Notte di fuoco su Tripoli e Sirte La coalizione litiga sul comando

La Lega araba esprime "preoccupazione e inquietudine" per l'atteggiamento della Francia nei raid. Durissimo intervento di Putin: "La risoluzione Onu sembra una crociata medievale. Dal 2013 raddoppiamo la produzione dei missili di difesa". Caos nella coalizione. Lite Frattini-Francia. Il Cavaliere: "I nostri caccia non sparano". Gates: "Parteciperemo ancora per poco". Roma, Washington e Londra vogliono un comando Nato, ma Parigi resiste. CRONACA IN DIRETTA - FOTO - VIDEO. ALLARME TERRORISMO: l'Italia ora blinda città, basi e moschee. Al Cairo i sostenitori del raìs aggrediscono Ban Ki-moon

Notte di fuoco su Tripoli e Sirte 
La coalizione litiga sul comando

Gli attacchi contro il regime di Gheddafi sono andati avanti per tutta la notte. I bersagli: Tripoli, Sabah e Sirte. Ancora una volta il Colonnello ha schierato gli "scudi umani", continuando a martellare Misurata, che secondo le fonti governative libiche sarebbe tornata sotto il controllo dei lealisti. Intanto, però, esplode - durissima - la polemica sul comando delle operazioni: l'Italia, come Gran Bretagna e Belgio, chiede che il comando passi alla Nato. E si dice pronta, in caso contrario, a riprendere il controllo delle proprie basi. La Francia risponde picche. Gli Stati Uniti si sfilano...

L'Europa va in ordine sparso Le critiche alla Francia si sprecano e per "salvare" l'intervento in Libia si pensa sempre con maggiore insistenza all'ombrello della Nato.  "La Nato è pronta a sostenere l’intervento in Libia in pochi giorni" dice a Bruxelles il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé. Parigi lo sa e invoca la regia di Rasmussen, in un primo momento. Salvo poi correggere e dire che l'Alleanza Atlantica "non ha alcun ruolo". Anche Frattini parla al vertice di Bruxelles. In Libia non ci deve essere una "guerra" e l’Italia intende verificare "la coerenza" dell’azione della coalizione internazionale con il pieno rispetto della risoluzione 1973 dell’Onu. È con questi paletti che il ministro degli Esteri ha chiesto che la struttura di comando delle operazioni militari in Libia passi presto dalla coalizione dei volenterosi sotto l’ombrello della Nato.

Il comando italiano nelle basi italiane "La Nato ha l’esperienza e la capacità per guidare un’azione meglio coordinata dice Frattini. Se la Nato non assumerà a breve il coordinamento delle operazioni militari in Libia, "se ci fosse una moltiplicazione dei comandi, dovremo studiare un modo perché l’Italia assuma la responsabilità del controllo delle proprie basi" spiega il titola della Farnesina al termine del Consiglio Affari esteri. 

Berlusconi ribadisce il concetto "Per noi è essenziale la chiara definizione della missione limitata alla no fly zone, all’embargo, alla protezione di civili" ha detto Silvio Berlusconi intervenendo a Torino. Il premier ha auspicato che "il comando operativo passi alla Nato e comunque ci deve essere un coordinamento diverso da quello che c’è oggi. I nostri aerei non hanno sparato e non spareranno" ha aggiunto.

La replica di Parigi "La Francia applica pienamente e unicamente la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, che corrisponde anche alla visione della diplomazia italiana" ha detto il generale francese Philippe Ponthies, portavoce del ministero francese della Difesa. "Per il momento la Nato non ha alcun ruolo in questa vicenda". Alle autorità italiane, che chiedono che il comando delle operazioni sia affidato all’Alleanza Atlantica "non ho nulla da rispondere" ha aggiunto Ponthies. Quanto a un eventuale comando integrato "la priorità non è la sua localizzazione ma il miglior coordinamento possibile".

Gli Usa si sfilano Gli Stati Uniti ridurranno presto la loro partecipazione alle operazioni in Libia. Lo ha detto il segretario alla Difesa americano Robert Gates a Mosca dove è in visita. Nella seconda fase militare contro la Libia, quella di transizione, gli Stati Uniti, "saranno uno dei partner tra i tanti della coalizione" ha detto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama oggi a Santiago del Cile. Anche Washington e Londra, come Roma, chiedono che Parigi ceda il comando.

