Se quella contro Santoro è una battaglia persa, il mistero è perché la si combatta ogni settimana. Che cosa si vuole? Chiudere Annozero? Non pare, anzi, non lha chiesto nessuno: non gli ambienti governativi, non questo giornale, non quella parte di centrosinistra che pure è da tempo imbufalita con Santoro, non il terzismo umorale degli Aldo Grasso sul Corriere della Sera. E che cosa pretendevano, di converso, Santoro e i suoi aedi? Che la puntata sul terremoto non ne scatenasse un altro? Che ogni obiezione corrisponda per forza a censure e regimi? Il punto, semplice e banale, è che Michele Santoro è un provocatore: ogni settimana, da 21 anni, ci serve sempre lo stesso programma dove lavversario è ben stagliato, le grida palesemente indirizzate, gli agguati organizzati, lo Stato sempre in ritardo, le piazze sempre urlanti, le grida in alternanza agli applausi, il semplicismo al vittimismo, gli eroi ai corrotti, il rosso al nero, il Nord al Sud.
Lo schema non cambia mai: lasticella ogni volta viene alzata affinché ci siano le reazioni che lo stesso Santoro probabilmente desidera, e senza le quali si sentirebbe un giornalista come tutti gli altri. Uno schema ricattatorio, tutto sommato: perché è come se ogni volta ci guardasse e virtualmente ci dicesse, ogni giovedì: adesso mandami a casa, se ci riesci, chiudimi il programma. Come se non potesse esserci alternativa tra chiudere Annozero e tenerselo così, unico e perfetto format che si autogiudica, vessillo di una libertà dinformazione che non conosce critiche ma solamente attentati. Lassurdità è proprio questa: il tutto o niente, la pretesa di uscirne infallibile o direttamente martire.
Di multe e sanzioni, anni addietro, Santoro ne ha già prese diverse: sappia che a prevederle è il nostro sistema democratico, non soltanto il Regime. Il gioco è così scoperto, ormai, che la faziosità di Santoro sta diventando una caricatura. Giorgio Merlo, membro della Vigilanza Rai in quota Pd, non aveva tutti i torti nel chiedersi se «Annozero abbia una deroga particolare dalla Rai, un contratto particolare rispetto ai criteri che ispirano il servizio pubblico». Il Partito democratico si è svegliato da quando ha compreso che lavversario medio di Santoro non è più soltanto il centrodestra, ma anche il centrosinistra ritenuto troppo moderato.
Ora: che Santoro abbia delle opinioni forti va anche bene, non è lunico; e passi che i suoi servizi e i suoi reportage siano talvolta smaccatamente a tesi: ci abbiamo fatto il callo. Ultimamente, però, accade pure che la maggioranza dei suoi ospiti di parte sono sempre più maggioranza e sempre più di parte: senza contare il sermonista che se la canta e suona da solo. E non bastava invitare sempre più spesso Antonio Di Pietro, un segretario di partito; non bastava appunto avere ospite fisso Marco Travaglio, che è notoriamente e strategicamente schierato ancora con Di Pietro, un segretario di partito; non bastava neppure trasmettere quanti più filmati possibili di Beppe Grillo, socio daffari di Marco Travaglio e alleato alle elezioni amministrative di Antonio Di Pietro, un segretario di partito: mancava solo, giustamente, il candidato alle Europee di Antonio Di Pietro, un segretario di partito: il parolaio spento Luigi De Magistris. Tutto questo permetterà di chiedersi, se non disturba: quanti italiani possono trovare voce e rappresentanza in un programma del genere? Un programma, spiace ripetere, pagato dallo stramaledetto servizio pubblico? È un caso che lunico che abbia plaudito alla puntata di Annozero in sostanza sia stato Antonio Di Pietro, un segretario di partito?
Il bello poi è che Santoro, di fronte a tutto questo, è capace di caderti dal pero e far la parte di chi non comprende. Cè Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, che ha fatto una sparata che sembrava appunto solo una sparata: «Annozero», ha detto, «è collegata a un gruppo politico-giudiziario che ha come terminale giornalistico Marco Travaglio e ha come punto di riferimento politico Antonio Di Pietro. In mezzo cè una operosa componente giudiziaria che ha punti di riferimento in alcune procure, da quella di Palermo a quella di Potenza. Lobiettivo di questo network è quello di destabilizzare il quadro politico.
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