece di promuovere la concordia e la solidarietà tra le classi sociali e le diverse generazioni.
Siamo qui «dunque» per protestare contro una Finanziaria che si riduce a una sola voce: più tasse per tutti.
Più tasse sugli stipendi, più tasse sui Bot e sui Cct, più tasse sulla salute, più tasse sulla casa, più tasse sulle imprese. Hanno rimesso la tassa di successione. Hanno imposto una tassa odiosa perfino su chi si presenta al Pronto soccorso! In pochi mesi hanno gravato gli italiani di 67 nuove o maggiori tasse.
Hanno gridato: «Anche i ricchi piangano». Li abbiamo visti manifestare in piazza, quelli che loro chiamano «ricchi».
Gli artigiani accanto ai piccoli e ai medi imprenditori. I ricercatori e i precari dell’Università accanto ai rettori. I professionisti. I commercianti. I pensionati di ogni categoria, anche quelli che hanno sfilato con le bandiere rosse della Cgil. Il popolo dei piccoli risparmiatori, dei Bot, della prima casa conquistata con una vita di sacrifici. I cittadini che vivono di uno stipendio appena dignitoso. Sono riusciti persino a spingere per la prima volta alla protesta le forze dell’ordine e le forze armate alle quali invece tutta l’Italia deve riconoscenza.
Sarebbero questi i ricchi che devono piangere?
Per questa sinistra e per questo governo «sì».
Per loro l’impresa è solo una macchina per sfruttare i lavoratori, per loro il profitto è una colpa, per loro il risparmio è un privilegio da colpire e da tassare, per loro l’elevazione sociale, la proprietà di una casa, ottenuta attraverso enormi sacrifici e una vita intera di lavoro, rappresentano un atto di superbia da punire.
Farò solo un esempio: in campagna elettorale la sinistra, a caccia di voti, indicava gli artigiani come la spina dorsale del Paese, oggi, la stessa sinistra, al potere, li considera soltanto come degli evasori.
Anche per questo noi oggi siamo qui. Siamo qui per dire no alla mostruosa macchina fiscale messa in opera dal governo per schedare tutti i cittadini, per controllarne i comportamenti, fino ad ogni minimo passaggio di denaro e addirittura con l’invito alla delazione fiscale. Per loro il popolo è sempre immaturo, è sempre immorale.
Il loro Stato è il contrario dello Stato che vogliamo noi, il contrario di uno Stato liberale «amico dei cittadini».
Ci dicono che bisogna aumentare le tasse per favorire lo sviluppo economico. È falso. Nella storia si sono visti molti Paesi impoverirsi a causa della tassazione eccessiva. Ma non si è mai visto un solo Paese diventare ricco, crescere economicamente attraverso l’aumento delle tasse.
Ci dicono che vogliono redistribuire la ricchezza, togliere ai ricchi per dare ai poveri. In realtà tolgono a tutti senza dare nulla a nessuno.
Ci dicono che hanno ereditato da noi una situazione drammatica dei conti pubblici. Anche questo è falso e lo sanno bene anche loro!
Noi abbiamo governato lasciando i conti dello Stato in ordine, in perfetto ordine. Ma soprattutto abbiamo governato con il fine di garantire e ampliare le libertà dei cittadini. Da Presidente del Consiglio, prima di approvare ogni provvedimento, mi sono sempre chiesto se quel provvedimento diminuisse la libertà dei cittadini, anche di uno solo. E se la risposta era sì, il provvedimento veniva cestinato.
Ma c’è qualcosa di più. Noi oggi siamo qui anche per riaffermare che la sinistra ha rifiutato fino ad oggi di ricontare le schede elettorali. Anzi, con assoluta impudenza ci ha addirittura lanciato l’incredibile accusa di aver tentato un colpo di Stato la notte degli spogli e dei brogli. Se ci sono stati brogli, sono solo quelli fatti da loro che li hanno - come è storicamente provato - addirittura e sempre insegnati ai propri militanti.
Oggi siamo qui anche per questo, per chiedere, per esigere che si ricontino tutte le schede elettorali, non solo le bianche e le nulle. Tutte.
Lo abbiamo chiesto sin dal giorno dopo le elezioni. Noi non abbiamo paura della verità. Ci hanno deriso, dileggiato, boicottato. Eppure lo abbiamo chiesto e lo chiediamo in difesa della democrazia, in nome della sovranità popolare, a tutela dei cittadini.
Oggi, dopo le loro ultime accuse, ignobili, false e grottesche, lo vogliamo, lo esigiamo, lo pretendiamo anche a tutela della nostra onorabilità.
