Roma - Oltre metà della forza lavoro mondiale lavora senza un contratto regolare e alcuna forma di protezione, una quota destinata ad arrivare ai due terzi del totale entro il 2020 e che potrebbe salire ulteriormente a causa della crisi economica. È l’allarme lanciato dall’Ocse nel rapporto Is informal normal?. Le persone che lavorano in nero nel mondo sono 1,8 miliardi, un cifra record che potrebbe crescere ancora, contro gli 1,2 miliardi di lavoratori con un contratto regolare.
Il lavoro in nero Ad oggi sono oltre 700 milioni i lavoratori informali che vivono in condizione di estrema povertà con meno di 1,25 dollari al giorno e circa 1,2 mld con meno di due dollari al giorno. Nel rapporto Ocse si evidenzia come questo fenomeno potrebbe essere ancora più ampio "nel caso in cui la crisi economica provocherà perdite di posto di lavoro superiori alle aspettative e se i migranti, tornando nei loro paesi di origini occuperanno posti di lavoro nel settore informale". Anche durante questi periodi di espansione con dei tassi di crescita robusti in numerosi paesi in via di sviluppo, commenta Johannes Jutting, uno degli autori del rapporto, "il lavoro informale è aumentato in alcune aree".
I Paesi in via di sviluppo "Nonostante in India si sia registrato una crescita superiore al 5% l’anno, i suoi abitanti non hanno l’impressione che siano stati creati migliori posti di lavoro. In realtà, in India 9 occupati su 10, ossia circa 370 milioni di persone, non possono beneficiare di assistenza sociale". E ad essere colpite da questo fenomeno nei paesi in via di sviluppo sono soprattutto le donne. "Le donne, che costituiscono la maggioranza dei lavoratori con occupazioni di qualità mediocre saranno particolarmente colpite come lo saranno anche i giovani e le persone anziane. La maggioranza degli 1,4 mld di poveri nel mondo conta esclusivamente sul lavoro per la sua sopravvivenza. Inoltre bassi stipendi e assenza di protezione sociale indeboliscono le possibilità di raggiungere gli obiettivi di ridurre di metà la povertà entro il 2015". Nel mondo, invece, è pari a 1,2 miliardi il numero degli individui che beneficiano di contratti di lavoro e di assistenza sociale.
La crisi e i licenziamenti L’ondata di licenziamenti legata alla crisi ha spinto molte persone a ripiegare su lavori irregolari, poco pagati, senza assicurazione sociale e con alti livelli di rischio, specialmente nei paesi in via di sviluppo privi di ammortizzatori sociali.
Se l’andamento della popolazione e della crescita resterà stabile, in dieci anni a lavorare in nero saranno due terzi della forza lavoro complessiva, un numero che aumenterebbe ancora se nuovi posti di lavoro svaniranno per colpa della crisi e altri immigrati torneranno in patria per dedicarsi a un lavoro non regolare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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