E la Norvegia blocca tutto I sei caccia norvegesi che partecipano all’intervento militare in Libia sospenderanno le loro missioni fino a che non ci sia un chiarimento sul comando effettivo della forza multinazionale. Lo ha reso noto il ministro della Difesa norvegese.  I sei F16 norvegesi dispiegati nel Mediterraneo "non hanno ricevuto l’ordine di partecipare" alle operazioni della coalizione, ha dichiarato il ministro della Difesa norvegese. "La loro partecipazione alle operazioni dovrà aspettare nuovi ordini e suppongo che un nuovo sistema di comando sarà messo in piedi. Questo richiederà un pò di giorni" ha detto il ministro. In conseguenza con quanto annunciato dal primo ministro Jens Stoltenberg due giorni fa, la Norvegia ha inviato oggi a Creta sei caccia.

L'Alleanza Atlantica La questione sta impegnando gli ambasciatori della Nato che da due settimane si riuniscono tutti i giorni per preparare i tre piani di un eventuale intervento. Dopo avere chiuso il piano 1 e 2, sugli aiuti umanitari e l’embargo delle armi, oggi pomeriggio il segretario generale Anders Fogh Rasmussen spera di potere finalizzare anche il piano 3, sulla no fly zone, bloccato ieri dalla Turchia.

Pugno duro di Putin Il premier russo spiega che gli sviluppi in Libia confermano la correttezza della politica adottata dalla Russia per rafforzare le sue capacità di difesa. Secondo Putin la risoluzione 1973 dell’Onu ricorda "gli appelli medioevali alle Crociate. E' senz’altro incompleta e riduttiva. Essa permette un intervento in un paese sovrano. E questo ricorda un appello medioevale alle crociate. Preoccupa la leggerezza con la quale è stata presa la decisione di usare la forza". "Gli avvenimenti in Libia sono la prova che la Russia fa bene a rafforzare la propria capacità difensiva" prosegue Putin. Poi la stoccata alla politica estere americana "interventista": "Nella politica degli Usa questo sta assumendo una tendenza stabile" sottolinea ricordando i bombardamenti della Jugoslavia sotto la presidenza di Bill Clinton e le invasioni in Iraq e Afghanistan sotto George Bush. "Ora tocca alla Libi" fa notare con "sdegno" per il fatto che "tutto questo si fa col pretesto di proteggere la popolazione civile. In base a nessun parametro il regime libico può essere annoverato fra i paesi democratici - ammette -. Ma questo non significa che qualcuno possa intervenire dall’esterno in un conflitto politico, sia pur armato, difendendo una delle parti. La Libia è un paese difficile ed è fondato sui rapporti fra le tribù e questo richiede una soluzione particolare".

Raddoppiare i missili Poi la promessa per il futuro. "A partire dal 2013 sarà raddoppiata la produzione dei missili strategici e di quelli tattico-operativi" annuncia il premier. In dotazione dell’esercito russo saranno posti nuovi armamenti missilistici quale i Bulava, Iskandar-M e Iars, precisa Putin parlando a Votkinsk, a una riunione dedicata alla realizzazione del programma sugli armamenti russo valido dal 2011 al 2020. In questo quadro, Putin spiega che si prevede di ammodernare completamente il sistema di difesa anti-aerea dotandone tutti i reggimenti di nuovi sistemi S-400, Triumph e Pantsir-S. Per la prima volta nella storia sono stati stanziati grandi mezzi per la modernizzazione della Marina.

Medvedev frena e si propone Il presidente russo Dmitri Medvedev ha criticato l’uso della parole "crociate" da parte del suo premier nel commentare la risoluzione dell’Onu sulla Libia. "È inaccettabile" ha dichiarato Medvedev parlando ai giornalisti e aggiungendo: "In nessun caso si possono usare espressioni che in sostanza portano a conflitti tra civiltà". Poi il Cremlino prova a ritagliare uno spazio per Mosca: "Noi naturalmente non parteciperemo alla chiusura dello spazio aereo, non invieremo un contingente se ci sarà un’operazione di terra" ha premesso Medvedev. Ma, ha aggiunto, "possiamo compiere sforzi da mediatore per ricomporre il conflitto. Le possibilità ce l’abbiamo".

La Lega araba La Lega araba conferma la propria preoccupazione per "le modalità su come il rispetto della no fly zone" è stata finora attuata, "in particolare da parte delle forze francesi" riferiscono fonti diplomatiche a Bruxelles, precisando di avere avuto contatti con rappresentanti della Lega araba al Cairo. I contatti avuti con i rappresentanti permanenti della Lega araba al Cairo, che domani terranno un loro vertice, "ha confermato le preoccupazioni già manifestate per le modalità su come la no fly zone è stata attuata".

L’inquietudine, si precisa, riguarda soprattutto i bombardamenti francesi che secondo la Lega araba "hanno ecceduto sia per il coinvolgimento di alcune vittime civili, che per quanto riguarda alcuni obiettivi". Il riferimento è alla caserma Bab el Azizia, dove si trova il bunker di Gheddafi, bombardata ieri.

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