Torna alla ribalta la vicenda di Li Wei, la «Madame Butterfly dello Yunnan» che partendo dal nulla diventò miliardaria seminando dietro di sè una scia di ex amanti dell'elite dell'amministrazione cinese, tutti condannati a pene severissime per corruzione.
Il giornale cinese «Caijing» ha dedicato a Li Wei la storia di copertina e un articolo di 14 pagine con nuove rivelazioni sul caso di sesso e tangenti esploso nel 2006, e subito in diverse città cinesi si è scatenata la caccia alle copie della rivista, mentre i vari dipartimenti della censura hanno tentato, spesso riuscendoci, di bloccarne la diffusione su internet e nelle edicole. Nella provincia dello Hubei il dipartimento della propaganda ha diffidato diversi quotidiani dal riprendere la storia, e mentre alcuni edicolanti vendono il nuovo numero di «Caijing» sottobanco ad altri è stato consigliato di nasconderlo, e la versione online della storia di Li Wei è scomparsa dal web martedì scorso. Ma a Pechino i gestori di diverse edicole raccontano che la rivista va a ruba, mentre in altre è ormai introvabile.
Che cosa aggiunge di nuovo l'articolo ad una storia della quale in Cina, a suo tempo, si è parlato per mesi? Tra la lunga lista degli ex amanti che Li Wei ha utilizzato per fare carriera compaiono dei nomi nuovi, che finora non erano stati collegati alla Madame Butterfly pur essendo stati successivamente coinvolti in altri casi di corruzione. È il caso di Li Jiating, ex governatore della provincia dello Yunnan, e di Zheng Shaodong, ex assistente del ministro della Pubblica sicurezza, che le procurò i documenti necessari ad ottenere la residenza in Cina. Già, perchè se la scalata al potere di Li Wei inizia nello Yunnan, la sua storia comincia ancora più lontano: nel 1970 Li era una rifugiata di sette anni in fuga dal Vietnam in fiamme insieme ai genitori.
Ancora giovanissima, «la sposa vietnamita delle leggende che ha rapito gli alti ufficiali» - come la definisce il famoso blogger Song Shinan - inizia a contrabbandare sigarette, e successivamente si unisce in matrimonio a un alto funzionario dell'amministrazione statale cinese del tabacco. Fu proprio il marito a presentarla al governatore, del quale divenne amante e socia: sviluppando una rete di conoscenze con numerosi uomini d'affari di Hong Kong, Li divenne l'intermediaria per un giro di mazzette tra l'ex colonia inglese e lo Yunnan, che diversi anni più tardi costerà al governatore una condanna a morte, poi sospesa e tramutata nel carcere a vita. Mentre arrivavano i primi soldi facili, Li Wei cementava altre amicizie importanti tra Hong Kong, Macao e la provincia dello Shandong.
Il successivo protettore-amante per estendere il suo giro d'affari divenne l'ex presidente del colosso petrolchimico Sinopec Chen Tonghai: grazie a Chen, la «femme fatale» venuta dal Vietnam riesce a creare numerose società fantasma all'estero e guadagnare il controllo di quasi 200 stazioni di benzina a Pechino. Altra città, altri affari, altro amante: a Qingdao, Li esordisce nel settore immobiliare grazie al sostegno di Du Shichen, segretario del Partito cittadino che le consente di mettere le mani su un gruppo di ville dal valore storico e, soprattutto, sui progetti del Qingdao Olympic Sailing Center. E dopo l'industria del tabacco e il mattone, ecco la finanza: grazie ad una relazione con il vice presidente della Consob cinese, Li mette a segno una serie di fortunatissime operazioni in borsa.
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