Ocse: "Disoccupazione ai massimi Stipendi italiani più bassi d'Europa"

A marzo 2010 la disoccupazione nell'area Ocse sale all'8,7%, il 50% in più rispetto a due anni fa. Italia in controtendenza: 7,8%, in rialzo ma sotto la media

Ocse: "Disoccupazione ai massimi 
Stipendi italiani più bassi d'Europa"

Roma - In un periodo di crisi economica a segnalare la "sofferenza" di un Paese sono diversi indicatori: il pil, l'indebitamento e l'inflazione in primis. Di sicuro è molto importante anche il dato sul lavoro. Gli ultimi dati registrati dall'Ocse segnalano che la disoccupazione tra i paesi avanzati sale ai massimi dal dopoguerra mentre l’economia globale sta emergendo dalla peggiore crisi economica e finanziaria degli ultimi 50 anni.

Disoccupazione all'8,7% nell'area Ocse A marzo del 2010 il tasso di disoccupazione nell'area Ocse sale del 50% rispetto a due anni fa all’8,7%, il numero dei disoccupati cresce di 17 milioni di unità e l’occupazione scende del 2,1%. Secondo l’Ocse, il dato sulla disoccupazione rappresenta un picco anche se "la ripresa difficilmente avrà vigore a sufficienza per riassorbire rapidamente gli attuali alti livelli di disoccupazione e di sottoccupazione". L’Ocse prevede che per la fine del 2011 la disoccupazione resterà sopra l’8% e inoltre fa sapere che una misura più ampia della disoccupazione, che include le persone inattive che vogliono lavorare e i lavoratori part time non volontari, si attesta intorno al 16%, è cioè il doppio della disoccupazione reale.

Ricette anticrisi Per fronteggiare questa emergenza l’Ocse indica una serie di misure, premettendo che occorre anche tener conto di una seconda sfida che è quella di contenere il deficit. Secondo l’Ocse, le misure per rafforzare l’occupazione devono "puntare alla creazione di nuovi posti di lavoro", piuttosto che preservare quelli già esistenti. Inoltre i sussidi di disoccupazione "vanno mantenuti", anche se "è essenziale finalizzarli alla ricerca di lavori effettivi". I servizi per il reimpiego devono quindi puntare a "promuovere una veloce reintegrazione di chi cerca lavoro in lavori produttivi".

Italia in controtendenza: 7,8% La disoccupazione in Italia si attesta al 7,8% nel 2009, in rialzo rispetto al 6,7% del 2008 ma sotto la media dei paesi Ocse, che è all’8,3%: per l’Ocse, si tratta di un tasso che seppur elevato, è come in Germania, Finlandia e Giappone, "inaspettatamente basso" a differenza di Spagna e Irlanda.

Un giovane su due è precario Un giovane su quattro in italia non ha lavoro e tra quelli che lo hanno uno su due è precario. E' questa la "fotografa" della situazione giovanile (15-24 anni) sul mercato del lavoro nella penisola. Nel dettaglio, in base alle statistiche ocse i disoccupati tra i giovani sono il 25,4%, con un aumento di 5 punti rispetto al 2007 e contro il 16,4% della media ocse. Il 44,4% dei giovani con lavoro dipendente, inoltre, ha un contratto a tempo determinato, con un incremento di 2 punti rispetto ai livelli ante-crisi. Francia, germania e perfino la svezia hanno percentuali per la verità ancora più elevate (51,2%, 57,2% e 53,4%), ma la media ocse è del 24,5%. Nella penisola sono poi precari il 10,7% dei lavoratori tra i 25 e i 54 anni e il 14,6% delle donne. Resta peraltro molto basso in italia il tasso di occupazione delle donne (46,4% contro la media ocse del 56,5%, dal 47,2% del 2008) e tra gli over-55 (37%, ma in aumento del 35,5%). Il rapporto conferma che il part-time resta nella penisola una prerogativa femminile: interessa il 30,5% delle occupate contro il 5,9% degli uomini.

Salari a rilento ma si lavora più che in Giappone Crescita dei salari a rilento in Italia, e perfino in lieve calo negli ultimi anni mentre le retribuzioni si attestano a livelli inferiori alle medie dell’Ocse. I dati sono contenuti in diverse tabelle pubblicate dall’ente parigino, relativamente al 2008: in Italia in termini assoluti il livello medio del salario a orario pieno viene indicato a 39.789 dollari l’anno, e a 30.794 dollari se ricalcolato a parità di potere di acquisto con gli altri paesi. Nella media Ocse in valori assoluti il salario annuale a tempo pieno è invece di 47.015 dollari, e 41.435 dollari a parità di potere di acquisto. In Germania rispettivamente 47.054 e 36.835 dollari, in Francia 49.631 e 36.347 dollari. Peraltro non è che in Italia si lavori poco secondo un’altra tabella Ocse. Anzi, più che in Giappone: nel 2009 in media le ore lavorate per occupato nella penisola sono state 1.773, contro 1.714 del Giappone e anche più alte che le 1.768 ore degli Stati Uniti. Va tuttavia rilevato che in quest’altra tabella il record assoluto sulle ore lavorate spetta curiosamente alla Grecia, un paese non certo rinomato per ritmi di lavoro serrati: eppure secondo l’Ocse vanta 2.119 ore l’anno per persona occupata, il valore più elevato forse perché manca il dato della Corea del Sud, dove nel 2008 si erano registrate 2.256 ore lavorate. Va precisato che la stessa Ocse avverte che questi dati sono poco adatti a paragoni diretti sui singoli anni, in quanto provenienti da fonti differenziate, in ogni caso rappresentano il numero totale di ore lavorate in un paese diviso per la media del numero totale di lavoratori.

Il ministro Sacconi: funzione positiva del nostro welfare Per il ministro Maurizio Sacconi, l’Outlook dell’Ocse dimostra come vengano apprezzati alcuni strumenti dello stato sociale, come la cig e i contratti di solidarietà. In una nota, il ministro infatti spiega che "il Rapporto Ocse riconosce la funzione positiva svolta da strumenti come la cassa integrazione e i contratti di solidarietà al fine di contenere l’incremento della disoccupazione e conservare, con la base occupazionale, la base produttiva del Paese". Peraltro, prosegue, "i più recenti dati sugli ammortizzatori sociali, resi noti dopo la redazione del Rapporto Ocse, indicano un rallentamento nell’impiego degli strumenti di protezione del reddito.

Questi dati si combinano con la stabilizzazione prodottasi nell’ultimo trimestre per i tassi di occupazione e diosoccupazione anche se con divari interni di genere, di generazione e di territorio. La presentazione entro luglio del Piano triennale per il lavoro indicherà gli ulteriori percorsi di ripresa dell’occupazione con particolare riguardo agli ambiti più deboli del mercato del lavoro".

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