"Non sono mai stati 'tutti Charlie'. Ora si scopre la verità"

Il vignettista protagonista di una mostra sulla cattiveria "Luz ha il diritto di non rimanere inchiodato alla tragedia"

"Non sono mai stati 'tutti Charlie'. Ora si scopre la verità"

Quei fogli di carta speciale, lavorata come nell'antichità, Vincenzo Gallo alias Vincino li ha ricevuti da tempo, ma ci sta ancora lavorando sopra. Intinge la penna in un calamaio di ironia e irriverenza, di denuncia e paradosso, per creare gli ultimi dei disegni che dal 12 maggio saranno esposti per un mese a Roma, nello spazio di via del Babuino dedicato al ciclo di appuntamenti «FABRIANOospita», a cura di Adelaide Corbetta. Una piccola mostra intitolata: Vincino cattivo! Disegni per ridere, indignarsi, sorridere, riflettere intorno a cattiverie piccole e grandi, ironiche, fastidiose, odiose, cose di tutti i giorni. Disegni che tutti potranno acquistare, anche per ricordare la frase di Ambrose Bierce nel suo Dizionario del diavolo : «Cattiveria: caratteristica tipica degli esseri umani».

Che cosa rappresentano? Politici, gente comune , schizzi che irridono il potere, racconti della nostra attualità? La cattiveria quotidiana?

« C'è un po' di tutto. L'ispirazione mi viene dai soggetti più vari, possono essere le facce delle persone che vedo in tram o i fatti della cronaca e della politica. Vengono fuori, così, ognuno con un suo perché. Alcuni sono onirici, altri estremamente reali. Quando ho avuto questi fogli di carta Fabriano tra le mani mi sono messo lì a buttar giù schizzi, ma non so spiegarli. I disegni si vedono, non si raccontano».

Mentre lei continua il suo lavoro, Luz, autore della prima copertina di Charlie Hebdo dopo la strage del 7 gennaio, annuncia che non disegnerà più Maometto . E c'è chi parla di resa ai jihadisti.

«C'è una specie di depistaggio attorno a questa vicenda. Charlie non è un giornale votato all'islamofobia, è un giornale satirico, che ha raccontato la Francia e la vita delle persone, interpretandone le paranoie e gli incubi. Ha criticato in modo dissacrante i potenti e il Papa, quelle vignette sugli islamici, che i terroristi hanno preso a pretesto per l'attentato, sono solo lo 0,01 per cento di tante. Ora Luz dice che dopo il massacro non vuole rimanere inchiodato a quella tragedia. Ha tutto il diritto di farlo, lui è un “sopravvissuto” di quel giorno terribile, in cui tutti abbiamo perso qualcosa, il valore della poesia della satira. Ma in quel giornale sono in 20 o 30 a disegnare e non è una resa. Semplicemente, non c'è da tenere il punto, perché la missione del giornale non è dare addosso ai musulmani. Se un gruppo di fanatici strumentalizza le mie vignette non posso scendere sul suo piano e rispondere sparandogli contro altre vignette in continuazione. E poi Luz è stato grande, citando Maometto ma non solo lui».

A che cosa si riferisce?

«Ha detto: “Maometto, non mi interessa più, mi sono stufato, come per Sarkozy, non passerò la vita a disegnarli”. Una frase che è una tagliata pazzesca, uno sgarbo a un grande personaggio, l'ex presidente francese. Cita Sarkozy, politico dalla morale labile, accostandolo a Maometto. E con questo dice che non si tratta di timore dell'Islam, di religioni, ma solo del fatto che non gli va più di insistere sugli stessi soggetti. Non so se gli scappa, istintivamente, o se lo fa volontariamente, ma anche con questa frase fa satira, lancia una frecciata al potere ».

Colpisce oggi che il motto di gennaio «Siamo tutti Charlie», adesso si sia capovolto nel suo contrario. E fiocchino le critiche.

«Era un'ipocrisia allora: non era vero che tutti si sentissero dalla loro parte dopo la strage e ora la verità viene fuori».

Ci sono state anche le critiche per il premio Pen a Charlie per «il coraggio alla libertà di espressione», le accuse di razzismo e istigazione all'odio, il boicottaggio di alcuni scrittori americani.

«Questi americani non capiscono niente. In genere disprezzo i premi, non mi sono mai piaciuti, ma quelli che fanno questa polemica sbagliano obiettivo. Quando Charlie ha ripubblicato le vignette danesi malgrado le minacce, lo faceva per non cedere all'intimidazione. Diceva: siamo figli non della rivoluzione francese, ma della rivoluzione dei Lumi. Ha fatto satira su tutti i valori dell'Occidente e noi disegnatori siamo molto in debito con questo giornale, come verso Le canard enchai né . Quando noi, sul Male , disegnavamo Papa Wojtyla con le suore o uscivamo con la copertina dei Gialli Mondadori dopo la morte improvvisa di Papa Luciani, imparavamo dalla satira francese».

Che messaggio vorrebbe mandare oggi a Luz, sotto accusa?

«Gli direi che l'amo follemente.

Che la copertina dopo l'attent ato, con Maometto che dice: “Tutto è perdonato”, è uno dei momenti più alti del nostro lavoro. Che lui e i fondatori del giornale, come Wolinski, sono maestri per noi. Sono sicuro che Charlie continuerà come prima e mi spiace solo che in Italia, dopo la chiusura del Male , non abbiamo più un giornale satirico».

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