Infine, siamo qui, oggi per affermare tutti insieme il nostro grande amore per la libertà.
Noi siamo il popolo della libertà, noi crediamo in un sogno, in una prospettiva che può essere garantita solo con la realizzazione del nostro programma liberale fondato sui nostri valori di libertà. Nostri, perché non appartengono a un solo partito, nostri perché tutti insieme ci crediamo, nostri perché noi tutti insieme abbiamo voglia di cambiare questo Paese, di riprendere il cammino delle riforme e della crescita. Noi sappiamo che «tutto» ci separa e ci distingue da questa sinistra, ma sappiamo anche che c’è tra tutti noi un vincolo ancora più forte che ci unisce:
noi crediamo negli stessi valori,
noi negli anni del governo abbiamo lavorato insieme alla realizzazione dello stesso programma,
noi, oggi, vogliamo lo stesso futuro di libertà e per questo lavoriamo insieme.
Noi qui, oggi, siamo già il partito unitario del centrodestra, siamo già il partito della libertà.
E stanno nascendo in Italia, dovunque, su impulso di tanti giovani, ma anche di chi è giovane nel cuore, quei circoli della libertà che hanno adottato come loro manifesto quello del Partito del Popolo Europeo, la grande famiglia della democrazia e della libertà in Europa.
Certo, qui oggi, innalziamo le nostre bandiere, i nostri simboli di partito, giustamente orgogliosi della nostra storia, delle nostre battaglie, della nostra identità.
Ma io sono convinto che il nostro cammino, il cammino del popolo della libertà, abbia un percorso segnato, perché siete voi, siamo noi l’anima di un unico, e solo, e grande partito della libertà.
Quel partito che stasera è sceso in questa piazza, felice e gioiosa, a rappresentare l’Italia operosa e onesta, l’Italia che lavora e che produce, l’Italia che vuole unire e non dividere, l’Italia che rispetta i diritti di tutti, il lavoro di tutti, il patrimonio di tutti, la libertà di tutti. L’Italia che vogliamo.
Noi proponiamo agli italiani una società fondata sulla libertà, sullo sviluppo economico, sulla solidarietà.
Proponiamo una società basata sui valori del cristianesimo, sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio, formata dall’unione di un uomo e di una donna, nella quale far nascere e far crescere i figli. Proponiamo un’Italia forte nel mondo, rispettata. Proponiamo una Patria nella quale tutti gli italiani si riconoscano e che tutti amino, perché è la casa comune di tutti, senza distinzioni.
La sinistra sta preparando invece per l’Italia un futuro di incertezza, di divisioni, di invidia sociale, di povertà. La sinistra attua delle politiche che distruggono la famiglia e che non rispettano i valori morali del popolo italiano, i valori della nostra tradizione. La sinistra vuole dividere i lavoratori e gli imprenditori, gli uomini e le donne, i padri e i figli, i giovani e gli anziani, gli italiani del nord e gli italiani del sud.
Noi vogliamo invece un’Italia di persone libere e responsabili, in grado di prendere in mano il loro futuro, di scegliere un buon lavoro, di far crescere i figli secondo i propri valori e le proprie idee.
Noi vogliamo una società nella quale tutti i giovani possano frequentare una buona scuola, indipendentemente dalle proprie condizioni sociali, e possano conseguire un diploma o una laurea di qualità.
Noi vogliamo una società nella quale i giovani abbiano un lavoro ben pagato, che permetta loro di essere subito indipendenti e di formarsi una famiglia.
Vogliamo una società nella quale nessuno rimanga indietro. Perché ogni persona ha un valore inestimabile, e perché il benessere di ogni cittadino concorre al benessere di tutti gli altri, al benessere di tutta la società.
Vogliamo uno Stato che sia al servizio dei cittadini, e non vogliamo che siano i cittadini al servizio dello Stato.
Vogliamo una economia forte e vitale, fondata su imprese moderne ed efficienti.
Per queste ragioni noi ci opponiamo oggi al governo delle sinistre, ci opponiamo alla peggiore Legge finanziaria della storia della Repubblica.
Per questa ragione noi intendiamo tornare al più presto al governo dell’Italia.
Per finire il lavoro che abbiamo fatto per cinque anni, e che abbiamo fatto bene.
Per realizzare pienamente quell’Italia che noi tutti abbiamo in mente e sogniamo:
l’Italia profonda, vera, giusta,
l’Italia della solidarietà, della tolleranza e dell’amore,
in una parola, la nostra Italia della libertà.
Grazie di cuore
un abbraccio affettuoso a tutti
W l’Italia
W la libertà
Berlusconi
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