Nuovo sciopero della fame per Pannella

Nella «Giornata internazionale della nonviolenza» proclamata dall' ONU per il due ottobre, Pannella annuncia l'inizio del satyagraha. Due i temi al centro della battaglia radicale: la giustizia e le carceri italiane, dove si si rischia una nuova Shoah

Un digiuno per attirare l'attenzione sul dramma delle carceri e il disastro della giustizia in Italia. Marco Pannella non demorde e sceglie ancora una volta questa forma di lotta non violenta per riaffermare i principi che lo guidano da più di mezzo secolo.
Nella «Giornata internazionale della non violenza» proclamata dall' ONU per il due ottobre, Pannella annuncia l'inizio del satyagraha, pacifico atto di volontà e di forza. Pannella punta il dito contro «le istituzioni e la partitocrazia del regime, ex-repubblicano ed ex-democratico, italiano che ci opprimono» che non a caso, dice il leader radicale, ignorano questa giornata ed il suo significato.
Due i temi al centro della battaglia radicale: la giustizia e le carceri italiane. La situazione dei detenuti nel nostro paese, denuncia Pannella rappresenta «la diretta riproposizione sociale, morale, istituzionale della Shoah».
E Pannella, intervistato da Sky ricorda «gli 11 milioni di processi pendenti, che coinvolgono un terzo della popolazione e quella amnistia di fatto e di classe che ogni anno ne vede prescritti almeno 200 mila ma solo per coloro che possono pagare bravi avvocati». Mentre tutti gli altri «povera gente ma anche appartenenti al ceto medio, entrano in un tunnel, senza sapere dopo quanti anni potranno uscirne. Il dramma del carcere riguarda ormai 70/80 mila famiglie», conclude il leader radicale.


Pannella poi chiede una Commissione italiana di inchiesta per svelare la verità sulla guerra in Iraq che, dice «nel 2003 fu intrapresa da Bush e Blair perchè in Iraq non scoppiassero la libertà e la pace con l'esilio aramai accettato di Saddam».
Infine Pannella si dice certo che «questo Satyagraha, questo sciopero della fame si rivelerà il più duro, il più lungo, fra quanti ne ho praticati, se saprò sostenerlo innanzitutto moralmente».

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